Immaginate d’esser coinvolti in un viaggio alieno, sperduti in un mondo che non vi appartiene, persi e malinconici, alla ricerca della vostra compagna, in luoghi sconosciuti, isolati, ma ricolmi di… presenze. In Other Waters, in questa recensione cercheremo di spiegarlo, è un prodotto particolare, non è sicuramente un “gioco” per tutti, ma nemmeno per sbaglio. Lo svolgimento delle nostre peripezie, infatti, è già indicativo di ciò che ci attende: In Other Waters è prettamente un’avventura testuale. Sì, quasi come si intendeva una volta, ed è – piccolo particolare – tutto in inglese. Già questo è un paletto importante, perché chi non comprende per bene la lingua d’Albione dovrà sicuramente tenersi alla larga dal gioco di Gareth Damian Martin. Chi è Martin? Facile, il fondatore e factotum dei Jump Over The Age, la software house sviluppatrice.
Storia e sviluppo
Partito come un progetto Kickstarter, In Other Waters è ora disponibile per Nintendo Switch e PC (tramite Steam), ed è un orgoglio del suo stesso creatore. Martin, infatti, è convinto che non si debba per forza arrivare ad affrontare nemici o affannarsi a saltare sui funghetti, e così via, per comunicare al videogiocatore un messaggio. Difatti, il suo titolo non è assolutamente un gioco dal gameplay frenetico, scanzonato, o “divertente” nel senso movimentato del termine.
In Other Waters ci racconta della dottoressa Ellery Vas, una xenobiologa con un incarico decisamente bizzarro: esplorare il pianeta Gliese 667 CC e cercare la propria collega, la dottoressa Nomura. Noi, i tenerissimi videogiocatori che approcciano al titolo di quell’eccentrico di Martin, siamo il terzo incomodo. L’Intelligenza Artificiale che “vive” nello scafandro della dottoressa Vas. Dovremo, per cui, accompagnarla in questa avventura aliena e subacquea, cercando di ritrovare la collega, che poi è anche la sua compagna. Questa relazione, poi, è proprio una delle cose da vivere tramite il racconto della protagonista.
Avventura testuale, sì, ma cosa devo fare?
Domanda lecita, carissimo lettore impaziente. Il nostro ruolo è quello di fungere da IA della cara Vas, guidandola attraverso i territori inesplorati, con un’interfaccia grafica che pare un sonar avanzato, una sorta di Navigator. Tramite questo curioso modo di esplorare flora e fauna aliena, dovremo sbrogliare alcuni rompicapo che ci si parano innanzi, per poter avanzare sempre più e ritrovare la dottoressa scomparsa.
Avanzando nel corso del gioco, inizieremo a dover raccogliere campioni di flora e fauna extraterrestri, che non vedremo mai con rappresentazioni 3D, ma solo con dei piccoli sprites bidimensionali. La dottoressa Vas ci racconterà ogni struttura fisica, molecolare e ci farà immergere nel mondo di In Other Waters; lo farà con le sue descrizioni, i suoi racconti, e tutti i suoi scritti, ai quali potremo rispondere solo in modo affermativo o negativo, nulla più.
In fondo al maaaaaar, in fondo al maaaaar
In Other Waters, e la recensione si è rivelata poco semplice (lo ammettiamo), è un prodotto davvero particolare. Di nicchia, senza dubbio, al momento in cui viene prodotto e pubblicato, perché se anni e anni fa eravamo totalmente avvezzi alle avventure testuali, adesso il mondo videoludico è profondamente cambiato. Il titolo ideato da Martin ha sicuramente una profondità importante. Anzi, di più: possiede messaggi di rilievo (tema ambiente-uomo, relazioni umane, intelligenze artificiali, e via discorrendo), ma non è alla portata di tutti. Per quanto le tematiche siano di elevata importanza, ed anche di spiccato interesse, In Other Waters non è adatto al grande pubblico, anzi.
Dalla lingua inglese senza traduzioni al level design decisamente “piatto”, fino alla pochissima libertà di azione, ma soprattutto di esplor-azione. Nel gioco, appunto, avremo possibilità di spostarci solo in determinati punti della mappa, tramite il nostro Sonar (o Navigator, o EcoScandaglio, o Scafandro, che dir si voglia), ma mai in modo “libero”. Tramite nodi di interesse, per cui, percorreremo la mappa prelevando campioni, sbrogliando enigmi ambientali e facendo di tutto per riparare le nostre strumentazioni per ritrovare la dottoressa scomparsa.
Definiamo In Other Waters in poche, semplici, parole (o quasi)
In definitiva, In Other Waters è un gioco decisamente particolare. Certamente per pochi, certamente ricolmo di messaggi e significato, che tratta argomenti adulti e molto maturi, ma che non fornisce la dinamicità per arrivare al cuore di tutti. Mancando di una localizzazione, poi, il cerchio si stringe ancora un po’, per cui è complesso che riesca ad avere troppo mercato; purtroppo, aggiungiamo, perché le tematiche che accarezza con la sua narrazione fanno davvero presa.
Certamente va dato atto al coraggio ed alla creatività di Martin e della sua software house, per aver concepito un prodotto così originale. Con maggiore dinamicità, il titolo poteva avere un impatto assolutamente maggiore, con un raggio più esteso di pubblico, ma così rimarrà “soltanto” una bella storia, sul fondo di un mare alieno.
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