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NerdPool incontra Flavia Biondi

Durante Lucca Comics & Games 2023 abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche domanda a Flavia Biondi in merito alla sua ultima opera, La Casa delle Magnolie, uscita a inizio mese per Bao Publishing. Buona lettura!

Ciao Flavia e benvenuta su NerdPool!

Ciao a tutti!

A Lucca Comics & Games 2023 è uscita la tua nuova opera, La casa delle magnolie. Noi troviamo che al centro della storia ci siano innanzitutto i ricordi, quelli felici, tristi, dimenticati o che vorremmo dimenticare. Credi che tutti noi abbiamo, o dobbiamo trovare, un luogo simile alla casa per poter avere la nostra serenità e andare avanti in mezzo alle difficoltà del mondo che ci circonda?

Innanzitutto bella la domanda, mi è piaciuta moltissimo! La casa delle magnolie è una storia ambientata in un vecchio casale toscano non più abitato da anni. Io sono toscana di origini e purtroppo nelle mie zone di edifici simili ce ne sono moltissimi. Una delle cose che mi è piaciuto fare in questo racconto è stata ripopolare, almeno con la fantasia, una di queste tante case attualmente vuote delle nostre campagne. In questa storia, questa casa riesce a riunire una famiglia. Non dico altro altrimenti sarebbe uno spoiler, ma è così. Il mio augurio è sicuramente che ognuno possa trovare la sua personale “casa delle magnolie”, perché credo che a tutti serva la compagnia della famiglia, in qualsiasi modo ciascuno di noi la intenda.

Altri due temi centrali sono l’affetto in senso lato, non solo amoroso, e la condivisione. Come mai questa scelta in un mondo dove pare che solo l’amore in senso stretto sia la forza in grado di salvare le persone?

Penso che l’amore non sia da intendere solo in senso romantico, nella vita abbiamo la fortuna di essere attraversati da questo sentimento in tanti modi. Spesso si dà per scontato l’amore della famiglia, ma non lo è, perché porta con sé tutta la storia delle persone che ci sono state prima di noi e di quelle che ci saranno dopo. C’è anche quell’amore che ogni giorno dobbiamo scegliere di dare a noi e agli altri, perché soltanto allungandoci per primi verso gli altri riusciamo a creare legami con altre persone, anche in mezzo alle difficoltà.

Ada dice una frase che ci è piaciuta tantissimo: “Il dolore rende più consapevoli” e forse alla fine della storia lei e Amelia raggiungono questa consapevolezza e superano i loro traumi. Credi che esista ancora uno stigma sul superare il dolore, in una società che vuole tutti forti, e sul farlo senza un supporto (anche psicologico) che invece per una certa generazione è necessario?

Sì, penso che soprattutto per generazioni come la mia e quelle più giovani si sia abbassata sempre di più l’età performativa in cui ci viene chiesto di esserci realizzati, di essere già arrivati. E anche il dolore funziona e viene accettato socialmente solo quando lo si è superato, cioè quando lo si è trasformato in successo. Questa è una cosa che mi turba molto perché non è detto che ci sia sempre un lieto fine, purtroppo. La vita non è il finale di una storia dove “si va oltre”, alle volte un dolore ci accompagna per sempre. Carmen Consoli dice in una canzone che mi piace molto “Persino il dolore più atroce si addomestica”. È una frase che mi ha sempre colpito perché mi ricorda che il dolore è qualcosa che portiamo sempre con noi, magari a guinzaglio, magari senza neppure volergli del male.

In questa storia, ad esempio, c’è un personaggio che non riesce del tutto, neppure alla fine, ad andare oltre alcune difficoltà. Tutti le mettono fretta perché guarisca da un incidente di percorso, ma siccome “ci sta mettendo troppo” le persone intorno a lei iniziano a stufarsi. In questa storia la vediamo compiere solo piccoli passi ma secondo me è già abbastanza. Quindi credo che sì, ci sia sempre più bisogno di prestare attenzione al tema della salute mentale e di essere più pazienti con se stessi, dandosi più tempo in un mondo che va sempre più di fretta. Ogni tanto serve ricordarsi che va bene anche se quel giorno non arrivi a fine giornata a fare tutto quello che avresti dovuto fare. Alle volte serve rallentare e volersi bene, che è una frase fatta ma indispensabile.

Frase fatta ma è sempre bene ricordarlo, anche perché tante cose passano dall’amore per noi stessi. Tra Ada e Amelia quale delle tue protagoniste ti è più affine? E cosa hai trasposto di te nei tuoi personaggi?

Sono nate quasi in contemporanea nella mia testa ma in realtà è nata prima Ada e ho immaginato Amelia in sua risposta. Sicuramente prima di tutto sono nati i personaggi, solo dopo ho creato la vicenda che li coinvolgeva. Di personale e di autobiografico non metto granché nelle mie storie, però ci sono piccole parti di me che mi piace elaborare attraverso queste storie, anche un po’ per analizzare meglio me stessa attraverso i miei personaggi. Per esempio, il modo di Ada di sfogare l’ansia controllando che tutto sia in ordine per potersi addormentare è una cosa mia, anche se lei è una persona diversa da me e non condivido il suo vissuto. Mentre Amelia in qualche modo rappresenta la parte più orgolgiosa di me, lei è un po’ “un barone rampante”, una persona che se si mette in testa una cosa la deve fare… anche se spesso le sue non sono le decisioni migliori da prendere. Pur di mantenere intatto il suo orgoglio non si lascia aiutare e scappa sugli alberi. Mi serviva una persona concreta come Ada per avvicinarla e farla scendere a terra. 

Una domanda un po’ più tecnica. La casa delle magnolie è la tua prima opera con gli interni a colori. Quale difficoltà hai trovato nel processo di colorazione e quale importanza hai ritenuto di dare al colore?

Ho deciso di colorare questo libro  perché tenevo molto all’aspetto paesaggistico, volevo che si sentisse la campagna e che si vedessero i suoi colori. Ho usato un approccio realistico ed inizialmente è stata una limitazione. Quando la storia ha cominciato a diventare più seria e più drammatica, mi sono resa conto che l’approccio che avevo avuto al colore non andava al passo dei sentimenti dei personaggi, in un certo senso remava contro perché il colore era “sereno” mentre le emozioni e i disegni della storia cominciavano a non esserlo più. Questo mi ha insegnato che il colore ha un alfabeto, come il disegno e la scrittura. Tutto va studiato e programmato. C’è una scena, ad esempio, in cui un personaggio – senza un motivo particolare – spegne la luce e poi la riaccende, un escamotage che ho trovato per raffreddare i colori delle immagini in quel momento.

Hai parlato di “alfabeto” per la storia e i colori, e anche per i personaggi c’è un alfabeto per farli parlare. Ne La casa delle magnolie quanto ti hanno parlato i personaggi della loro storia, o i colori su come volevano essere esposti e raffigurati?

È stata un po’ la parte più difficile in questa storia, in particolare capire in che modo delineare i personaggi. I miei libri sono sempre slice of life, anche in questo caso avevo chiare da subito alcune vicende familiari, quali erano i problemi dei personaggi, ma non sapevo esattamente come accompagnarli verso il finale, perché siamo abituati a vedere i protagonisti che si risolvono nel finale. Ho dovuto parlare molto anch’io con Ada e Amelia per capire in che modo accompagnarle al loro finale. Dal lato più pratico, ho cominciato La casa delle magnolie nel 2018 e ho dovuto interrompere varie volte la lavorazione per dedicarmi anche ad altri progetti e, nel frattempo, sono cambiata molto anch’io. Mi sono trovata a fare varie riscritture degli sviluppi dei personaggi, in base anche a come cambiavano le emozioni nella mia vita. È stato un lavoro lungo e intenso (ride).

Troviamo che rappresenti molto bene nelle tue opere le relazioni affettive, con estremo realismo e complessità, laddove spesso si semplifica anche troppo, mentre nella realtà non è così semplice. Questo deriva dalla tua esperienza personale, dai tuoi rapporti o da quello che vivi e senti intorno a te?

Ho sempre odiato idealizzare l’amore. Nessuno di noi è perfetto, perciò non lo sono neanche i nostri rapporti. Si possono costruire belle relazioni senza dimenticarci che l’amore non è solo quello romantico ma è ciò che ci tiene incollati tutti fra noi, non dobbiamo essere parsimoniosi e anzi se possibile regaliamone un po’ in più.


Ringraziamo ancora Flavia Biondi e Bao Publishing per averci concesso questa intervista durante l’ultima edizione di Lucca Comics & Games. Vi ricordiamo che potete trovare in fumetteria, libreria e online La casa delle magnolie. Troverete nei prossimi giorni sul sito la nostra recensione.

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