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Orochi 1 di Kazuo Umezz – Recensione

Prosegue la pubblicazione delle opere del maestro dell’orrore Kazuo Umezz da parte di Edizioni Star Comics. Dopo Io sono Shingo e Baptism, il terzo titolo proposto nella Umezz Collection è Orochi, uscito in Giappone nel 1969. Negli scorsi mesi vi abbiamo recensito i tre numeri di Baptism (qui le recensioni) e stavolta tocca al primo volume (di 4) di Orochi.

CONSIDERAZIONI GENERALI

A differenza di Baptism, stavolta ci troviamo di fronte a un’opera affine per tematiche, ma diversa come struttura. Non si tratta di una storia unica che si svilupperà per i quattro volumi, ma, al contrario, ogni numero contiene due o più storie con trame slegate tra loro, ma con un punto in comune: Orochi. Vi starete chiedendo chi è Orochi…è presto detto: è una ragazzina che possiede alcuni poteri speciali, quasi magici.

Entrambe le storie presenti nel volume sono scandite dalla voce narrante della protagonista. Nella prima, “Sorelle“, Orochi finisce per caso in una casa in cui abitano due sorelle. Grazie ai suoi poteri si fa passare per la domestica e scopre che le inquiline nascondono un terribile segreto: a causa di una maledizione legata alla loro famiglia, al compiere dei diciotto anni iniziano a sviluppare un’imperfezione della pelle che le rende mostruose. Uno sviluppo inatteso farà precipitare il rapporto tra le due sorelle dando inizio a un crescendo di follia fino al finale.

Già in questo primo racconto si intravede tutto il potenziale di Umezz. L’autore mantiene sempre alta la tensione del lettore con un mistero iniziale, riguardante un animale che le ragazze nascondono in casa, per poi introdurre a metà racconto una rivelazione che cambia le carte in tavola. La tensione e l’ansia provata dalle sorelle all’approcciarsi dei diciotto anni è lampante sia nei gesti che nelle espressioni dei personaggi. Di fronte a una scoperta inaspettata, anche due persone così legate come erano loro finiscono per perdere ogni forma di umanità, diventando creature mostruose non solo nell’aspetto, ma quanto, soprattutto, nell’anima.

La seconda storia si intitola “Ossa” e in questo caso Orochi ha un ruolo inizialmente più marginale, ma diviene poi un elemento chiave dello sviluppo narrativo. La protagonista è una bambina che vive un’infanzia difficile, costantemente maltrattata dal padre. Una volta cresciuta, riesce a fuggire dalla famiglia quando un uomo le chiede di sposarla e per un po’ sembra essere felice. Tuttavia, il marito è vittima di un incidente e lei è costretta ad accudirlo per anni come già aveva fatto con il nonno. Ma la gioia di vederlo poi guarito si rivela effimera visto che un giorno l’uomo cade da una scogliera e muore. A questo punto entra in scena Orochi che lavora in ospedale e, vista la sofferenza sul volto della donna, ricorre ai suoi poteri per riportarle la felicità persa. In realtà il suo gesto non farà altro che peggiorare la situazione.

Le riflessioni sul tema della bellezza sono sempre centrali nelle storie di Umezz. In Baptism la protagonista vuole reincarnarsi nella figlia per poter restare giovane e immacolata per sempre. Nel racconto Sorelle, la vita delle protagoniste è scandita proprio dal pensiero che di lì a breve perderanno tutta la loro bellezza. In entrambi i casi è un’ossessione che porta a risvolti drammatici e folli. Esiste un confine da non attraversare che divide il (sano) prendersi cura di se stessi e farsi belli per sentirsi bene dal diventare tormentati dall’idea di dover invecchiare e cambiare il nostro aspetto. Una cosa che nella società moderna è evidente nel gran numero di persone, famose o meno, che decidono di ricorrere alla chirurgia non per necessità, ma per cercare di apparire sempre giovani e belli. Con risultati talvolta agghiaccianti, che non sfigurerebbero in una storia di Umezz.

Un altro tema spesso affrontato dall’autore è l’amore, ma anche qui inteso come un amore malato che spinge a comportamenti estremi e disumani. Nel primo racconto c’è più che altro un affetto profondo che lega le due sorelle e che spinge una delle due a sottomettersi completamente all’altra per farla sentire meglio. Invece, nel secondo tutte le azioni della protagonista sono motivate proprio dall’amore per il marito o il figlio. Si dice spesso che quando si ama qualcuno si è disposti a fare di tutto per lui/lei. Umezz mette su carta i desideri più deviati di un essere umano immaginando quello che una persona farebbe in una società dove tutto è lecito e l’orrore è la quotidianità.

In tutto questo Orochi non sembra essere un personaggio cattivo, ma al contrario cerca di utilizzare le sue capacità per aiutare il prossimo e renderlo più felice in ogni modo. L’unico problema è che spesso le sue azioni non fanno altro che complicare la situazione oppure pensa di agire per fare del bene, ma non si rende conto di cosa pensa davvero una persona. In entrambi i racconti si trova a scontrarsi proprio con una realtà dei fatti che contraddice quello che pensava fino a poco prima.

CONCLUSIONE

Orochi conferma ancora una volta l’estro creativo e la profondità della scrittura di Kazuo Umezz. L’autore confeziona due racconti che, dietro il velo dell’horror e una sequenza di scene inquietanti, nascondono riflessioni su temi importanti. Pur essendo del 1969, le storie non risentono minimamente del peso degli anni ma anzi risultano sempre attuali. Bisogna davvero ringraziare Edizioni Star Comics per il grande lavoro che sta compiendo nel proporci sempre più opere di uno maestri dell’orrore giapponese, ancora troppo poco conosciuto e apprezzato in Italia. Il rapporto qualità/prezzo è sempre ottimo, il volume conta circa 300 pagine con sovraccoperta e una pagina iniziale a colori. Se amate le storie di questo genere date una chance a Umezz e non ve ne pentirete!

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