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Super Borghi e Trinca: resurrezione di corpi e distensione di (tutti gli) sguardi

Il cinema è fatto di scrittura, di movimenti di macchina, ma anche di tante altre cose, e in particolare di corpi e di sguardi. A volte tutto questo può essere ben congegnato e non funzionare lo stesso, perché il cinema è difficile. Supersex, la biografia romanzata di Rocco Siffredi, è una serie ambiziosa, ed è proprio la sua ambizione a farla disperdere: ha una sceneggiatura sensibile e strutturata, talvolta emozionante, ma in alcuni momenti anche troppo retorica; l’impianto registico e sonoro vuole essere magniloquente tanto da ricordare la cifra espressiva sensazionalistica di Nolan, e pur non sfigurando non sempre questo desiderio di grandezza mantiene ciò che promette. Un elemento che rimane convincente per tutti e sette gli episodi c’è. Anzi, sono due: le interpretazioni di Alessandro Borghi e Jasmine Trinca. Tesi, elettrici, magnetici, si auto mortificano e ri-definiscono con i corpi, ma camminano e si accettano con gli sguardi.

La profondità di sguardo (reciproco)

Non è molto formativo che una buona parte della critica utilizzi luoghi comuni per recensire questa serie: “il sesso non viene esaltato né demonizzato”, “viene mostrato l’uomo e non il personaggio”, e così via. Un esempio simile può essere riscontrato nelle recenti analisi di La zona di interesse, il nuovo film sull’Olocausto candidato agli Oscar, definito da molti un racconto “sulla banalità del male”. La critica ha un peso, è importante parlare dei film in modo non superficiale ma approfondito e autentico.

Analizzare gli aspetti, riusciti o meno, di un film o di una serie tv non è un processo distruttivo, è solo uno stimolo per far conoscere quell’opera, per ampliarne la visibilità e l’impatto emotivo. Quasi tutto ciò che viene rilasciato, soprattutto nel momento in cui è stato costruito con coraggio e ispirazione, merita di essere visto e restituisce al settore qualcosa di significativo. Dopo è bellissimo parlarne, ma la vera bellezza – tornando agli sguardi – sta nello scambio (in)diretto tra chi ha concepito un’opera e chi la guarda.

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