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Vanish vol 1: la recensione

Vanish è la nuova serie dark fantasy supereroistica, scritta da Donny Cates e disegnata da Ryan Stegman. Proposta da Saldapress nel consueto agile volume brossurato con alette, la serie arriva in Italia con i suoi primi quattro capitoli in attesa del secondo e conclusivo volume. Ecco dunque le nostre impressioni senza spoilers sulla nuova serie del premiato duo che ha fatto faville su Venom!

Una breve sinossi

Oliver Harrison è stato un eroe leggendario che da bambino, grazie alla magia, ha sgominato la più grande minaccia al suo regno. Ma quello è stato molto, molto tempo fa. Ora che è adulto e gli eroi epici sono solo nei vecchi e polverosi volumi delle biblioteche, Oliver conduce una vita comune e abbastanza squallida nei sobborghi di una metropoli, dubitando della realtà di ciò che ricorda. Mentalmente instabile ed enormemente paranoico, fuma troppo e si ubriaca quasi ogni notte per sfuggire dai terrificanti incubi che lo perseguitano. Ma, un giorno, qualcosa lo fa uscire dalla sua spirale autodistruttiva: forse l’arrivo in città di una squadra di supereroi chiamata Prestige dimostrerà che Oliver non è solo un uomo dalla mente malata, e che magari quelle storielle fantasy sulla sua infanzia non erano folli come molti credevano!

Le nostre impressioni

Vanish si lascia leggere agevolmente. Senza particolari intoppi la storia scritta da Cates scorre veloce tra le mani del lettore. Partendo in medias res, la storia mette da subito il turbo. Dopo il climax iniziale la serie si sposta anni nel futuro mostrandoci un protagonista ben lungi dall’essere nei suoi giorni migliori.

Donny Cates ritorna con Vanish su tematiche da lui già affrontate in Buzz Kill, ovvero la tematica delle dipendenze, in particolare da droghe e alcool. Il protagonista che riviste i panni dell’antieroe cerca una forma di riscatto rispetto ad una società che lo ha dimenticato ed emarginato.
Tematiche sicuramente già battute, ma davvero ben delineate da Cates che tratteggia un protagonista solo in apparenza banale. Oliver Harrison infatti è prigioniero dei suoi stessi fantasmi, incapace di vivere una vita da uomo ordinario. Infatti, nonostante la bellissima moglie che ha avuto la fortuna di sposare, è consumato dai fantasmi degli antichi fasti.

La decostruzione del supereroe

Chi si nasconde dietro la nuova squadra di supereroi giunta in città? Chi sono in realtà i membri della squadra Prestige? Ma soprattutto, come sono legati al passato del protagonista? Continuando il filone cominciato ormai a metà degli anni ’80, continua il lavoro della decostruzione della figura del supereroe. In Vanish bene e male finiscono con il mescolarsi fino a divenire irriconoscibili. Cates ci spinge a riflettere su cosa si cela dietro le maschere e alle apparenze.

Donny Cates, al solito, usa un linguaggio sboccato, diretto e senza filtri. Non lesina di certo sul sangue e la violenza, ma questo lato più tamarro tipico dello stile di Cates non è altro che la superficie di una storia più complessa nelle tematiche.

I disegni

Stegman si mantiene su livelli altissimi e si dimostra in una forma smagliante. Dopo Venom è bello rivederlo disegnare e il suo feeling con Cates è evidente. Con Vanish può sbizzarrirsi grazie alla varietà di protagonisti e di scene di combattimento, che grazie al suo tratto risultano tanto ben disegnate quanto intellegibili. Insomma, la costruzione delle tavole, nonostante i molti dettagli, tiene bene il passo della narrazione anche grazie a delle splash page mozzafiato. Stegman si conferma una garanzia assoluta. Ciò che tocca diventa oro.

Conclusioni

Vanish è il miglior titolo mai scritto da Cates ? Sicuramente no. Ma è una miniserie che si lascia leggere e apprezzare e che si presta a due piani di lettura, uno più leggero e superficiale un altro più profondo e impegnato. Visto il colpo di scena finale, non vediamo l’ora di leggere il secondo volume per potervene parlare!

Donny Cates scrive una serie Dark Fantasy con i supereroi dai ritmi veloci e che riprende vecchie tematiche care all'autore, i disegni di Stegman sono la marcia in più che eleva il racconto.

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