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Armored Core VI: Fires of Rubicon – la nostra Recensione

Mech corazzati, lanciamissili ed enormi mitragliatrici non sono le prime cose che ci vengono in mente quando parliamo della software house FromSoftware. Lo sviluppatore giapponese ha voluto fare un cambio repentino dopo l’assurdo successo di Elden Ring. Dopo averne vendute più di 20 milioni di copie, infatti, lo studio è tornato a una serie che ha realizzato prima che Demon’s Souls arrivasse nelle nostre console: Armored Core. Armored Core VI: Fires of Rubicon, che andremo ad analizzare con la nostra recensione, è un sequel piuttosto che un reboot. Saranno riusciti i ragazzi di FromSoftware a metterci la stessa passione e dedizione che abbiamo visto nei loro franchise più popolari?

Come dicevamo poco sopra Armored Core è una delle serie originali sviluppate da FromSoftware ed è emozionante assistere alla rinascita del franchise in questa nuova era della software house. Armored Core VI rappresenta un cambio notevole rispetto ai recenti giochi di From, in quanto i giocatori controllano unità meccanizzate dotate di movimenti veloci, armi da fuoco, missili e combattimenti corpo a corpo.

La combinazione di mech e ambientazione spaziale è entusiasmante, ma la famosa difficoltà di FromSoftware è ancora il punto di forza principale, i giocatori dovranno sicuramente impegnarsi per superare alcune missioni. Sia che i giocatori abbiano familiarità con la serie Armored Core, sia che si avvicinino per la prima volta, Armored Core VI è un gioco davvero imperdibile.

Scendiamo su Rubicon 3

Il gioco ci butta subito in mezzo all’azione. Durante la discesa sul pianeta, infatti, un potente cannone al plasma ci bersaglierà facendoci schiantare al suolo. Iniziamo quindi a prendere dimestichezza con i comandi di gioco, il tutto illustrato da un tutorial, direttamente a schermo, che ci accompagna nelle prime fasi di gioco.

La nostra prima missione è quella di recuperare un codice di autorizzazione per aver accesso all’hangar, da poter usare come base tra una richiesta e l’altra. Dopo aver sbaragliato facilmente qualche AC nemico, arriviamo al primo muro che tantissimi giocatori stanno tutt’ora facendo fatica a superare. Stiamo parlando, in pieno stile Souls, del Boss Tutorial. Per i non addetti ai lavori, questi Boss, tipica firma di FromSoftware, danno il benvenuto ai nuovi giocatori, aumentando rapidamente il picco di difficoltà e, purtroppo, si finisce immancabilmente con il perire sotto i colpi del nemico. Solitamente i Boss Tutorial devono sconfiggerci per procedere con la trama ma, In Armored Core VI, questa cosa non avviene; il Boss deve essere abbattuto.

Dopo svariati tentativi riusciamo ad entrare nell’hangar e l’Intelligenza Artificale del complesso, ALLMind, ci da il benvenuto. Impersoniamo un mercenario senza volto e senza voce di nome C4-621, che cerca di farsi una nomea sul lontano pianeta Rubicon-3. Questo mondo alieno ospita una sostanza nota come Coral – l’equivalente dell’Unobtainium di Avatar – che è così preziosa che le corporazioni combattono guerre infinite per possedere questo materiale. Nei panni di 621, il nostro ruolo in questo conflitto è “flessibile“; il nostro responsabile, un uomo di nome Walter, prende incarichi dalle varie fazioni e ci manda sul campo a fare qualsiasi lavoro che sia remunerato.

Pianeta ad… obiettivi

Sono spariti gli ambienti vasti e labirintici di Anor Londo o Yharnam, sostituiti da missioni brevi e lineari che difficilmente vale la pena esplorare oltre l’obiettivo principale. Sono spariti i falò e il mondo online persistente, sostituiti dai tradizionali checkpoint e dalla schermata di pausa. Questa è la FromSoftware che torna alle sue origini: un titolo alla Armored Core di un tempo.

Con una campagna di circa 25 ore, ci si rende ben presto conto che l’esperienza di gioco ha un’atmosfera simile a quella di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain: si seleziona una missione da un menu, si completano le richieste e si torna alla base nell’arco di 5-10 minuti. La serie Armored Core è sempre stata così, ma dato che la reputazione dello sviluppatore ha raggiunto vette vertiginose, potrebbe essere strano per alcuni vedere “Missione Conclusa” in un batter d’occhio.

Gli obiettivi sono per lo più ripetitivi, generalmente incentrati sulla distruzione di mech nemici, sulla difesa di una zona o sull’abbattimento di un boss. Quest’ultimo punto è l’apice del lavoro della software house giapponese, alcuni design unici e stravaganti, spingeranno le nostre abilità, il loadout e le capacità al limite – il colpo di dopamina perfetto per farci continuare a giocare.

Non proprio come Dark Souls

È impressionante vedere come il tipico combattimento di FromSoftware si traduca in maniera fenomenale sotto forma di mech con tantissime armi di grosso calibro. Man mano che andiamo a potenziare il nostro robottone, abbiamo accesso a tutte le funzionalità del controller. I tasti dorsali saranno sfruttati a dovere per poter sparare, sia con le armi da braccia che con quelle da spalla. Tra le diverse meccaniche di gioco, le quali ci vengono mostrate in alcune sezioni di gameplay, e i nemici in arrivo c’è molto da tenere sotto controllo; è facile perdere la concentrazione e, in un attimo, venire sopraffatti dagli avversari.

La prerogativa più importante rispetto ai giochi FromSoftware recenti è l’importanza del movimento per avere successo in battaglia. Ci sono diverse varianti di scatto, schivate e, cosa forse più importante, la capacità di saltare e volare in alto: ecco perché il movimento diventa essenziale. È necessario utilizzare spesso lo scatto per salire in aria ed evitare i missili e le esplosioni in arrivo. A terra, invece, risulta comunque fondamentale potersi spostare nell’area ed evitare gli spari e i missili in arrivo, sempre con il medesimo scatto. I giocatori abituati ai combattimenti a terra della serie Souls dovranno cambiare strategia e familiarizzare con i diversi potenziamenti per avere successo, soprattutto quando si tratta di stunnare i nemici per sferrare colpi più incisivi.

Quest’ultima meccanica, molto simile a quella di Sekiro se vogliamo fare un parallelismo, richiede di effettuare un ingente quantitativo di danni, così da caricare una barra presente sopra la vita del nemico. Una volta riempita tutta, cercando di fare attacchi continui, il nostro avversario verrà stordito per qualche secondo e, in quel frangente, provocheremo una quantità smisurata di danno. È necessario anche avere il giusto tempismo, se abbiamo le armi scariche, infatti, il tempo di ricarica nullificherà tutti i progressi fatti.

Sempre tirando in mezzo gli altri titoli della software house, è stata aggiunta una vera pausa, richiesta da tantissimi giocatori. Inoltre, i checkpoint sono indulgenti e i giocatori possono ripartire da un checkpoint (o riavviare la missione dall’inizio) rapidamente dal menu, con tempi di caricamento minimi. Quando si riparte da un checkpoint, la salute e le munizioni vengono ripristinate, quindi è un ottimo trucco da utilizzare dopo aver trovato un checkpoint se si è a corto di salute o munizioni. È possibile modificare le parti del mech direttamente dal menu senza dover terminare la missione e tornare all’hangar, un’altra brillante funzione di Quality of Life che evita ai giocatori di dover ricominciare continuamente le missioni, così da poter sperimentare con pezzi diversi una sfida altrimenti insormontabile.

Infinita personalizzazione

Armored Core VI è uno dei titoli con più personalizzazione usciti negli ultimi anni. Come nei precedenti giochi di FromSoftware, c’è un’immensa quantità di combinazioni da utilizzare in diversi playthrough ed è davvero soddisfacente portare a termine un combattimento complesso con dotazioni non convezionali. Questo gioco, inoltre, mantiene la consueta limitazione di peso che ci accompagna sempre nei titoli From, in modo che le decisioni siano più importanti quando si regolano le parti del proprio mech.

Il numero di dotazioni che è possibile acquistare presso il negozio può essere soverchiante a prima vista. Una marea di statistiche, tantissime parti diverse da poter intercambiare. Fortunatamente lo sviluppatore ci è venuto incontro, l’opzione di riprodurre un video per mostrare ciò che si acquista, infatti, è un’eccellente funzione di Quality of Life. Ci sono così tante parti diverse dell’AC da personalizzare che è facile perdersi nell’acquisto, nel testare diverse combinazioni e nel modificare – addirittura – anche la combinazione di colori. FromSoftware ha inoltre aggiunto, all’interno del menù principale, una sezione dove poter testare il proprio mech e vederne le potenzialità direttamente sul campo.

Cacce e Arena

Le cacce sono le classiche missioni di ricerca del bersaglio da abbattere, solitamente opzionali nelle varie missioni, che garantiscono parti per il nostro AC una volta portate a termine. È una utile aggiunta che va ad aumentare, seppur di poco, la longevità delle singole richieste. Questi bersagli, in ogni caso, sono nemici tosti e ci faranno, spesso e volentieri, rimpiangerli di non averli aggirati. Vale comunque la pena completarle per migliorare il proprio mech, perché in un gioco di FromSoftware ogni cosa è sempre utile. Prima di completare l’obiettivo della missione, è importante assicurarsi che questi nemici siano stati eliminati.

Sono presenti, all’interno di Armored Core VI, alcune battaglie specifiche. La modalità Arena prevede scontri uno contro uno sempre più difficili e tesi contro le unità AC dell’IA. Si tratta di un’ottima prova di abilità per prepararsi alle battaglie più difficili durante le missioni della campagna. Completando ogni sfida si sbloccano ricompense per la personalizzazione e, soprattutto, gettoni OST. Questa valuta può essere utilizzata per acquistare importanti potenziamenti e miglioramenti permanenti per l’AC, come l’aumento dell’efficacia dei kit di riparazione.

Un pianeta denso di dettagli

Un aspetto che non dovrà essere esaminato dopo il lancio è il frame rate e le prestazioni generali del gioco. A differenza di Elden Ring, Armored Core VI: Fires of Rubicon funziona in modo incredibilmente fluido già al lancio. Non abbiamo riscontrato alcun problema tecnico durante il nostro playthrough, solo un minimo calo di frame rate notato dopo il caricamento di una scena ricca di azione. Per il resto, nella modalità Performance della PS5, il titolo gira perfettamente a 60 FPS. Esiste anche una modalità Qualità che introduce il ray tracing (purtroppo disponibile solamente all’interno dell’hangar), ma la frequenza dei fotogrammi ovviamente ne risentirà. Data la rapidità con cui si gioca, la modalità Prestazioni risulta essere la scelta migliore.

Dal punto di vista della grafica e dello stile artistico, Armored Core VI è una delizia per gli occhi, con tante esplosioni ed effetti. Il mondo stesso è affascinante, con mappe uniche che presentano tonnellate di dettagli per livelli così grandi. Le varie ambientazioni mantengono il gioco fresco e forniscono un livello che spesso si trova nei giochi di FromSoftware. I mech e i nemici unici sono estremamente dettagliati, il che è incredibilmente impressionante visto il numero di parti diverse che sono state progettate.

Nel complesso, il gioco scorre senza intoppi e senza glitch, il che è fondamentale per un gioco d’azione di questo calibro. In parole povere, FromSoftware ha ancora una volta azzeccato l’estetica e continua a confermarsi come uno dei migliori sviluppatori del settore per la costruzione di mondi coinvolgenti.

L’unica pecca che abbiamo riscontrato è il mancato supporto per il DualSense di PlayStation 5. La funzionalità di vibrazione e feedback, peculiare di questo controller, risulta assente in qualsiasi forma di gameplay, sia nel banale sparare con le armi da fuoco che nel muoversi nei vari ambienti di gioco.

Conclusione

Con una campagna davvero ben fatta per giocatore singolo, di opzioni multigiocatore, di un’intensa azione di gioco e di immense possibilità di personalizzazione, Armored Core VI: Fires of Rubicon è quello che si dice il pacchetto completo. Le meccaniche fondamentali che i giocatori hanno imparato ad amare nei giochi FromSoftware sono presenti e, anzi, sono accentuate data la presenza dei mech. Il gameplay frenetico mescolato con la famosa sfida di FromSoftware crea la miscela perfetta per un gioco d’azione.

In modo impressionante, FromSoftware continua a fare tutto questo con la massima qualità e a consolidare ulteriormente il suo posto tra i più grandi sviluppatori di videogiochi. Questo titolo è il perfetto punto di ingresso alla serie, proprio come Sekiro nel 2019 e Elden Ring nel 2022.

Nell’anno probabilmente più importante della storia dei videogiochi, è giusto che uno dei migliori sviluppatori lasci un segno riaccendendo un franchise e spingendolo verso nuove vette. Armored Core VI merita un posto tra i migliori giochi d’azione ai The Game Awards di dicembre.

E voi invece, cosa ne pensate di questo titolo? Fatecelo sapere come sempre nei commenti e continuate a seguirci su Nerdpool.it.

Armored Core VI: Fires of Rubicon coniuga mirabilmente un combattimento soddisfacente con un'ampia personalizzazione dei mech, con missioni brevi che consentono di sperimentare rapidamente nuove idee e parti. Tuttavia, una volta trovato un assetto ottimale, è possibile che per alcuni possa scadere nella ripetitività. Il risultato è comunque ottimo, con ambientazioni da togliere il fiato e boss difficili da battere. Le prestazioni solide su PS5 lo rendono un'esperienza valida nel suo complesso, ma temiamo che, per via di un'utenza di "nicchia", Armored Core VI: Fires of Rubicon non diventerà famoso come altri titoli FromSoftware degli ultimi anni.

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