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Sweet Home: la recensione del drama horror coreano di Netflix

Dal 18 Dicembre 2020 la piattaforma streaming di Netflix ha accolto tra i suoi titoli una nuova serie coreana horror che i fan del genere non possono assolutamente perdersi, stiamo parlando di Sweet Home.

Sweet Home - Netflix

Sweet Home: lo specchio della società

Basata sull’omonimo webtoon di Kim Kan-bi e Hwang Young-chan, Sweet Home non è la classica serie di zombie a cui ormai siamo abituati, qui i protagonisti sono i mostri e gli umani, che spesso sono l’uno sinonimo dell’altro.

Al centro della serie abbiamo Cha Hyun-soo, interpretato da Song Kang, un giovane ragazzo, studente delle scuole superiori che diventa hikikomori a seguito di vere e proprie persecuzioni di bullismo da alcuni compagni di classe.
Hyun-soo inizia dunque a isolarsi da chiunque lo circondi, pratica autolesionismo e si allontana sempre più dalla sua famiglia con cui ha spesso accese discussioni.
A seguito di un incidente, il ragazzo va a vivere da solo in un condominio e anche qui il giovane vivrà una vita di solitudine finché, fuori dalla sua camera, un misterioso male inizia a seminare morte e distruzione, costringendo il nostro protagonista ad affrontare veri e propri mostri, dentro e fuori di sé.
Ha inizio così una vera e propria battaglia contro quello che apparentemente sembra un virus che colpisce tutti indistintamente, pronto a causare l’estinzione della razza umana per lasciare spazio ad una nuova specie; una vera e propria Apocalisse fatta di violenza , sangue, crudeltà, ma anche forti legami.

Cha Hyun-soo fa così la conoscenza dei suoi vicini che, guidati da Lee Eun-hyuk (Lee Do-hyun), si sono radunati al piano terra. Ogni personaggio è ben caratterizzato grazie ad una esplorazione approfondita della personalità e del passato di ognuno di loro. Non mancano i legami che si formano tra i personaggi, evitando però la mera romanticizzazione che avrebbe banalizzato la storia.

Chi sono i veri mostri?

Sweet Home non annoia mai, tiene alta la tensione grazie anche ad una varietà nella rappresentazione dei mostri, ognuno con un aspetto e un’abilità differente; dal mostro gigante e muscoloso con un’incredibile forza, al mostro fatto di una strana gelatina, passando a quello con un udito in grado di percepire il più flebile respiro e il minimo movimento, tutti, o quasi, con un unico scopo: uccidere gli umani.

Tra i mostri o i quasi tali ci sono infatti delle eccezioni, persone che pur avendo tutti i sintomi prima della trasformazione, riescono a conservare parte della loro coscienza da umani e, grazie alla loro incredibile forza, fornire un supporto ai loro compagni di viaggio, i quali però non hanno fiducia totale in queste strane creature.

  • Sweet Home
  • Sweet Home

La trasformazione degli umani in mostri fa emergere la crudeltà intrinseca che già era in loro, nella loro Anima. Non manca la violenza, lo splatter più crudo e aggressivo che pone dunque il prodotto sconsigliato ai più giovani e impressionabili.
Sweet Home affronta temi importanti che fanno parte della realtà quotidiana, come bullismo, violenza domestica e pedopornografia, rappresentando attraverso metafore lo specchio di una società malata, nella quale i veri mostri siamo proprio noi, gli umani.

Difetti di CGI

Sicuramente però non mancano i difetti, in particolare l’uso della CGI che in alcune scene rende i mostri decisamente poco realistici e credibili, aspetto sul quale si riesce a chiudere un occhio di fronte a scene di azione entusiasmanti e cariche di adrenalina, accompagnate da una colonna sonora di tutto rispetto, come “Warriors” degli Imagine Dragons.

Con l’utilizzo di un budget più sostanzioso sicuramente Sweet Home avrebbe colmato quei difetti più evidenti, nonostante ciò riesce a convincere e coinvolgere lo spettatore , diventando uno dei prodotti coreani disponibili su Netflix, insieme ad Alice in Borderland e #Alive, da non perdere.

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Trailer Sweet Home:

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Sweet Home non annoia mai, tiene alta la tensione grazie anche ad una varietà nella rappresentazione dei mostri, ognuno con un aspetto e un'abilità differente, ogni personaggio è ben caratterizzato, ciò permette di affezionarsi ad ognuno di loro. Numerose le scene splatter e di azione colme di violenza che tengono sempre vivida la tensione. A tratti vi è uno scarso uso di CGI che rende gli effetti speciali poco credibili, nonostante ciò Sweet Home è sicuramente un prodotto godibile e che riserva grandi sorprese. Sweet Home: la recensione del drama horror coreano di Netflix