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13 Reasons…WHY? Recensione 2 stagione ***ALLERTA SPOILER***

Da quando uscì la notizia della seconda stagione della serie la domanda che più spesso mi sono ripetuta è stata: Perché? Perché non mettere il punto a quella che era, evidentemente, una serie autoconclusiva. Hai raccontato la sua storia, ora basta.

Lo scorso anno, la serie tratta dal romanzo di Jay Asher suscitò molto scalpore. La storia incentrata sul suicidio della liceale Hanna Baker (Katherine Langford) che, prima di morire, incide 13 cassette in cui racconta i motivi e le persone che l’hanno spinta a compiere il tragico gesto.

La serie affrontava temi delicati ed importanti:
il suicidio, lo stupro, la droga e il bullismo che si diffonde nei licei, per questo fu tanto acclamata dal pubblico quanto criticata per il modo in cui sono state affrontate determinate tematiche.

Dopo le cassette…le Polaroid

La seconda stagione parte alcuni mesi dopo gli eventi trattati nella prima, quando sta per cominciare il processo che vede la madre di Hannah (Kate Walsh) contro la scuola, accusata di aver deliberatamente ignorato il bullismo e le varie ed evidenti richieste d’aiuto della figlia.

Al posto delle cassette, in questa stagione a Clay vengono recapitate misteriose Polaroid che fanno chiaramente intendere che Hannah e Jessica non sono state le uniche vittime di Bryce e dei suoi compagni di squadra.

Questa volta la storia di Hannah fa solo da sfondo a quelle degli altri ragazzi impegnati, da un lato, ad affrontare il processo, dall’altro a cercare prove contro Bryce. Mentre Alex (Miles Heizer) cerca di riprendersi dalle conseguenze del suo tentato suicidio, Jessica (Alisha Boe) fa i conti con la violenza subita dal compagno di scuola Bryce Walker (Justin Prentice). Al centro della storia, Clay (Dylan Minnette) ancora ossessionato dalla morte della ragazza che amava.

Ancora temi delicati

13 è una seria che punta più alla riflessione e alla denuncia di alcuni comportamenti piuttosto che al mero intrattenimento.
Anche nella seconda stagione, dunque, si torna a parlare di temi importanti e delicati.

Ogni personaggio rappresenta una tematica diversa: Alex il suicidio; Jessica lo stupro; Tyler, la vendetta; Justyn la droga.
Particolarmente d’impatto la storia di Jessica, da un lato ritratta come vittima che tenta di reagire alla violenza subita e ricominciare la propria vita nonostante alcuni le vogliano dare la colpa di ciò che le è capitato, dall’altro alla fine della serie diventa portavoce di tutte quelle donne che come lei sono state vittime di violenza. Storia che si conclude in un’ultima scena in cui la testimonianza di Jessica si mescola con gli altri personaggi femminili della serie.

In questa nuova stagione le storie di tutti i personaggi vengono nuovamente arricchite rendendo i personaggi più reali.
Oltre ai personaggi già citati vediamo un ritorno di Justyn (Brandon Flynn) che cerca la redenzione nonostante la sua ormai evidente dipendenza;
la storyline di Tyler (Devin Druid) che da vittima di bulli si improvvisa bullo cadendo in una spirale di autocommiserazione e violenza che si conclude con la scena del suo stupro, scena esaltata quanto inutile.

Why…NOT

Nonostante le tematiche, questa stagione distrugge quasi completamente il personaggio di Hannah, ritratta come vittima nella prima stagione.
Mano a mano che le vere storie dei ragazzi vengono fuori le cassette ed i motivi di Hannah vengono fatte a pezzi.

A partire dal bacio con Courtney, non un unico bacio, ma l’inizio di una serie che ci fa pensare che forse ad Hannah non dispiacesse così tanto.
Fino ad arrivare a Zach, accusato da Hannah per aver rubato dei bigliettini dedicati a lei, ma nessuna traccia della loro relazione durata un’intera estate con tanto di prima volta per entrambi i ragazzi e poi conclusasi per volere di Zach.
E perché non citare nelle cassette la relazione extraconiugale del padre che lei aveva scoperto per caso?

In questa nuova stagione il personaggio di Hannah da vittima diventa carnefice.
Vediamo come anche lei, nonostante tutto, non sia quella brava ragazza che voleva farci credere e che, incidendo quelle cassette, ha fatto ai suoi compagni di scuola tanto male quanto loro ne hanno fatto a lei.
Ne esce il ritratto una ragazza disturbata, a cui sicuramente è stato fatto molto male, ma che per vendetta incide delle mezze verità sconvolgendo le vite di altre persone,
diventando così parte di quella storia di bullismo tanto denunciata.

Per non parlare di quello che è il personaggio centrale della serie, Clay.
Stavolta il nostro protagonista non si limita a ricordare Hannah ma la rende una persona fisica con cui interagire, ovunque, senza che mai nessuno se ne accorga e lo scambi per un pazzo che parla da solo.

CURIOSITA’

Una curiosità che riguarda la nuova stagione:
per le sue storie crude e talvolte violente gli autori si sono giustificati sostenendo che si sono avvalsi all’aiuto di alcuni esperti in quanto alcune vicende si basano su fatti realmente accaduti.
Questo per dimostrare che ci sono situazioni che spesso hanno riscontri anche nella realtà.

Per cominciare la sentenza di Bryan, mal digerita da tutti coloro che hanno seguito la serie, accusato di violenza sessuale, ma che torna in breve tempo a vivere la sua vita come se mai nulla fosse accaduto.
Pare che il caso sia molto simile a quello di Brock Turner, studente della Standford University, accusato di aver stuprato una ragazza che era in stato di incoscienza a causa dell’alcol. Fù poi condannato a 6 mesi di carcere ma ne scontò solo 3 (vi ricorda qualcuno?

Un altro caso è quello di Tyler e Cyrus, un amicizia che mano a mano che ci si addentra nella serie, risulta malsana per entrambi i ragazzi in quanto porta ad un escalation di atti di violenza che culmina con il tentativo di Tyler di compiere una strage durante il ballo della scuola. Una chiara rappresentazione del massacro della Columbine. Addirittura uno stralcio del dialogo dell’ultimo episodio tra Tyler e Clay viene ripreso interamente dall’attacco reale: “Vattene da qui. Vattene a casa”. Infatti uno dei due assassini, Eric Harris prima di entrare nel liceo incontrò uno dei suoi amici e gli disse queste parole.

Anche la scena dell’aggressione da parte di Montgomery e degli altri ragazzi della squadra ai danni di Tyler, scena della quale abbiamo già parlato. Un momento brutale e cruento che purtroppo ha dei riscontri anche nella realtà. Infatti nell’ottobre del 2017 cinque ragazzi tentarono di violentare un coetaneo con un palo di metallo.

Conclusioni

Con 13 Reasons why gli autori hanno voluto denunciare problemi sempre più ricorrenti tra i ragazzi, in modo crudo e molto realistico, spesso forse anche troppo forzato.
Si punta a sensibilizzare il pubblico e i ragazzi, tanto che dopo le critiche fatte alla prima stagione, all’inizio della serie vediamo i protagonisti consigliare a chi soffre di questi problemi di rivolgersi agli esperti.
Ma con la seconda stagione tutti i buoni propositi sono stati affossati in un oceano di “Perchè?”.

Siete d’accordo con me? Vi è piaciuta questa seconda stagione?
Lasciate un commento per farcelo sapere.

 

 

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