back to top

Rimozione del San Valentino e ri-emozione dell’amore con Michel Gondry

Allo stesso modo in cui risulta difficile trovare l’autenticità nella celebrazione di stampo capitalista del San Valentino, è sempre stato piuttosto complesso trasporre una storia d’amore che funzioni al cinema. E dunque, nel 2004 ci ha pensato Michel Gondry, autentico (p)artigiano della settima arte, l’angelo di sogni che sullo schermo diventano (ir)realtà.

Il processo (ri)creativo di Gondry non passa, come potrebbe sembrare, per la rimozione, bensì per la ri-emozione dei ricordi e delle idee, frammenti da recuperare e da ripercorrere smarrendo l’ordine, da ricreare per comporre qualcosa di fantastico, in tutti e per tutti i sensi. “Eternal sunshine of the spotless mind” – che ormai tutti sappiamo essere stato tradotto in Italia col dimenticabile “Se mi lasci ti cancello” – è un film potentissimo, che resta sospeso tra la malinconia dell’abbandono e l’altrove onirico, che suona afflitto e struggente ma vibra eternamente ed esplode di vitalità.

Quella di Gondry è un’opera irripetibile e irraggiungibile nel suo genere, vestita della musica devastante di Jon Brion che accompagna una sequenza iniziale e finale da brividi, sugellata dalle interpretazioni memorabili di Kate Winslet e Jim Carrey – lui è inedito e drammatico anche in “The Truman Show”, ma questo è forse il ruolo migliore della sua carriera -, dalla scrittura fluttuante e visionaria di Charlie Kaufman – che ha meritatamente vinto un Oscar -, dagli stacchi e i passaggi di montaggio, uniti alle soluzioni visive spiazzanti e rivoluzionarie del regista francese.

L’eterna letizia della mente candida, per un amante del cinema, è la rimozione del San Valentino e, con la fantasia di Gondry, la ri-emozione dell’amore.

CORRELATI