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Aspettando Cannes: 1960, l’anno di Fellini

Il Festival di Cannes, tra quelli più prestigiosi, è il più antico dopo la Mostra del Cinema di Venezia. Un evento imperdibile per gli amanti del cinema e per chi ci lavora, che è partito come rassegna di nicchia a sostegno del cinema europeo e si è poi evoluto in palcoscenico che ospita i film più rinomati del panorama cinematografico mondiale.

Già da diversi anni, le pellicole che vengono presentate in anteprima a Cannes diventano successivamente protagoniste assolute dell’imminente stagione cinematografica e, in molti casi, anche della cerimonia degli Oscar. Un altro merito del Festival è anche quello di premiare quasi sempre i film di maggiore spessore, al di là che incontrino subito i gusti degli spettatori o che abbiano la certezza di spopolare nel mondo.

Ora che Sorrentino è in concorso con Parthenope, non possiamo non ricordare il trionfo di Fellini nel 1960 con La Dolce Vita, che ha inaugurato una nuova era sia per il Festival che per la carriera del regista. Il film, che in seguito vinse il premio per il miglior costume agli Oscar, ha aperto infatti la strada a Fellini per raggiungere la fama internazionale – pochi anni dopo trionferà anche agli Oscar nella categoria “miglior film” – e alla cerimonia per raggiungere uno status ancora più innovativo e mediaticamente autorevole – indimenticata l’enorme festa in piscina dopo la vittoria di Fellini.

Già in quella occasione, la giuria del Festival di Cannes si è rivelata coraggiosa e audace nell’assegnare la Palma d’Oro a Fellini – in gara, tra l’altro, con L’avventura di Antonioni e La fontana della vergine di Bergman, in una edizione piena di capolavori assoluti -, poiché le prime reazioni del pubblico non furono affatto entusiaste. D’altronde, La Dolce Vita ha segnato per l’autore riminese l’inizio di un nuovo percorso e di un modo di fare cinema azzardato e sopra le righe, che dopo un impatto difficile e pur continuando a dividere ha ottenuto ampi riconoscimenti anche dalla critica e dal pubblico.

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