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Spaceman – recensione della nuova space opera di Netflix

Adam Sandler in una nuova veste…spaziale!

Spaceman è il nuovo film sci-fi prodotto da Netflix tratto dal racconto di Jaroslav Kalfar intitolato “Spaceman of Bohemia”. Diretto da Johan Renck, autore principalmente di videoclip musicali di star quali David Bowie, Madonna e Robbie Williams, vede come protagonisti Adam Sandler, Carey Mulligan e Paul Dano.

La trama di Spaceman

Dopo aver trascorso sei mesi in una missione di esplorazione solitaria ai limiti dell’universo conosciuto, Jakub (Adam Sandler) si rende conto che il suo matrimonio potrebbe non esistere più una volta ritornato sulla Terra. Grazie all’aiuto di una misteriosa creatura di nome Hanus (Paul Dano), risalente alla notte dei tempi, Jakub affronterà involontariamente un percorso per cercare di capire cosa è andato storto.

La nuova sfumatura di Adam Sandler

Per chi non lo sapesse, Adam Sandler ha già dimostrato in diversi film di essere un grande attore drammatico (Uncut Gems o Hustle, per citarne due), oltre ad un ottimo comico. Con Spaceman, riesce nell’intento di mostrarci una nuova maschera delle sue capacità attoriali, forse la sua più profonda finora. Un Sandler egoista e solitario, completamente apatico fino a quando, l’incontro con Hanus, gli consentirà di aprire gli occhi e realizzare dove ha sbagliato. Assieme a lui pochi altri attori ma dalle grandi capacità, a partire da Carey Mulligan nei panni della moglie Lenka fino alla voce quasi eterea prestata da Paul Dano per il personaggio di Hanus.

Atmosfera da fine del mondo

Non è difficile empatizzare con il cosmonauta protagonista, complice una colonna sonora variopinta, caratterizzata da musiche psichedeliche ad altre più controllate, a seconda dell’emozione in scena. Per quanto riguarda l’ambientazione spaziale, seppur con un minutaggio ridotto, è rappresentata in modo autentica e colorata, in particolare le sequenze finali hanno uno stile molto originale seppur derivativo.

La filosofia di Spaceman

Il concetto di Panta Rei attribuito a Eraclito, secondo la quale “tutto scorre” e niente è permanente, viene citato da Hanus con una frase simile che racchiude lo stesso concetto: “Tutto è permanente eppure nulla lo è mai”. Attraverso un percorso di conoscenza della razza umana, Hanus scava dentro il passato dell’astronauta per capire cosa caratterizza noi umani, andando a scoprire una delle emozioni più comuni e profonde: la solitudine. Una solitudine, in questo caso, autoinfilitta da Jakub, incapace di realizzare l’importanza delle persone attorno a lui a causa, anche, di un passato tragico. Una riflessione profonda, quella di Spacemen che, attraverso gli occhi di questa creatura, riflette uno degli aspetti più intimi della razza umana.

Insomma, è un must see?

L’ultima space opera di Netflix, per quanto originale e coinvolgente, è derivativa da molti altri film sci-fi e non. Tutto sommato, però, riesce a dare un’impronta più autoriale e profonda rispetto alla maggioranza del genere fantascientifico. Non è un film per tutti, dovuto principalmente al ritmo lento, ma a fine visione potrebbe lasciarvi dei bei spunti su cui riflettere… e d’altronde, cosa vogliamo di più dal cinema?

Potete trovare da oggi Spaceman su Netflix! Curiosi del nuovo film con Adam Sandler? Fatecelo sapere con un commento!

L’ultima space opera di Netflix, per quanto originale e coinvolgente, è derivativa da molti altri film sci-fi e non. Tutto sommato, però, riesce a dare un’impronta più autoriale e profonda rispetto alla maggioranza del genere fantascientifico. Non è un film per tutti, dovuto principalmente al ritmo lento del film, ma a fine visione potrebbe lasciarvi dei bei spunti su cui riflettere… e d'altronde, cosa vogliamo di più dal cinema?

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