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Ángeles Caso presenta: “Tutto questo fuoco– La rivoluzione delle sorelle Brontë”

Domenica 24 marzo abbiamo avuto la fortuna di partecipare a SURE, una rassegna dedicata al femminile, che si è svolta a Cantù, nello splendido contesto di Spazio Libri La Cornice.

L’ospite dell’incontro di domenica è stata Ángeles Caso, autrice spagnola che dopo essersi dedicata al giornalismo, ha scelto di intraprendere la carriera di scrittrice. Nelle sue opere si alternano il romanzo storico e la narrativa, con sempre però al centro il coraggio e la forza delle donne.

E proprio questi temi sono il cuore del libro che ha presentato: “Tutto questo fuoco – La rivoluzione delle sorelle Brontë”, che noi abbiamo avuto la fortuna di leggere in anteprima (trovate QUI la nostra recensione). Un romanzo pubblicato per la prima volta in Italia grazie all’editrice e traduttrice Claudia Tarolo, della casa editrice Marcos y Marcos.

Scritto con una delicatezza disarmante, racconta la vita delle sorelle Brontë e tutta la loro passione per lo scrivere. Mescolando sapientemente fatti storici e immaginazione, Ángeles Caso ci ha regalato un romanzo commovente e appassionato davvero imperdibile, tutto incentrato sulla figura della donna-scrittrice.

“Non possiamo considerare la letteratura fatta dalle donne come quella fatta dagli uomini”.

Ángeles Caso racconta di aver sempre desiderato dedicare un suo lavoro alle scrittrici, di oggi e di ieri, per trattare dell’enorme differenza che esiste con la loro controparte maschile.
Da sempre, infatti, uomini e donne vivono il mestiere dello scrittore in modo molto differente.

Storicamente gli uomini sono stati nondimeno incoraggiati a intraprendere questa carriera, considerata adatta alle loro menti brillanti. Le loro mogli invece fungevano da mero sostegno morale e, soprattutto, pratico. Si occupavano delle faccende domestiche e dei figli, lasciando di fatto i mariti liberi di lavorare nel silenzio dei loro studi privati.

Per le scrittrici, al contrario, questo è un mestiere da sempre tutto in salita perché, spiega l’autrice, “loro scrivevano e vivevano allo stesso tempo”. Non hanno mai avuto stanze in cui isolarsi, né qualcuno che si occupasse al posto loro della casa e dei bambini. Ma è proprio per questo che la loro vita la possiamo trovare così chiaramente anche nelle loro opere.

E le sorelle Brontë ne sono un esempio: mentre il fratello Branwell investiva il suo tempo nello scrivere e nella pittura, Charlotte, Anne ed Emily dovevano occuparsi del padre malato e della gestione della casa. Solo la sera tardi potevano finalmente riunirsi e dedicarsi alla loro passione, dopo una lunga giornata di fatiche. E sono tanti, infatti, i riferimenti al quotidiano che possiamo ritrovare nei loro romanzi più celebri. Per loro la vita e la scrittura erano un’unica cosa.

Ángeles Caso ci fa entrare proprio in quella quotidianità, permettendoci di capire com’era davvero la vita delle donne in epoca vittoriana. L’Ottocento è stato infatti un secolo molto difficile per le donne, soprattutto quelle borghesi, derubate di qualsiasi libertà. Dovevano essere gli angeli del focolare, punto e basta. Erano private dei loro corpi, dei loro desideri e della loro intelligenza. Non potevano studiare e non potevano lavorare (tranne come insegnanti o istitutrici). L’unica strada percorribile per loro era quella del matrimonio.

E alle sorelle Brontë, che non erano particolarmente belle e neppure disponevano di dote, anche questa strada sembrava preclusa. Ed è qui che emerge tutta la loro forza: nella scelta di tentare la carriera di scrittrici, per raggiungere la tanto sognata indipendenza economica. Senza, perciò, sottostare ai dettami della società, che le voleva sottomesse e piegate.  

“Il femminismo è nato qui: quando queste donne della classe media hanno capito che bisognava ribellarsi”

Ángeles Caso rivela di essersi appassionata a questa famiglia costellata di persone davvero straordinarie che, in un modo o nell’altro, hanno contribuito alla rivoluzione personale delle sorelle Brontë. Sono personaggi che Ángeles Caso sceglie di raccontare mischiando storia e immaginazione, poiché purtroppo le fonti storiche giunte sino a noi sono molto scarse.

Svela che la madre, Maria Branwell, morta giovanissima, era una donna molto intelligente e dotata. Anche il padre, il reverendo Brontë, era un uomo colto e di ampie vedute. Scelse infatti di crescere le figlie con un’educazione che in epoca vittoriana era riservata esclusivamente ai maschi. Permetteva loro di leggere tutto ciò che desideravano, di studiare e di viaggiare senza accompagnatori. Discuteva con loro dei più disparati argomenti, dalla politica alla religione.

Determinante l’influenza dello sfortunato e unico fratello, Branwell: brillante e dotato, fin dall’infanzia mostra una spiccata propensione per la scrittura e la pittura. Ma la sua spirale di autodistruzione avrà un eco fortissimo nella vita e nelle opere di Charlotte, Anne ed Emily. Schiacciato delle enormi aspettative dei suoi familiari, è stato anche lui una vittima della società patriarcale dell’epoca.

Ma diversamente dal fratello, Charlotte, Anne ed Emily hanno avuto la forza di ribellarsi e sono diventate un esempio di forza e resilienza. Le loro vite, solitarie e costellate di ostacoli e tragedie, hanno senz’altro segnato anche la loro arte. Ma la passione che le univa è stata più forte di tutto: ha sconfitto le convenzioni, le regole della società e la paura del fallimento.

La loro storia, raccontata con grande sensibilità da Ángeles Caso, è un fuoco che può alimentare la lotta per l’uguaglianza per tutte le donne del mondo.

“Guardate noi, invece, povere donne, costrette a scrivere di nascosto, a pubblicare sotto pseudonimo, a nascondere tutto questo fuoco dentro di noi, mascherando come ladre il desiderio e la furia. Guardateci stirare, cucinare, cucire, spazzare i pavimenti, cercando di rubare minuti, secondi, alla vita che scorre veloce per poter scavare lì dentro, nella brace che arde nelle nostre teste”.

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