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Stray Gods – Recensione

Nel vasto mondo dei videogiochi vi sono titoli capaci di richiamare l’attenzione su di sé grazie a delle particolarità molto accentuate. Una singola idea capace di influenzare tutta la produzione del titolo, dandogli quel qualcosa in più rispetto a tutti gli altri. Questo è il caso di Stray Gods: The Roleplaying Musical. L’ultimo titolo sviluppato da Summerfall Studios e pubblicato da Humble Games è proprio questo, un gioco capace di richiamare l’attenzione grazie alla sua unicità, dovuta alla scelta di rendere questo titolo un musical.

L’ultima delle muse

Grace e Freddie stanno facendo delle audizioni per la loro band, ma nessuno dei partecipanti pare funzionare. Questo cambia quando Grace, rimasta sola, comincia a cantare una canzone e viene raggiunta da un’altra ragazza: Calliope. Il loro breve duetto è perfetto, le ragazze riescono a unire le proprie armonie e a creare qualcosa di magico. Al termine della loro canzone Grace offre un posto nella band a Calliope, proprio mentre lei sta uscendo dall’auditorium. Tornata a casa, Grace sente bussare alla porta e, una volta aperta, si ritrova davanti a Calliope in punto di morte, pugnalata a morte.

La morte di Calliope è un evento di per sé, infatti, dal suo corpo scaturisce una luce gialla che entra in Grace. Un evento destinato a cambiare completamente la vita di Grace, perché immediatamente viene raggiunto da Hermes, che le dice che lei ora è diventata l’ultima delle Muse, le mitologiche creature capaci di far affiorare i veri sentimenti delle persone attraverso le arti. Grace viene accompagnata di fronte al Chorus, il parlamento delle divinità ancora in vita in questo mondo. Presieduto da Atena e di cui fanno parte Persefone, Apollo e Afrodite; loro sono incerti sulle cause della morte di Calliope e decidono di dare a Grace una settimana per scagionarsi dall’accusa di deicidio.

Grace riceve i poteri di Musa.

Mondo in musica

La grande particolarità di Stray Gods: The Roleplaying Musical è tutta nella sua musica. Le scelte importanti, capaci di far cambiare la storia, avvengono tutte durante le performance musicali di Grace. Si possono prendere in due differenti maniera, attraverso una pausa o col tempo senza che la canzone si fermi. Proprio questo elemento rende la narrazione completamente differente e con molteplici finali, e dona incredibile rigiocabilità al titolo. A questo elemento, bisogna aggiungere le normali fasi di esplorazione che avvengono attraverso la scelta delle diverse location da investigare. Forse il termine RPG è un po’ troppo fuorviante, infatti, per Stray Gods sarebbe meglio parlare di visual novel. Mancano elementi importanti come l’avanzamento reale del proprio personaggio, ma questo aspetto passa decisamente in secondo piano.

Musica in movimento

La grafica di Stray Gods è pura poesia. Tutto il gioco è in 2D con immagini statiche, ma decisamente evocative che sembrano essere uscite da un fumetto. Le ispirazioni a livello di character design sono evidenti, ma non per questo meno iconiche e capaci di rimanere impressi nella memoria dei videogiocatori.

L’importanza delle voci

Stray Gods, proprio per la sua particolarità musicale, aveva bisogno di un cast di voci, e di un compositore, decisamente importante e non delude assolutamente. La voce di Grace è affidata a Laura Bailey (World of Warcraft, Critical Role) e la sua interpretazione è magica. In più di un’occasione, infatti, ci siamo ritrovati a rabbrividire dall’emozione e, in un paio d’occasioni, abbiamo avuto le lacrime agli occhi. Tutto il resto del cast, da Troy Baker a Ashley Johnson, da Khary Payton a Felicia Day, non sfigura in nessuna occasione. Le armonie che vengono raggiunte, le canzoni cantate sono tutte incredibili e capaci di muovere l’animo.

Tutto questo, ovviamente, non sarebbe stato possibile senza il compositore Austin Wintory (Journey, The Banner Saga) che ha reso tutto molto più vero e vivido. Tutte le musiche sono emozionanti e variegate, tutti i generi musicali vengono espressi divinamente, inoltre, a ognuno di essi corrisponde a un sentimento specifico e a un momento preciso nella storia.

Il cast delle voci di Stray Gods.

Quello che mi tengo dentro

Se musiche e canzoni esprimono emozioni, ci sono tantissime cose che, invece, vengono solo accennate. Proprio questi elementi sono, in parte, molto più importanti di quanto viene detto, infatti, è proprio nei silenzi e negli sguardi che possiamo notare le difficoltà dei personaggi nel raccontare la propria storia. Questo si deve al grandissimo lavoro svolto da David Gaider (Dragon Age, SW: KotoR) nella caratterizzazione dei personaggi. L’autore dona loro una storia ben specifica e sfaccettature differenti. Nonostante questo, la premessa però potrebbe sembrare non originale, infatti, altre opere letterarie hanno già messo in atto, in maniera differente, l’idea iniziale delle divinità ancora viventi nel nostro mondo e ci riferiamo a The Wicked + The Divine e American Gods. Le tematiche che vengono affrontate, in maniera più o meno evidente, sono molteplici e complesse, e senza il giusto lavoro, e il giusto tatto, avrebbero potuto diventare molto più dure.

Il parlamento degli Idoli.

Seconde possibilità

Il sistema, e la varietà, di scelte rende impossibile giocare due volte la medesima storia, e rende Stray Gods altamente rigiocabile. Solo giocando, e vivendo, il titolo più e più volte si potranno vedere tutti i possibili esiti di questa storia divisa in tre atti e capace di tenere sempre sulle spine. Noi vi consigliamo l’acquisto di Stray Gods se avete voglia di vivere una storia altamente ben scritta e se non avete paura di mettervi a confronto con temi che potrebbero risultare difficili per alcuni.

Stray Gods è un’esperienza altamente emozionante. Non esiste altro modo di descrivere questo titolo se non come musica in movimento. L’unione di immagini e musica è perfetta e regala incredibili emozioni al videogiocatore con ogni nuovo pezzo di trama che viene scoperto.

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