back to top

L’hype e le sue possibili conseguenze

Facciamo una panoramica su quelle che possono essere le conseguenze dell'hype, tecnica di marketing su cui si basano parecchi mercati tra cui quello videoludico.

A chi non è mai capitato di farsi prendere dall’entusiasmo, quando viene annunciato un gioco in linea con i propri gusti? Mi riferisco a quella genuina sensazione fatta di curiosità ed eccitazione che puntualmente si presenta durante fiere e conferenze di ogni sorta. Dopotutto, siamo videogiocatori e ci piace sognare, tant’è che aspettiamo sempre con trepidazione qualsiasi evento che potrebbe portare all’annuncio di nuovi interessanti titoli. È la nostra passione, e non c’è nulla di male in tutto ciò, tuttavia tali dinamiche comportano alcuni “rischi”. Ora, starò per dire un’ovvietà, ma concorderete sul fatto che a instillare tali sensazioni sono principalmente i videogiochi ad alto budget. Se ci pensate, i titoli indie che attirano l’attenzione del pubblico fin da subito sono veramente pochi. E quando accade vuol dire che il team di sviluppo in questione è incredibilmente talentuoso.

Per di più – a differenza delle case di sviluppo più grandi – gli sviluppatori indipendenti sono soliti sparire dopo i trailer d’annuncio finché il loro prodotto non arriva ad una forma accettabile, e quindi condivisibile. C’è dunque una grossa differenza tra il mercato indipendente e quello più mainstream. Naturalmente, non tutte le software house agiscono allo stesso modo, ma possiamo dire che una grossa fetta del mercato AAA adotta in larga parte strategie di marketing come quella dell’hype, il cui fine è di creare elevate aspettative da parte del pubblico nei confronti del prodotto che si vuole pubblicizzare.

Apettative vs. Realtà

A tal proposito – oltre ai soliti trailer dall’alto tasso di spettacolarità – negli ultimi anni abbiamo assistito ad un crescente coinvolgimento di content creator e influencer. A questi spetta il compito di pubblicizzare nei modi più disparati il gioco di turno alle proprie schiere di follower. Basti pensare ad esempio a Ubisoft, che per l’annuncio dell’attesissimo Assassin’s Creed: Valhalla si è avvalsa dello straordinario talento di BossLogic. Potrei fare molti altri esempi, ma il punto è che nei mesi e nelle settimane precedenti al lancio veniamo bombardati di contenuti finalizzati ad accrescere il nostro hype. In questo modo i publisher sperano di creare una folta schiera di fan, tali che parlino del gioco in questione e che magari lo preordinino. Sebbene alcune delle suddette operazioni siano “positive”, è indubbio che queste strategie possano portare a conseguenze opposte.

Lo straordinario artwork realizzato da BossLogic, il quale ha tenuto uno streaming durante la sua realizzazione, tenendo i fan della serie incollati per ore.

Uno dei rischi in cui ci si può imbattere è la delusione. Non è raro che i giocatori passino il tempo a farsi aspettative colossali costruendo castelli di carta che potrebbero essere spazzati via in un istante. Parecchie volte sul web mi è capitato di vedere giocatori condividere le proprie speculazioni e fantasticherie, senza rendersi conto che forse chiedono un po’ troppo. Poi si arriva al momento del lancio e indovinate, il gioco dei loro sogni non si avvicina minimamente a quel che si aspettavano. L’hype spinge le persone a investire tempo ed energie nei confronti dei prodotti desiderati, ciò malgrado non sarebbe male se restassimo tutti con i piedi per terra. Come dicevo sopra, non c’è niente di male ad essere genuinamente interessati a qualcosa, basterebbe semplicemente prendere le cose con più parsimonia.

Crowned è un content creator estremamente talentuoso (dotato di un PC della Madonna). Se amate i racing game vi farà venir voglia di acquistare qualsiasi cosa.

Il marcio dell’hype

Nonostante la delusione possa creare sensazioni di profonda amarezza da parte del giocatore di turno, ci sono conseguenze negative perfino peggiori. È il caso dei fanboysmi. Questi atteggiamenti solitamente denotano un morboso attaccamento ad una specifica piattaforma e ai suoi titoli, oppure a determinate serie videoludiche. Il fanboy è dunque colui che denigra ciò che non appartiene alla propria “bandiera” e non vuole sentire ragioni. Provare a costruire un dialogo sensato con questi individui è praticamente impossibile, perché sarebbe come parlare con un muro capace di riempirti di insulti. È pertanto logico dedurre che i fanboy non provino un briciolo di passione nei confronti del medium, bensì nutrano una certa dose di disagio. Ma questo sicuramente lo sapete già, dato che è impossibile non imbattersi in soggetti del genere se bazzicate sul web.

Ma perché associarli all’hype? Beh dopotutto questi atteggiamenti sono in larga parte alimentati dal marketing, e lo si vede chiaramente con le console war. Siamo ormai alle porte della nona generazione e – se tutto andrà bene – nel giro di due settimane potremo mettere le mani su PlayStation 5 e Xbox Series X/S. Negli ultimi mesi le due compagnie si sono decise a mostrare più nel dettaglio le imminenti macchine da gioco e le campagne di marketing sono entrate a pieno regime. In questo lasso di tempo i fanboy hanno mostrato il peggio di sé, attaccandosi a qualsiasi affermazione, slogan o elemento capace di prevalere sugli avversari. Giustamente Sony, Microsoft ecc. devono pur pubblicizzarsi in qualche modo, ed è chiaro che situazioni del genere non sono causate totalmente dalle sponsorizzazioni. Buona parte del lavoro lo fanno i social sui quali certi atteggiamenti si diffondono a macchia d’olio senza nessuna reale contromisura capace di arginarli. Insomma, un male a cui dobbiamo fare il callo.

La desensibilizzazione dei meme

Un altro fenomeno che possiamo collegare all’hype è la realizzazione dei meme. Queste “produzioni culturali” negli anni hanno trovato terreno florido grazie ai social e non c’è bisogno di dire quanto siano radicati all’interno della nostra società. Dalla politica fino alle campagne pubblicitarie, ormai i meme sono ovunque e hanno l’obiettivo di divertire o ironizzare su determinate situazioni. Un meme può esaurirsi in un istante oppure durare intere settimane, può avere una struttura semplice oppure complessa e stratificata, e può essere compreso da cerchie più o meno vaste. Per quanto concerne il gaming, ci sono meme di ogni tipo, da quelli che riprendono situazioni e personaggi dei nostri titoli preferiti, fino ad altri più pungenti. Ed è proprio su quest’ultimi che vorrei focalizzarmi, proponendo un esempio che calza a pennello.

Il meme che diventa realtà.
Con Microsoft il meme è diventato un oggetto di marketing da affidare agli influencer.

Come probabilmente saprete, a seguito dell’ennesimo rinvio di Cyberpunk 2077, si è velocemente diffuso il meme del template giallo. Date le vicissitudini che hanno portato CD Projekt Red a posticipare più volte il tanto atteso GDR, la visione di quel banner giallo è ormai diventata sinonimo di ansia e paura. Nei minuti successivi allo sfortunato annuncio, gli abitanti del web si sono scatenati con creazioni di tutti i tipi e la cosa è andata avanti per qualche giorno senza alcun contegno. Tra i meme che più mi sono rimasti impressi c’è quello dell’account americano di Arcs System Works, gestito da ragazzi che potrei definire ottimi mematori. Il problema è che questa volta hanno toccato un tasto dolente, infatti il giorno dopo hanno dovuto cancellare il tweet incriminato. Certamente, questa situazione è divenuta a tratti tragicomica, ma riderci su risulta un tantino indelicato.

Azioni e… reazioni

Non è un segreto che dietro ai meme ci sia un certo grado di desensibilizzazione, spesso si tende a scherzare su argomenti che forse sarebbe meglio trattare con serietà. Non sto dicendo di fare i moralisti, bensì dimostrare una certa sensibilità che troppo spesso viene a mancare. In questo caso certi meme sono nati quasi spontaneamente a causa della delusione dell’ennesimo rinvio. Un riderci su per non pensare all’ulteriore attesa – e quindi all’hype – senza però riflettere a chi c’è dietro.

Considerazioni finali

In sintesi, potremmo dire che l’hype è come una seducente sirena capace di ammaliare il giocatore nei modi più eterogenei. Ma non è oro tutto ciò che luccica, e questo sistema può indurre a dei rischi come aspettative disattese o comportamenti non proprio dignitosi. Escludendo dal discorso chi manifesta reazioni estreme le cui cause risiedono in problemi più radicati, forse sarebbe meglio vivere queste situazioni con più calma. Meglio vivere con i piedi per terra, prendendo le informazioni rilasciate per quello che sono e mettendole sempre in dubbio, perlomeno fino all’uscita del titolo. Discorso analogo per i fanboyismi, che non fanno bene a nessuno e per i meme, che talvolta sarebbe meglio evitare di condividere.

E voi come vi relazionate all’hype? Vivete l’annuncio di nuovi titoli e console in modo tranquillo oppure vi fate prendere dall’eccitazione? Fatecelo sapere nei commenti e continuate a seguire Nerdpool.it per restare aggiornati sul mondo dei videogiochi!

CORRELATI