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Onimusha: recensione in anteprima dell’anime Netflix

Grazie agli amici di Netflix, abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima la nuova serie giapponese. Onimusha è tratto dall’omonima serie action videoludica di Capcom iniziata nel 2001 con Onimusha: Warlords e ambientata nell’era Sengoku giapponese. Il direttore generale è Takashi Miike, che i più ricorderanno per aver diretto film come Ichi The Killer (2001), Audition (1999) o aver lavorato a serie anime come Blade of the Immortal e Jojo’s Bizzarre Adventure: Diamond is Unbreakable. All’uscita del primo trailer, la serie aveva incuriosito molti per aver scelto come canzone di sottofondo “The Loneliest” dei Maneskin, per trasmettere il senso di solitudine che permeava dal trailer.

Sinossi

Musashi Miyamoto riceve il guanto degli Oni, capace di donargli una forza sovrumana, per trentatré giorni. Durante questo periodo ristretto, assieme a un gruppo di alleati, Musashi si troverà ad affrontare demoni in un Giappone feudale dove niente è come sembra. A mettergli il bastone tra le ruote, ci sarà Lemon, un giovane con l’ambizione di uccidere tutti i samurai perché, secondo lui, miserabili e non abbastanza cattivi.

Una scena dal primo episodio di Onimusha (fonte: Netflix)

I problemi della serie

Onimusha ha il pregio di avere una base molto solida, ovvero, la fantastica ambientazione e l’aspetto del ronin protagonista che, a primo impatto, può incuriosire molti. Il problema, però, risiede in tutto il resto; a partire dalla caratterizzazione scialba dei personaggi fino ad arrivare allo stile di animazione. Il protagonista Musashi, non viene approfondito quasi per niente durante gli otto episodi e non scopriamo nulla della sua backstory (se non parzialmente accennata) o del motivo per cui è a caccia di demoni. Il resto è accompagnato da uno stile di animazioni 3D/CGI che non rende giustizia alle ambientazioni e al look della serie. Probabilmente, la scelta della CGI è dovuta al voler rendere le animazioni dei combattimenti piu fluide e naturali rispetto al disegno, ma il prodotto che ne esce fuori risulta molto cheap e di poca cura se non per qualche inquadratura.

Il lavoro del regista

Dato il coinvolgimento nella serie di Takashi Miike, autore di capolavori come la quarta parte di Jojo, ci si aspettava una serie più curata e valida rispetto a quello che abbiamo potuto vedere. Il peccato più grande, probabilmente, è il non essere riusciti a far empatizzare lo spettatore con i protagonisti e infondere curiosità per il mondo di Onimusha. Se siete alla ricerca di una serie da tenere in sottofondo mentre state terminando altre faccende, Onimusha è la serie giusta per voi. Se invece, provate a guardarvi intorno, scoprirete anime molto più appassionanti e intriganti rispetto a questo.

Onimusha sarà disponibile su Netflix a partire dal 2 novembre. In quanti aspettano la nuova serie di Miike?

Onimusha ha il pregio di avere una base molto solida, ovvero, la fantastica ambientazione e l’aspetto del ronin protagonista che, a primo impatto, può incuriosire molti. Il problema, però, risiede in tutto il resto, a partire dalla caratterizzazione scialba dei personaggi fino ad arrivare allo stile di animazione. Una serie che, se fatta bene, poteva essere una bella sorpresa e dare nuova linfa al videogioco originale.

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Onimusha ha il pregio di avere una base molto solida, ovvero, la fantastica ambientazione e l’aspetto del ronin protagonista che, a primo impatto, può incuriosire molti. Il problema, però, risiede in tutto il resto, a partire dalla caratterizzazione scialba dei personaggi fino ad arrivare allo stile di animazione. Una serie che, se fatta bene, poteva essere una bella sorpresa e dare nuova linfa al videogioco originale.Onimusha: recensione in anteprima dell’anime Netflix