back to top

Tutta la Luce che non Vediamo – Recensione della mini-serie Netflix

Non sempre si ha bisogno della vista, per vedere ciò che di più toccante ci circonda. La mini-serie tratta dall'omonimo romanzo di Anthony Doerr ce lo dimostra in modo dolce e struggente.

Creata da Shawn Levy e Steven Knight, Tutta la Luce che non Vediamo è una di quelle serie tv sempre più rare da trovare, che ci ricorda come, attraverso il cuore e una buona dose d’intelligenza e astuzia, potremo salvarci ogni qualvolta saremo avvolti dall’oscurità.

Abbiamo recensito in anteprima grazie a Netflix, Tutta la Luce che non Vediamo, serie vincitrice del premio Pulitzer per la narrativa, grazie al romanzo di Anthony Doerr. Presentata in anteprima il 30 Ottobre in collaborazione con La Festa del Cinema di Roma, dove la proiezione del primo episodio fu usufruibile anche al pubblico con disabilità sensoriali grazie ai sottotitoli e all’audiodescrizione. Una seconda proiezione si è tenuta in anteprima anche il 1° Novembre al Lucca Comics & Games, prima dell’arrivo in esclusiva su Netflix il 2 Novembre.

Trama

La storia di un’adolescente francese cieca, Marie-Laure (Aria Mia Loberti), che insieme al padre Daniel LeBlanc (Mark Ruffalo) che scappano da Parigi, occupata dai nazisti, con un famigerato diamante, per evitare che finisca tra le loro mani; seguiremo anche la storia di Werner Pfenning (Louis Hofmann), giovane soldato tedesco costretto a combattere per la Germania nazista nella seconda guerra mondiale, le cui strade si scontreranno nella Francia occupata, cercando di sopravvivere alla devastazione portata dalla guerra. Von Rumpel (Lars Edinger), un ufficiale della Gestapo, vuole impadronirsi del diamante “mare di fiamma” per scopi personali, così Marie e suo padre trovano rifugio dallo zio Etienne (Hugh Laurie), dove Marie farà trasmissioni radio proibite per la resistenza.

La devozione di un padre nei confronti della figlia

In Tutta la Luce che non Vediamo sono tante le emozioni che ci assalgono, ma in una serie dove abbiamo grandi quantità e qualità di ideali, sogni e romanticismo inteso nel senso più ampio che possa esistere, ma una delle cose che vi colpirà di più sarà l’amore di un padre, Daniel LeBlanc (Mark Ruffalo) verso la figlia, che fatica non poco a coniugare i doveri familiari e quelli “lavorativi”.

Marie-Laure, nata cieca, riceve tutto l’amore che un essere umano potrebbe avere dai suoi affetti più stretti, seppur non senza difficoltà. Ma, tutto questo le viene strappato all’improvviso per difendere la libertà e gli ideali di una nazione che combatte il suo crudele oppressore. Spostandosi prima da Parigi a Saint-Malo, conoscendo il suo idolo più grande, colui che le ha fatto scoprire che si poteva vedere la luce pur essendo ciechi perché è un qualcosa di percepibile che va oltre i classici cinque sensi, ovvero il “Professore”; Attenzione Spoiler! Cioè Etienne, ex soldato che soffre di shock post-traumatico che ha continuato a servire il suo paese con l’uso di un vero e proprio arsenale bellico: la radio.

Ebbene, attraverso queste esperienze, tra il Padre e lo zio facenti parte della Resistenza, capeggiata da un gruppo di signore come Madame Manec, Marie comincia a farne sempre più parte diventando una vera e propria “istituzione”, prendendo il posto del Professore alla Radio, e aiutando gli americani con la lettura di “Ventimila leghe sotto i mari“.

La Luce si vede anche in una coltre oscura

Werner Pfenning (Louis Hofmann) nella serie.

Questo è ciò che ci insegna Marie, un valore che ha imparato da Etienne, ma che in qualche modo ha sempre saputo e ha continuato a crederci e a portarlo avanti, fieramente, sulle sue spalle, insieme alle responsabilità di cui si fa carico nel corso della storia. Questa sua voce, dipana le tenebre anche del giovane soldato Pfenning, costretto a combattere in una causa in cui non crede pur di proteggere la sorella e se stesso; sopportando gli orrori di una atroce guerra. I due, così simili, inarrestabili nei loro intenti e nel credere come un duo di folli nella speranza, nel non arrendersi nonostante tutto il buio che li circonda, li accomuna anche grazie alle trasmissioni radio con cui sono cresciuti e di cui ora Marie fa parte.

Questa “luce”, la ritroviamo anche nella fotografia calda, accogliente e in cui ci sentiamo inevitabilmente trasportati, la percepiamo con tutti i sensi esistenti e inimmaginabili, che va oltre tutto ciò che conosciamo; la quale va a braccetto con le scenografie che sono curatissime.

Conclusioni su Tutta la luce che non vediamo

In Tutta la luce che non vediamo c’è tanto cuore, tanti ideali giusti e sani di cui è sempre più facile scordarsi. Ci sono Legami capaci di durare nel tempo, l’essenza dell’amore tra un genitore e un figlio ma anche l’esistenza di un legame tra due persone che nemmeno sanno di averne uno, come tra Pfenning e Marie. Il primo, arruolato per rintracciare le trasmissioni illegali della ragazza, per le sue straordinarie capacità, farà di tutto per evitare la sua cattura; c’è anche il legame tra Marie e suo zio Etienne, e tutti i cittadini di Saint-Malo che la aiutano senza cedere alle minacce della Gestapo.

La serie possiede una dolcezza struggente, nei momenti più drammatici che vedrete sentirete il cuore straziarsi per le vicende che accadranno e per i personaggi, vi emozionerete ad ogni episodio. La regia e la sceneggiatura ci mostrano dei rapporti famigliari così forti che sembrano surreali, con cui giocano tra le varie generazioni che trovano dei punti in comune, un unico grande obiettivo dalle tante sfumature che li avvicina tutti.

In Tutta la luce che non vediamo c'è tanto cuore, tanti ideali giusti e sani di cui è sempre più facile scordarsi. Ci sono Legami capaci di durare nel tempo, l'essenza dell'amore tra un genitore e un figlio ma anche l'esistenza di un legame tra due persone che nemmeno sanno di averne uno, come tra Pfenning e Marie. Il primo, arruolato per rintracciare le trasmissioni illegali della ragazza, per le sue straordinarie capacità, farà di tutto per evitare la sua cattura; c'è anche il legame tra Marie e suo zio Etienne, e tutti i cittadini di Saint-Malo che la aiutano senza cedere alle minacce della Gestapo. La serie possiede una dolcezza struggente, nei momenti più drammatici che vedrete sentirete il cuore straziarsi per le vicende che accadranno e per i personaggi, vi emozionerete ad ogni episodio. La regia e la sceneggiatura ci mostrano dei rapporti famigliari così forti che sembrano surreali, con cui giocano tra le varie generazioni che trovano dei punti in comune, un unico grande obiettivo dalle tante sfumature che li avvicina tutti.

CORRELATI

In Tutta la luce che non vediamo c'è tanto cuore, tanti ideali giusti e sani di cui è sempre più facile scordarsi. Ci sono Legami capaci di durare nel tempo, l'essenza dell'amore tra un genitore e un figlio ma anche l'esistenza di un legame tra due persone che nemmeno sanno di averne uno, come tra Pfenning e Marie. Il primo, arruolato per rintracciare le trasmissioni illegali della ragazza, per le sue straordinarie capacità, farà di tutto per evitare la sua cattura; c'è anche il legame tra Marie e suo zio Etienne, e tutti i cittadini di Saint-Malo che la aiutano senza cedere alle minacce della Gestapo. La serie possiede una dolcezza struggente, nei momenti più drammatici che vedrete sentirete il cuore straziarsi per le vicende che accadranno e per i personaggi, vi emozionerete ad ogni episodio. La regia e la sceneggiatura ci mostrano dei rapporti famigliari così forti che sembrano surreali, con cui giocano tra le varie generazioni che trovano dei punti in comune, un unico grande obiettivo dalle tante sfumature che li avvicina tutti.Tutta la Luce che non Vediamo - Recensione della mini-serie Netflix