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UN ROMANZO RUSSO di Emmanuel Carrère: recensione

Emmanuel Carrère (Parigi, 1957) pubblica per la prima volta in Francia Un romanzo russo nel 2007. In Italia il libro è apparso invece nel 2018, pubblicato da Adelphi, nella traduzione di Lorenza di Lella e Maria Laura Vanorio.

Trama

Emmanuel Carrère prende spunto dalla storia di un prigioniero di guerra ungherese, sul quale gli viene chiesto di realizzare un reportage, per scrivere un romanzo che parli di lui e che sembra avere molto dell’autobiografico. L’autore racconta di sé, racconta della sua famiglia, delle sue origini russe e della tragica e misteriosa scomparsa di suo nonno. Questo evento in particolare, che la sua famiglia vorrebbe solo insabbiare e mettere a tacere, lo porta a compiere dei viaggi in Russia, in una cittadina lontana da Mosca ottocento chilometri. Qui, nel tentativo di far luce sulla strana vicenda, nonostante sua madre sia fortemente contraria a tirar fuori questo scheletro dall’armadio, si trova a vivere eventi del tutto inaspettati, ma altrettanto forti.

La storia della famiglia dell’autore e del conseguente viaggio in Russia si intreccia con la sua storia con Sophie. Quello che Carrère vive con Sophie è un amore forte, totalizzante e passionale, ma, d’altro canto, molto, molto tormentato. È un amore morboso, fatto di gelosie e rancori, possessivo, che si comprende fin dall’inizio che è destinato a finire.

“Non voglio più sentirmi prigioniero di un copione triste e immobile.”

Recensione

“La realtà risponde alle aspettative” riflette Carrère. Ma spesso e volentieri non risponde affermativamente alle nostre aspettative. È questo, secondo me, il senso finale di Un romanzo russo. Sia la storia del viaggio in Russia, sia la storia d’amore con Sophie andranno in un modo ben diverso da quello che l’autore e protagonista si sarebbe aspettato e avrebbe auspicato per sé. Per un uomo troppo spesso abituato a sentirsi quasi onnipotente, l’andare degli eventi in direzione contraria a quanto egli aveva stabilito è una sconfitta. La sconfitta e la delusione portano a Carrère anche un grande dolore, poiché l’imprevisto lo mette di fronte a scenari nuovi, non sempre positivi, nonostante porti anche nuove ed importanti consapevolezze.

Carrère è un narratore incredibile e il suo stile, fatto di libere associazioni di idee e di dialoghi aperti e senza la classica punteggiatura, mi ha molto colpita. Mi ha impressionata anche la potente autoanalisi presente in queste pagine: l’autore parla di sé e, nel farlo, si interroga sulla validità dei propri atteggiamenti, a volte con rimorso, altre confermandone la validità, altre ancora senza esprimere giudizio.

Tuttavia, è una fortuna che, leggendo un libro, non ci debba anche piacere il suo autore, perché credo proprio che come persona Carrère potrebbe non piacere a molti! Di certo egli nel romanzo calca la mano sui propri errori, ma, per come si mostra e si dipinge nella sua vita privata e di coppia, non fa certo una gran bella figura. Ci sono svariati passi in cui è disprezzabile: appare spesso presuntuoso e arrogante, un uomo da sempre privilegiato e consapevole di esserlo, che si comporta con prepotenza, forte del suo privilegio. Alla fine della lettura però si può anche pensare che il libro stesso sia una sorte di confessione, di scusa e di ammissione dei suoi errori e dei suoi limiti, forse per cercare di superarli.

L’autore

Emmanuel Carrère nasce a Parigi il 9 dicembre del 1957. Sua madre, terza donna ad essere eletta nell’Académie française, era figlia di un immigrato georgiano collaborazionista e di una immigrata russa, entrambi appartenenti alle nobiltà locali decadute con la Rivoluzione russa. Carrère è laureato presso l’Institut d’études politiques de Paris. Il suo primo lavoro è stato quello di critico cinematografico per la rivista Télérama. Nel 1983 ha esordito con il romanzo L’ami du jaguar e poi seguirono altri titoli di narrativa fino al 2000, anno in cui pubblica il suo primo vero successo: L’avversario. Da quest’opera in poi, Carrère si dedica ad altre opere non fiction, come ad esempio Limonov (2011) o Un romanzo russo (2007).

Potete trovare il libro QUI

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