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NerdPool incontra Michele Monteleone, Freddie Tanto e Francesco Segala

Edizioni BD ha pubblicato a maggio in volume La Palude, serie uscita in precedenza su Tacotoon, con i testi di Michele Monteleone, i disegni di Freddie Tanto e i colori di Francesco Segala. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare i tre fumettisti per parlare de La Palude e non solo.

Ciao Michele, Freddie e Francesco e benvenuti su NerdPool.it! Come da tradizione, vogliamo iniziare chiedendovi di presentarvi brevemente ai nostri lettori accennando qualcosa del vostro percorso professionale.

Michele: Ciao, sono Michele Monteleone e vi ricorderete di me per… scusate stavo canalizzando troy McClure dei Simpson. Scrivo romanzi horror per Sperling & Kupfer e per ragazzi per Emons, ho lavorato gran parte della mia carriera nel mercato dei fumetti da edicola collaborando con testate come Dylan Dog e Orfani per la Bonelli, su Battaglia e Caput Mundi per la Cosmo. Ho scritto il mio primo lavoro autoriale per Bao Publishing, Senzombra e quest’anno è uscito per Edizioni Bd La Palude.

Freddie: Mi chiamo Freddie, nonostante la mia formazione sia stata come disegnatore di fumetti le mie prime pubblicazioni son state dei libri illustrati e in alcuni fumetti brevi su delle antologie. La Palude è la mia prima graphic novel.

Francesco: Mi chiamo Francesco Segala, sono un colorista da qualche anno e lavoro sia per il mercato italiano che per quello statunitense. Tra le svariate, Per BD ho pubblicato anche Black Rock, progetto a cui sono molto legato, ed é uscita con loro la versione italiana di House of Slaughter – scarlatto.

Da dove nasce la storia de La Palude e, in particolare, il personaggio della protagonista Leah?

M: So per certo, perché nei nostri rari momenti di socialità, tra autori ci parliamo, che ogni scrittore ha modi diversi di trovare l’ispirazione e poi vie ancora più divergenti per sviluppare le proprie idee. Io di solito, dopo avere senza successo cercato di inseguire storie molto ben pianificate e strutturate (perché è così che ti dicono di procedere i manuali di scrittura), mi innamoro di un’immagine e la inseguo fino a creargli attorno una storia che sia effettivamente frutto di pianificazione e abbia una struttura solida. Nello specifico quando ho scritto La Palude, ho immaginato questa ragazzina sperduta in questo luogo immondo con una spada sulla schiena troppo grande per il suo fisico e, legato alla cintura, un petulante demone intrappolato in una bottiglia (è diventata poi una lanterna). La storia per me era già tutta lì, bastava rischiarare la fog of war che circondava il personaggio e dare vita a tutto il resto.

Fre: Dal punto di vista estetico l’aspetto di Leah nasce dall’esigenza narrativa di creare un contrasto. Volevamo che apparisse una ragazzina molto comune e dall’aspetto pulito, in contrasto col mondo malsano e contaminato creato dalla Palude.

L’interazione tra la protagonista e il demone aggiunge, a una storia altrimenti molto cupa, un pizzico di ironia e leggerezza. Come avete sviluppato questi dialoghi e il rapporto tra i due?

M: Come dicevo Marbas, il demone e Leah, la ragazzina indifesa, sono stati partoriti insieme e sono sempre stati legati tra loro da questo strano rapporto. Si detestano visto che lui ha distrutto il villaggio di Leah e perché lei sta portando il demone a morire la vera morte, ma nello stesso momento Leah è l’unica che potrebbe salvare la vita di Marbas e Marbas è letteralmente l’unica persona che accompagna Leah nel suo difficile viaggio. Quindi, proprio come due compagni di viaggio reticenti, entrambi si ritrovano a riempire i momenti di silenzio con le chiacchiere e le battutine iniziano a far parte del loro modo di comunicare, anche se dietro a ogni battuta rimane il senso di orrore per il destino che li lega.

@La Palude, Edizioni BD

Troviamo che ci siano molti riferimenti/citazioni a opere di intrattenimento e artistiche. Leah nella barca come i ritratti di Ofelia che annega, la scena degli applausi di Evangelion, il sentiero di Attack on Titan, i demoni che ricordano i mostri de Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro. Abbiamo colto le citazioni giuste? In generale quali sono gli autori o le opere che vi hanno influenzato nella stesura della storia?

M: Ofelia è un mio riferimento, per gli altri ti direi che sono per lo più di Freddie, ma anche che molti di quelli citati mi appartengono e probabilmente li ripropongo quando scrivo anche inconsciamente perché li ho profondamente interiorizzati. Per quanto riguarda le opere e gli autori che mi hanno influenzato nella stesura de La Palude, direi che posso citare tranquillamente Miura con Berserk, Miyazaki con i Souls, Jeff Vandermeer con Annientamento, ma i più importanti sono Clark Ashton Smith e Jack Vance.

I due scrittori del fantastico hanno letteralmente creato il genere della Dying Earth che, per semplificare, è il racconto di un’apocalisse in cui il mondo in cui si svolge la storia non sta per essere distrutto da una grande catastrofe naturale o dal lancio di missili nucleari, ma sta morendo lentamente, dando il tempo a chi vi abita di abituarsi all’idea della morte dell’intera specie a cui appartiene insieme al pianeta che abitano. Viva il divertimento e la leggerezza!

Fre: Ne avete beccate 2 su 4! Per quanto riguarda le citazioni dirette e volute: Ophelia era scritta espressamente in sceneggiatura da Michele mentre la citazione ad Evangelion nel sogno di Leah è stata una mia idea. Quando ho letto quel pezzo della sceneggiatura mi si è accesa proprio una lampadina e ho pensato fosse un pretesto carino e sensato in cui omaggiarlo.

Fra: Per quanto riguarda il lavoro sul mio colore, mi sono fatto influenzare da una parte da Hellboy all’inferno, opera che reputo perfetta in tutto, e da suggestioni prese da un pozzo di videogiochi e opere letterarie tra le piú svariate. Dico sempre a tutti di leggere il fumetto sentendo la colonna sonora di Hades perché mi serviva ad entrare nel mood giusto mentre lavoravo alle tavole. Se poi non lo conoscete giocateci perché é un giocone. E leggete Hellboy!

La vostra opera sembra in parte richiamare uno scenario e un immaginario norreno. Quali diverse mitologie e culture avete cercato di inserire nel vostro fumetto?

M: In realtà, arrivando alla fine del volume si scoprirà che quel richiamo è un inganno bello e buono. Diciamo che abbiamo, per comodità, usato un immaginario medievaleggiante perché è il più vicino allo stereotipo del fantasy.

Fre: Più che una cultura in particolare abbiamo cercato di restituire una dimensione quanto più medievale possibile al mondo in cui Leah si muove.

@La Palude, Edizioni BD

La palude è uscito prima su Tacotoon e ora in edizione cartacea. Il passaggio da un mezzo all’altro ha portato qualche modifica o aggiunta alle tavole? Più in generale, pensate che la carta possa rendere meglio o peggio qualche aspetto dell’opera?

M: Abbiamo dovuto modificare delle tavole e abbiamo anche aggiunto qualche pagina perché il lusso di poter tornare sul proprio lavoro dopo così poco tempo dalla pubblicazione, non me lo sarei mai lasciato scappare (sono un critico abbastanza feroce di me stesso). Ma per quanto riguarda la preferenza di uno o dell’altro, direi che non ne ho. Attualmente il mercato legato alle copie fisiche è ancora il più interessante e conosciuto in Italia, ma entrambi i mezzi hanno limiti e punti di forza.

Dove il colore risplende nell’RGB del digitale, deve comunque trovare un compromesso quando viene stampato su carta, alcune soluzioni di spericolati layout sono improponibili sul cartaceo mentre sono quasi connaturati al mezzo nella versione a scorrimento per il web. Dall’altra parte il gusto di una splash o di una doppia splash nel cartaceo è impossibile da replicare nella colonna di un webcomic, e la costrizione che il libro fisico impone al lettore nel voltare le pagine, permette una gestione più attenta del colpo di scena e in generale del ritmo di lettura. Quindi ripeto, sono mezzi diversi, ma non ne preferisco uno all’altro.

Fre: In realtà abbiamo giocato abbastanza d’anticipo. Già durante l’uscita in formato webtoon abbiamo sempre lavorato in contemporanea alle tavole nel formato cartaceo in modo da riuscire a non incappare in problemi di adattamento. Abbiamo aggiunto qualche tavola al volume cartaceo per rendere più fluide delle sequenze ma in generale direi che renda entrambi i formati.

Fra: Il mio lavoro da digitale a cartaceo, oltre alle tavole aggiunte, é stato perlopiù tecnico. Ci sono colori che su schermo “esistono” ma su carta no, come rendere quel tipo di contrasto e lucentezza anche su un formato che non li supporta? La risposta è molto noiosa e tecnica, mi basta dire che poi quando ho visto l’albo stampato (ed era perfetto) ho tirato un sospiro di sollievo e di soddisfazione (ringrazierò sempre Maria Letizia Mirabella e Giovanni
Marinovich, letterer e grafico dell’albo, per avermi aiutato mentre mi addentravo in un reame oscuro di controllo del colore!)

Dalla sceneggiatura alla colorazione dell’opera come vi siete organizzati per la realizzazione de La palude? Che tipo di collaborazione c’è stata?

M: Quella che c’è sempre quando si fanno fumetti, lunghissime chat piene di gif e i pareri di più persone che cercano, non il compromesso, ma il meglio di tutte le visioni in gioco, in maniera tale che il prodotto finale sia una somma delle parti.

Fre: La cosa molto bella di questa collaborazione è stata la possibilità di influenzare molto l’immaginario della storia. Michele mi ha lasciato molto libero di stravolgere dei dettagli e re-interpretrarli (come la lanterna di Marbas che originariamente doveva essere un’ampolla) e in altri punti ad anticiparlo con dei design come nel caso della “famiglia” che Leah incontrerà nel suo viaggio.

Fra: Il colorista subentra solitamente dopo. Ho fatto delle prove che son piaciute a tutti e da lì siamo partiti con i capitoli in digitale. Per quando riguarda la colorazione, avevo una forte idea in testa vedendo le tavole (come dicevo prima, fare un tributo a Hellboy all’inferno) e da lì essendo tutti molto orientati su gusti simili, una volta definiti i confini entro cui il mio lavoro si sarebbe sviluppato, son stato libero di agire come meglio credevo. La
sceneggiatura di Michele poi era piena di suggestioni visive che mi hanno aiutato molto.

Cercando di non fare troppi spoiler, nel finale succede qualcosa che cambia totalmente la visione sull’ambientazione della storia. Da dove deriva questa scelta?   

M: Dal fatto che era un’idea fighissima.

Avete altri progetti, insieme e non, che volete condividere con i nostri lettori? Ci potrebbe essere la possibilità di leggere un’altra storia ambientata in questo scenario? 

M: Sto scrivendo una nuova serie per Tacotoon che si intitola Camelot, una sorta di Evangelion incontra i Power Rangers, che incontrano i cavalieri della tavola rotonda, che incontrano Invincible. Siamo al sesto episodio pubblicato sulla piattaforma e sarà una serie decisamente più lunga de La Palude.

Fre: Il volume è pensato come un volume autoconclusivo quindi al momento il nostro viaggio con Leah finisce qui! Ma chissà che in futuro non ci sia spazio per tornare in questo mondo. Per quanto mi riguarda è tutto ancora molto embrionale ma sto lavorando ad una mia storia che vorrei proporre come autore completo.

Fra: Tra le svariate cose a cui sto lavorando al momento, c’é la miniserie Alice Never after per Boom!, sequel di Alice Ever After, su cui mi sto divertendo molto. Esce negli USA quest’estate!

Grazie mille per il tempo che ci avete dedicato!


Ringraziamo ancora Edizioni BD, Michele Monteleone, Freddie Tanto e Francesco Segala per questa bella intervista! Se non l’avete ancora fatto, vi invitiamo a leggere La Palude e a farci sapere che ne pensate! Continuate a seguire Nerd Pool per essere sempre aggiornati sui vostri fumetti preferiti!

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