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Dylan Dog Oldboy 20: A occhi chiusi – I ragazzi Selvaggi

Il Dylan Dog Oldboy 20, in edicola in questi giorni, non è solo un’ulteriore conferma dell’ottimo lavoro svolto da Franco Busatta su questa testata ormai da anni, ma un ulteriore amplificazione del potenziale della stessa.

Cosi come anticipato da Barbara Baraldi, nuova curatrice del personaggio, su podcast di Bonelli, l’Oldboy ha un’enorme potenzialità, poiché permette di giocare, narrare e scrivere degli anni ’80 da un punto di vista privilegiato, di chi sa già a cosa hanno portato.

Poter raccontare gli anni ’80 a quasi mezzo secolo di distanza, conoscendo le evoluzioni sociali e geopolitiche e culturali che quegli anni hanno scatenato, permette a chi scrive storie di poter giocare con gli avvenimenti passati, costruire trame davvero interessanti, e sfruttare appieno le potenzialità dell’ Oldboy.

A occhi chiusi

La storia più riuscita in questo senso è la prima di questo numero, A occhi chiusi, di Bruno Enna e la stessa Baraldi. Jacob, un ex militare, passa la notte in un tempio dedicato a un demone misterioso, si ritrova a “volare” avanti e indietro nel tempo in una danza inquieta e si reca da Dylan chiedendogli di ucciderlo.

Lo zig zag attraverso le pieghe del tempo è caratterizzato attraverso la scelta di tavole con una tonalità di grigio differente, un’immagine sbiadita di ciò che accadrà. Accadimenti talmente assurdi e tragici da risultare quasi impossibile il loro verificarsi.

L’estinzione di centinaia di specie viventi a causa di un pesticida, un attentato alle torri gemelle nel pieno centro di New York, una Londra deserta a causa di un certo Covid-19. L’orrore degli anni ’80 è la normalità del nostro presente.

Enna riesce a zigzagare nel tempo, raccontando il presente attraverso gli occhi del passato. Un capovolgimento delle regole dello spazio tempo. Un espediente riuscitissimo e che abbiamo davvero apprezzato.

La storia, davvero gradevole da leggere, è illustrata da Nizzoli Marco e Acciarino Gianluca, che supportano in maniera eccelsa la bellissima storia sopracitata.

I ragazzi selvaggi

Di tutt’altro respiro invece la seconda storia, con la Baraldi ai testi e Gianluca Acciarino ai disegni. La storia nasce dalla volontà del curatore Busatta di esplorare l’universo narrativo di William Burroughs, scrittore statunitense del secondo novecento. La storia prende il titolo dal suo omonimo romanzo del 1971 raffigurante un movimento giovanile omosessuale il cui obiettivo e scopo ultimo è la rovina definitiva della civiltà occidentale, ed è ambientato in una apocalittica fine del XX secolo.

L’episodio dylandoghiano ne cattura gli elementi principali, a partire dalla frantumazione del linguaggio proclamata in apertura dallo scrittore Bull Lee, creatore attraverso le sue parole dell’ Interzona.

Una zona al di là del tempo e dello spazio creata attraverso le parole digitate su una Clark Nova, una macchina da scrivere che condurrà Dylan in questo luogo che non è ma che esiste. La storia è un continuum sospeso tra l’irreale e l’impossibile, con alcuni riferimenti visivi a Mad Max.

La sceneggiatura è colta e ben strutturata, cosi come ci ha abituati Barbara Baraldi, mai scontata nelle sue storie. In perfetta sintonia i disegni di Acciarino, con una buona quantità di dettaglio che però non appesantisce le pagine.

Il Dylan Dog Oldboy 20 alza ulteriormente la qualità editoriale di questa testata, attraverso un uso metodico e sapiente del meta, producendo due storie davvero belle.

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