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The Warrior – The Iron Claw: la nostra recensione!

Abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima The Warrior – The Iron Claw, ultimo film A24 diretto da Sean Durkin, con protagonisti Zack Efron, Lily James (Pam & Tommy, Cinderella) e Jeremy Allen White (Shameless).

Il film si propone di mettere in scena le tristi vicende di una delle famiglie più famose del wrestling statunitense: la famiglia Von Erich. Prima di creare un bello show cinematografico, però, si riesce a percepire l’intenzione da parte del regista di costruire una storia carica di rispetto ed empatia. Sin dalle prime scene, infatti, si può percepire la costruzione di rapporti familiari dalle forti tinte tossiche, con dinamiche mirate alla costruzione dei personaggi che giocano molto sulla fragilità dell’animo umano. La pellicola, infatti, mette in mostra come certe situazioni siano in grado di intrappolare un essere umano a tal punto da sfociare nell’accanimento, il quale finisce inevitabilmente per diventare una rovina per la mente umana, se non una vera e propria maledizione

I personaggi in The Warrior

Le colonne portanti del film sono i membri della famiglia Von Erich e le loro interazioni. Nonostante la memorabilità non si possa considerare in fin dei conti il punto forte per alcune interpretazioni, sono comunque protagonisti di molte sequenze ad alto impatto, sia dal punto di vista visivo, sia da quello emotivo. Tra le migliori interpretazioni c’è sicuramente quella di Jeremy Allen White che scavalca inevitabilmente Zack Efron e la sua espressività non troppo cangiante in più di una sequenza. D’altra parte la caratterizzazione monocorde è spesso evidentemente voluta dal regista, in quanto si tratta di un aspetto molto importante se si vuole analizzare l’imposizione granitica con cui i fratelli Von Erich sono cresciuti. Tuttavia questa scelta registica così aderente non sempre si rivela appagante dal punto di vista del mezzo cinematografico. 

La messa in scena

Anche la regia ha un carattere molto riflessivo, lasciandosi andare molto spesso a delle inquadrature prolungate su alcuni elementi che all’apparenza sembrano superflui, salvo poi riscoprirli come grandi portatori di concetti essenziali e profondi. Dietro la macchina da presa Sean Durkin si attesta qualche spanna sopra la media, donando quella memorabilità necessaria in grado di colmare le lacune legate all’interpretazione dei personaggi che ogni tanto si fanno sentire. 

Sebbene la storia scorra fluidamente, alle volte si percepisce una certa fretta nella messa in scena. È logico pensare che sia stato complesso condensare in una pellicola una vicenda così ingarbugliata. Tuttavia alle volte si avverte una certa fretta nell’esposizione di alcuni risvolti di trama, che lasciano un po’ disorientato lo spettatore. Ad ogni modo il film scorre senza particolari intoppi e le due ore di durata non le si percepiscono come pesanti.

L’immedesimazione: un punto forte di The Warrior

Il film si spaccia come film corale, ma è evidente sin da subito che il vero e proprio protagonista della vicenda sia Kevin Von Erich (Zack Efron). Sebbene la sua espressività venga alle volte meno, come già sottolineato, egli riesce a più riprese a coinvolgere lo spettatore lasciando trasparire profonde emozioni anche solo con uno sguardo. Questo film riesce in questo modo ad includerti nelle vicende della famiglia in modo graduale, facendoti sentire, alla fine, quasi come uno di loro. Si sorride, si piange, si accoglie un senso di fratellanza che si insinua talmente tanto nello spettatore, che risulta impossibile non empatizzare con la potenza di ciò che viene messo in scena.

Infine, se volete trascorrere due ore capaci di ‘resettare’ la vostra empatia, coinvolgervi visceralmente e, perché no, vedere anche qualche interessante retroscena del Wrestling anni ’80, andate in sala, perdetevi negli occhi di Zack Efron e lasciatevi rapire da The Warrior. Il film uscirà in tutti i cinema italiani a partire dal 1 febbraio.

Il film mette in scena la delicata vicenda di una delle famiglie più famose del wrestling statunitense, lasciando percepire tanto rispetto ed empatia. È in grado di intrappolare emotivamente in maniera graduale ed incisiva mostrando tutti i lati della fragilità dell'animo umano.

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