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One Life, la recensione: un buon film sull’Olocausto reso memorabile da un gigantesco Anthony Hopkins

All’anteprima del film, cui siamo stati gentilmente invitati dalla distribuzione, abbiamo ricevuto in regalo il libro da cui è tratta questa trasposizione. Nella trama interna alla copertina, per descrivere l’impresa del protagonista, viene utilizzata la parola “resilienza”. Come in altre occasioni, è importante specificare quanto il suddetto termine sia fuorviante: la resilienza, infatti, indica un adeguamento rispetto alle avversità e non a caso è diventata il simbolo della società contemporanea, mentre la resistenza è un atto di dissenso che non conosce adattamento o concessione. Le gesta di Nicholas Winton rappresentano dunque una inequivocabile forma di resistenza, che solo nella drammatica condizione in cui oggi versa il linguaggio può essere mistificata come è accaduto nella copertina italiana e come sempre più frequentemente accade in ambito artistico e letterario.

James Hawes dimostra una notevole padronanza registica nel portare sullo schermo una storia importante che affonda le radici in un capitolo fondante della Storia. Nel film si alternano due periodi complementari: quello in cui il giovane Winton riesce a salvare quasi settecento bambini ebrei, e quello in cui anni dopo deve completare questa impresa raccontandola al mondo. La ricostruzione di un’Europa sconvolta dalla marcia espansionistica di Hitler trova una sua cifra di originalità e anche l’intimità sofferta del Winton anziano è positivamente in equilibrio tra il distacco emotivo e l’eccessiva spettacolarizzazione, eppure l’opera di Hawes non riesce ad elevarsi particolarmente sul piano autoriale; ciò che rende l’operazione memorabile è semmai l’interpretazione magistrale di Anthony Hopkins, che tramite piccolissimi gesti e sguardi restituisce tutte le turbolente emozioni che si celano nella grandezza umana del suo personaggio.

"One Life" è un film biografico che racconta con piglio deciso una pagina fondamentale della Storia. Non si distingue come film d'autore, ma può contare su una memorabile interpretazione di Anthony Hopkins che ne eleva la potenza empatica ed emozionale.

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