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L’isola dei bambini dimenticati – Recensione

L’isola dei bambini dimenticati

L’isola dei bambini dimenticati è un manga scritto dal maestro Kei Sanbe, chiamato originalmente Hoozuki no shima, edito da Star Comics nel nostro paese durante il 2018. L’opera è una mini serie, conta fino a 4 volumi, in formato tankobon per 12,8×18 cm, di circa 200 pagine. 5,90€ a volume. La pubblicazione è affidata alla cura di Blue Factory Srl. Ricordiamo altre opere, del maestro Kei Sanbe, come Eresed.

Autore

Nelle opere del maestro Kei Sanbe possiamo notare fin da subito una dualità tra due mondi, tra due sfere: quella dell’essere adulto, a quella dell’essere bambino. Due mondi che si combattono, due realtà che non sembrano comunicare se non con inganni, indifferenza o preconcetti. Il tratto è marcato, i personaggi non vengono caricati di dettagli, presentando uno stile abbastanza pulito, ciò induce a confondere l’età di alcuni bambini che sembrano adolescenti, adulti che sembrano giovani ragazzi. Contrariamente, i paesaggi vengono rappresentati nel dettaglio, soprattutto quando parliamo della pioggia, del vapore, del bosco e dell’acqua. Questi dettagli avvolgono i personaggi che si muovono tra essi, trasferendo al lettore quasi le stesse esperienze sensoriali. Non mancano delle scene crude, nonostante l’età dei protagonisti.

Trama

L’isola dei bambini dimenticati narra di due fratelli: Kokoro, il fratello maggiore di quarta elementare, e Yume, la sorella minore di 5 anni, cieca dalla nascita. I due vengono abbandonati dalla propria famiglia e presi in carico dal campus Hoozuki, un piccolo orfanotrofio posto su di un’isola sperduta. Sull’isola oltre ai protagonisti troveremo 3 insegnanti, 1 preside e 4 nuovi compagni di classe, quest’ultimi tutti di età differente tra loro.

  • Shuichiro (quarta elementare), chiamato “shu” – Sarà colui che guiderà il gruppo ma soprattutto Kokoro, rendendolo indipendente, influenzandolo con il suo pensiero. Da cosa nasce la sua diffidenza?
  • Hatsune (quinta elementare) – Ragazza silenziosa, muta. Reduce di un trauma subito in famiglia, la sua unica voce è la musica.
  • Rikiya (sesta elementare) – Cosa si nasconde dietro alla sua iperprotettività. Cerca d’avvisare Kokoro sui rischi della scuola, e fonda le regole per la sopravvivenza.
  • Futoshi (quarta elementare) – Ragazzo semplice, che soffre di disturbo alimentare. Riuscirà a recuperare dai suoi errori del passato?

Sembrerebbe un campus normale, se non fosse che nasconde un temibile segreto: la scomparsa di uno studente. Sarà per casualità, che Kokoro inizierà a scoprire la verità che si cela dietro al campus. Affiancato dai suoi nuovi compagni, dovrà seguire le regole d’oro per sopravvivere: non credere a quello che ti dicono gli adulti e non dire la verità agli adulti. Riusciranno i bambini a scappare dall’isola? Non saranno da soli, ad aiutarli ci penserà un’altra figura misteriora, una bambina vestita di bianco.

Avventurati di notte in aule sigillate, in boschi abbandonati e in fabbriche in disuso. Nasconditi e combatti per la tua sopravvivenza, riuscirai più a credere agli adulti?

Kokoro e Yume che si nascondono, ma da chi?

Non solo bambini

La storia può ricordare per certi versi quella di The Promised Neverland, opera prodotta da Kaiu Shirai, edito da J-Pop. Potete trovare una recensione di questo manga a questo link. In entrambe le storie, troviamo un gruppo di bambini che devono combattere per la propria sopravvivenza, dall’inganno orchestrato dagli adulti. Al contrario di The Promised Neverland, in L’isola dei bambini dimenticati, non abbiamo alcun elemento fantastico ma solo la riproduzione delle paure dei bambini stessi. Ogni bambino va così a rappresentare un tipo di abuso, da quello fisico, a quello alimentare, passando per quello psicologico. In questo manga i bambini dovranno fronteggiare questi problemi, li dovranno risolvere se vogliono sopravvivere.

Un horror emozionante

Quello che si respira quando si legge L’isola dei bambini dimenticati  è l’ansia dei protagonisti. Il dover scappare, quello di nascondersi, quello di non potersi fidare, nemmeno dalle persone che li hanno tolti dalla strada. Il manga si presenta quindi come un thriller, con scene violente e con tematiche abbastanza pesanti. Un’opera di sopravvivenza e di paura, dove l’unica alleata sembrerebbe essere la natura. Riuscirai a finire di leggere questo horror? O verrai divorato dalla suspense?

Tranquillo, se ti perdessi ci sarebbe la bambina in bianco ad aiutarti

Commento

La storia prosegue in modo lineare fino alla fine. Sono presenti dei piccoli flashback, ma non da influenzare il corso della narrazione. Il tutto si conclude coerentemente, donando al manga un’ottima chiusura ed un buon motivo per leggerlo.

Una piccola pecca sono i disegni dei personaggi, chiamarli bambini o adulti alcune volte sembra perdere senso, sia per come vengono disegnate alcune scene, sia per quello che riescono a fare bambini di pochi anni. Facendo perdere quasi serietà al manga.

Una storia non per bambini

Ho letto l’isola dei bambini dimenticati in meno di un giorno. Ogni capitolo viene collegato in maniera magistrale a quello successivo, portando il lettore a non fermare la lettura. I personaggi più vanno avanti e più vengono divorati dalle proprie ansie e dalle proprie paure, sia i bambini sia gli adulti, come se non ci fosse più una vera distinzione, trasformando, in un certo senso, gli stessi bambini in carnefici.

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