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Resident Evil: Infinite Darkness recensione senza spoiler della serie Netflix

Il nuovo capitolo del mondo Resident Evil attinge a piene mani dal mondo videoludico, ma qualcosa è nell’aria ed in Resident Evil: Infinite Darkness è percepibile.

Da quando la saga cinematografica era finita, si attendeva/sperava un ritorno sul grande o piccolo schermo che fosse, di un prodotto che sapesse tornare a dare lustro ed onore (cit.) al mondo di Resident Evil. Più in generale, anche grazie ad alcuni interventi di remastered su alcuni capitoli storici, si è capito che l’attenzione sul prodotto è tornato ed il piccolo schermo, con una struttura serie tv a puntate, è stata la nuova frontiera.

Con questo prodotto presente su Netflix, possiamo dire che il grosso dell’obiettivo di dare nuova linfa vitale è stato raggiunto, sotto vari punti di vista.

La grafica

Intanto la grafica che ci troviamo di fronte è in CGI, con una capacità di dettagli degna dei migliori prodotti.

Spesso, mentre scorrerete le puntate, vi sembrerà di trovarvi di fronte ad un videogioco di fascia alta, caratteristica che ovviamente piacerà ai cultori più della parte videoludica che del filone intrapreso con Milla Jovovvich.

La cura dei dettagli, come dicevo prima, è assolutamente di qualità e l’occhio si abitua velocemente alle immagini in CGI dandoci la possibilità di goderci il progredire della trama.

Da questo punto di vista, particolare menzione alle prime scene d’apertura in pieno stile Black Hawk Down.

Resident Evil: 2 che ha goduto di un remastered importante aveva fatto capire le intenzioni in grande

La trama

Per quanto i primi zombie non impieghino molto tempo a farsi vedere, se pensate che sia tutta una questione di spara o scappa, vi sbagliate di grosso.

Già dalle prime puntate si capisce che gli elementi narrativi avranno un peso importante, con l’ombra di Raccoon City che non demorde e getta inquietanti elementi ancora nella vita dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere negli anni precedenti, con Leon S. Kennedy assoluto protagonista assieme a Claire Redfield.

Soprattutto, un elemento interessante che possiamo trovare è la componente geopolitica che assume un peso ancora più rilevante, dando enfasi maggiore a quegli spezzoni narrativi dei prodotti precedenti (soprattutto rispetto al capitolo Resident Evil: Damnation) con un occhio particolare ai rapporti tra Cina e gli Stati Uniti.

Virus

Quello che appare un azzardo, come il parlare degli effetti di un virus (per quanto distante dalla realtà), in un mondo che sta cercando di uscire dalla pandemia globale del Coronavirus (Covid-19) con i dubbi ed i timori legati alla variante delta in realtà si trasforma (se non altro per gli episodi a disposizione) in un viaggio quasi catartico, lasciandosi trasportare dalle missioni e dagli scontri a fuoco puntata dopo puntata, dando un po’ la speranza che tutti, volendo, possano essere un po’ come Leon.

Ed ora?

Ed ora non ci resta che aspettare di vedere dove andranno a parare gli episodi. Ovvio direte voi?

Il punto è che Resident Evil: infinite Darkness ha tutte le caratteristiche, nel suo DNA da Zombie, di essere imprevedibile, senza darti la possibilità di prevedere dove andrà a parare.
La scelta dello strumento della serie tv, sempre più quotato in altre saghe (ad esempio Jurassic World: Camp Cretaceous), potrebbe dimostrarsi la carta vincente per preparare il terreno ad altre produzioni, videoludiche o cinematografiche che siano.

E ricordatevi:

“Per uccidere uno zombie, devi sparargli alla testa” cit. Leon s. Kennedy

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