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Killers of the Flower Moon : la recensione

Un film imperdibile!

Grazie agli amici di 01 distribution, abbiamo avuto modo di vedere l’attesissimo Killers of the Flower Moon. Il film rappresenta l’ultima fatica di Martin Scorsese con protagonisti Leonardo di Caprio, Robert De Niro e Lily Gladstone. Le aspettative erano altissime. Saranno state rispettate? Scopriamolo insieme in questa recensione senza spoilers!

Una breve sinossi

“Negli anni venti, i membri di una tribù di nativi americani gli Osage dell’Oklahoma, sono uccisi dopo che il petrolio viene scoperto nella loro riserva. L’FBI inizia dunque ad indagare”.

JaNae Collins, Lily Gladstone, Cara Jade Myers and Jillian Dion in “Killers of the Flower Moon,” coming soon to Apple TV+.

Le nostre impressioni

Ci troviamo di fronte ad un film superiore. Killers of The Flower Moon gioca in un altro campionato ricordandoci cos’è il cinema. Troviamo una narrazione spettacolare, fatta di silenzi e di detti e non detti, di sguardi e di dialoghi ben misurati e sempre credibili.

Il film scava nella psicologia dei protagonisti, raccontati a trecentosessanta gradi anche grazie a delle prove attoriali di altissimo livello. Magistrale l’interpretazione di De Niro, chiamato ad un ruolo non facile, ma che interpreta con grande naturalezza e credibilità. Infatti sarebbe stato facile rendere ridicolo, il suo personaggio, vero master of puppets dell’intera vicenda. Pazzesca nella sua espressività Lily Gladstone, che più che con le brevi linee di dialogo parla soprattutto attraverso degli sguardi profondissimi. Bravissimo anche Di Caprio, che a nostro avviso si riconferma come un attore di primissima fascia a cui la maturità ha fatto solo che bene.

Killers of the Flower Moon in ogni caso è un film completo. Infatti unisce due ingredienti che si amalgamano benissimo. Da una parte una storia drammatica, avvincente e che vi terrà incollati allo schermo fino in fondo, d’altra una critica sociale spietata e senza scrupoli.

La pellicola si prende tutto il tempo per toccare dei temi, ancora oggi molto delicati negli Stati Uniti, ma che per la loro universalità lo sono un po’ ovunque. Spietata è la sua critica al razzismo, alle discriminazioni e alle violenze subite dai nativi americani da parte dei coloni bianchi, avvenute oltretutto in epoche ben più prossime di quanto si potrebbe sospettare.

Critica sociale fatta a modo

Nel fare critica sociale, il film non scade mai in una retorica banale e politicizzata, anzi. Il film di Scorsese aldilà di qualche licenza narrativa, può essere visto quasi come un documento antropologico. Un dipinto dell’America degli anni ’20 tra residui Western e modernità. Un’America in cui non c’è più posto per i nativi e in cui, ieri come oggi, il denaro e il potere che questo può garantire, spingono gli uomini alle peggiori atrocità.

Killers of the Flower Moon dunque si potrebbe inserire in un lungo filone di cinema “revisionista“, western o di ambientazione Western, che a partire dagli anni ’70, con film come ballando con i lupi, hanno rielaborato in chiave critica la storia americana. Superando la narrazione idealizzata dei film precedenti.

Comparto tecnico

Killers of the Flower Moon, prima di tutto si fa forza su una ricostruzione degli ambienti e dei costumi, semplicemente perfetta e curata nel minimo dettaglio. I tempi comici sono gestiti benissimo, servono a spezzare la tensione creata dal dipanarsi sempre più cruento degli eventi. Pensare che quanto descritto è realmente accaduto infatti, ci porta a riflettere ma crea anche un nodo allo stomaco difficile da sciogliere.

La regia è pazzesca, alternando i campi larghi a dei primi piani in grado di entrare nell’intimità dei protagonisti, cercando di scrutarne l’anima. Al classico formato in 16:9 si affianca quella in 4:3 usata per mostrare dei brevi filmati in bianco e nero, che aiutano ad immergersi nelle atmosfere dell’epoca. Li si usa, ma per fortuna non se ne abusa.

Pazzesche le musiche, tra brani originali e classici del blues in grado di creare un senso di melanconia e tristezza davvero tagliente. Sono parte integrante della narrazione, in grado di descriverci senza particolari giochi di parole, la drammaticità delle scene.

Il film quando vuole è molto truculento, grazie ad un uso del trucco di altissimo livello in grado di rendere credibili molte scene sanguinolente e crude.

Fantastica anche la fotografia, in grado di ricostruire visivamente le atmosfere vintage in cui si ambienta il film. Si ricercano molto le tonalità del grigio, del rosso e dell’aranciato.

Poteva durare un po’ di meno? Si forse sul montaggio si poteva tagliare qualcosa. Ma come accennato gli stessi momenti di silenzio sono forse quelli più espressivi e pieni di significato. Le tre ore abbondanti servono per descrivere una storia densa, che ha tanto da raccontare a partire dal contesto storico per arrivare alla parabola dei suoi protagonisti.

Conclusioni

Un film semplicemente IMPERDIBILE. Intrattiene, con una storia carica di dramma e tensione. Fa riflettere toccando dei tasti molto delicati su cui è importante fare luce. Insomma un film da vedere prima di morire!

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