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Lucca Comics & Games 2023: tutte le MOSTRE

Immergersi nella bellezza, perdersi tra sogni, immagini anche molto diverse e mondi, poter vivere l’emozione di essere a pochi passi da pezzi originali e tavole che hanno fatto la Storia del fumetto e dell’illustrazione mondiale. Grazie ai percorsi espositivi allestiti in diversi palazzi storici nel cuore di Lucca, visitatori e visitatrici potranno avvicinarsi al lavoro di straordinari artisti e artiste, scoprendo la grandezza delle loro opere.

A seguire una sintesi dei percorsi espositivi che saranno presto aperti al pubblico (i testi sono estratti dagli
editoriali dei curatori e curatrici, contenuti nell’Artbook delle Mostre che sarà disponibile a partire dal 14 ottobre, data della cerimonia inaugurale delle esposizioni a Palazzo Ducale, presso il bookshop).

PALAZZO DUCALE (dal 14 ottobre al 5 novembre)

ASAF E TOMER HANUKA: A Tribe of Two

a cura di Cosimo Lorenzo Pancini e Guido Martini

Qualunque sceneggiatore di anche mediocre talento sa che un supereroe è nulla senza l’adeguata “origin story”. Ci vuole il casuale morso d’un improbabile ragno radioattivo per far nascere Spider-Man, la morte dei genitori per creare Batman, quella d’un intero pianeta per Superman. E spesso, grandi poteri sono accompagnati non solo da grandi responsabilità, ma anche da fragilità invincibili: la cecità di Daredevil, il cuore malato di Tony Stark, l’aspetto da sfigato di Clark Kent. Nella “origin story” di Tomer e Asaf Hanuka c’è un paese ricco di bellezza e storia, quanto segnato da tensioni e guerre: Israele. I due fratelli gemelli crescono, per dirla con le loro parole, come una “tribù di due persone”, e scoprono il loro superpotere grazie all’incontro casuale con una manciata di grandi del fumetto. Non servono ragni radioattivi: bastano le tavole Marvel, le visioni manga di Katsuhiro Otomo e la linea chiara ineffabile di Jean “Moebius” Giraud a spingerli sulla strada del fumetto e dell’illustrazione. Lo fanno con storie personali e tempi diversi, l’uno (Asaf) lavorando in patria e pubblicando per il mercato europeo; l’altro (Tomer) cercando fortuna negli Stati Uniti, e trovandola infine grazie alle copertine realizzate per il New Yorker, il traguardo ideale per ogni illustratore. Negli anni in cui seguono ognuno il proprio diverso percorso non perdono – del resto sono gemelli – il contatto continuo, collaborando su fumetti (Il Divino sui testi di Boaz Lavie), concept art per l’animazione (Valzer con Bashir di Ari Folman) e su progetti personali artistici (The Moodies). Il loro superpotere è il disegno, e lo stile di entrambi è figlio delle mille contaminazioni del presente, basato sulla semplicità apparente della linea chiara franco-belga unita alla sensibilità digitale che mixa videogame art, anime e riferimenti alle avanguardie del Novecento. Sono entrambi prolicissimi e versatili, capaci di passare senza soluzione di continuità dai mondi fantastici dell’intrattenimento popolare alla tesa rappresentazione del reale. (…) In bilico tra rappresentazione figurativa e cromie astratte, tra la semplicità del reale e la complessità del pensiero, l’opera di Asaf e di Tomer rappresenta al meglio la capacità di raccontare la
ricchezza del mondo raggiunta dall’illustrazione e dal fumetto. Sono arti che solo una manciata di anni fa erano considerate “minori”, e che invece proprio grazie alla loro capacità di comunicare e coinvolgere la collettività hanno trovato un modo straordinario di diventare strumenti per leggere il mondo in cui viviamo, per orientare la nostra vita e guidarci, ognuno nel proprio videogioco in prima persona, ad una meta che esiste solo se la pensiamo insieme.
Gli autori saranno ospiti di Lucca Comics & Games 2023.

LUIS ROYO E ROMULO ROYO: Art Generations

a cura di Mauro Bruni

Considerato il più influente artista europeo del suo genere, Luis Royo torna a Lucca Comics & Games con una mostra in Palazzo Ducale dedicata alla sua arte fantastica. I suoi lavori di stampo fantastico ed erotico lo hanno reso uno dei più importanti artisti contemporanei del suo campo. Ha esposto in numerose mostre e i suoi libri sono diventati dei punti di riferimento per molti artisti successivi; nel 2016 ha lasciato l’impronta delle mani per la Walk of Fame di Lucca Comics & Games. Nel percorso della sua straordinaria carriera, non può però mancare il lavoro svolto insieme al figlio Romulo, uno dei talenti più cristallini fra gli artisti contemporanei. Due generazioni a confronto che si avvicinano fino a creare un’unica immagine utilizzando le tecniche più amate da ognuno dei due artisti. L’espressività delle guerriere e le visionarie città futuristiche si fondono con le architetture della Galleria Ammannati, una comunione di tecniche e di visioni che stupiranno i visitatori dell’esposizione dedicata ai Royos. Una recente serie di dipinti ispirati alle opere di Goya domina la loro esposizione a Lucca Comics & Games. Come spiegano nell’intervista a due voci pubblicata nell’Artbook delle Mostre: “Il progetto che omaggia Goya è stato scatenato da diversi fattori. L’immaginario fantasy è una costante nelle opere di entrambi, e Goya ne è un grande e illustre pilastro nella storia dell’arte. Per noi è assolutamente affascinante. Le sue rappresentazioni di streghe e mostri, e il carattere vaporoso in molte delle sue opere più personali, sono un magnete, perché noi abbiamo sempre affrontato questi elementi con una prospettiva diversa. C’è anche la coincidenza che siamo nati nella stessa terra, l’Aragona, caratterizzata da una costante aridità e da un’asprezza che ci accompagna da secoli, e che dà forma al nostro carattere e al nostro sguardo. D’altra parte, nel momento in cui collaboriamo e abbiamo dissolto (…) le pareti che separano l’illustrazione dalla pittura, ritroviamo in Goya questo stesso superamento, visto che anche lui spaziava dai disegni alle incisioni, dalle pitture dettagliate a quelle espressive e gestuali. Questo lo rende un genio di riferimento, un Maestro che già ai suoi tempi non ha limitato la sua arte a un’unica direzione. Lavorare sulla sua opera in un lungo progetto è quasi un obbligo per noi.
Gli autori saranno ospiti di Lucca Comics & Games 2023.

GARTH ENNIS: Till the End of His Words

a cura di Luca Bitonte e Alessandro Apreda

Questa non è solamente una mostra sul Maestro di Belfast, ormai cittadino di NY: piuttosto su di lui e i suoi amici, su quel rapporto unico che può nascere solo tra i tavoli di un pub. Lui li ha conservati tutti, questi affetti, esaltandoli e traendo dalla somma delle singole parti una forza incredibile. Questa è una mostra sul legame indissolubile tra queste persone, e sull’arte infinita che ne è scaturita. (…) Una mostra collettiva, che prova a rendere omaggio all’incredibile storytelling del ragazzaccio, e contemporaneamente a chi questo storytelling lo ha reso reale, possibile, efficace, carnale e materiale. Questo percorso espositivo vuole esaltare il lavoro, la dedizione e l’arte di tanti artisti, tanti artigiani che hanno dato corpo all’idea di Garth, imprimendola nella memoria del lettore. (…) Loro hanno dato un volto a Jesse e lo hanno accompagnato nella sua ricerca di Dio; hanno impresso quel dito medio alzato contro i demoni, e contro i lettori, da John Constantine; hanno reso espressivo e amabile Tommy Monaghan; hanno reso il dramma della guerra come raramente si era visto nei cicli di fumetti bellici, tanto cari a Garth; hanno reso reali i supereroi con i quali mai vorresti avere a che fare, i terribili ragazzi di The Boys. E quindi un grazie infinito a Garth. A Steve Dillon e Carlos Ezquerra che non sono purtroppo più tra noi, a John McCrea, Russ Braun, Keith Burns, PJ Holden, David Lloyd, Darick Robertson, Glenn Fabry, Henry Flint, Goran Sudzuka. E a Stuart Moore e Karen Berger, che non hanno disegnato le fantasie di Garth, ma sono stati fondamentali per portarle su carta. L’autore, per la prima volta in Italia, sarà ospite di Lucca Comics & Games 2023, in collaborazione con Panini e con saldaPress.

USAMARU FURUYA: This Time is Different

a cura di Giovanni Russo e Paolo La Marca

C’è una specie di “new wave” che scorre sottotraccia nel fumetto giapponese contemporaneo, e che, per connaturata modestia più che per mancanza di consapevolezza, preferisce non emergere e definirsi tale. (..) Dovendo fare un nome per indicarne un possibile baricentro, geometrico prima ancora che qualitativo, sarebbe forse quello di Taiyo Matsumoto.
È una new wave che mantiene la centralità per personaggi marginali propria del gekiga; che si interessa alle ossessioni individuali, alla depressione intesa come inadeguatezza al vivere civile e alle sue richieste performative; che tratta l’infanzia non come eden nostalgico né come fase di formazione, a meno di intendere quest’ultima come una precoce attitudine alla resilienza di fronte al male del mondo, non ancora offuscata dalla disperazione dell’adulto. C’è spazio anche per il sesso, che si pone di fronte all’alienazione sia come sintomo sia come possibile via di fuga. Ma soprattutto, caratterizza questa onda anomala una peculiare idiosincrasia verso le risoluzioni, con trame e personaggi che rimangono sospesi e finali che raramente sanno di chiusura, tendenti alla morbida malinconia più che al lieto fine, al perdurante disagio più che alla tragedia, all’assenza più che alla presenza. Gli autori sembrano continuamente sottolineare che le loro storie sono tessute con stoffa comune, esempi di un repertorio ordinario e non casi esemplari, carichi di forza romanzesca. (…) Nello scenario sommariamente delineato Furuya occupa un posto particolare, non statico ma mobile, al punto che è di difficile fissarne le coordinate una volta per tutte. La sua copiosa produzione spazia continuamente, alla ricerca quasi ossessiva di un’impossibile collocazione fra istanze mainstream e nicchie più o meno consolidate. Ha toccato – quasi – tutti i generi, usato tutte le tecniche, adeguato il suo linguaggio a storie sempre diverse, pur sempre, inconfondibilmente, sue. Dell’onda prende la disillusione, una visione fragile del mondo che resta tale anche quando apparentemente inquadrata in solide formule di genere.
L’autore sarà ospite di Lucca Comics & Games 2023, in collaborazione con Coconino.

AKAB: Qui non esiste morale

a cura di Carlotta Vacchelli

Gabriele di Benedetto, AkaB (1976-2019), esprimeva, nella ricerca artistica e nell’instancabile attività professionale, tensioni discordi, pulsioni centripete, dinamiche contraddittorie. Lo raccontano le tante voci attive nei diversi mestieri del fumetto che hanno contribuito al progetto AkaB: Qui non esiste morale: illustratori, sceneggiatori, animatori, editori, grafici, organizzatori di festival, collezionisti, galleristi, curatori e altri promotori, più o meno visibili, della Nona Arte lo ricordano come personalità chiave nella fase più recente della storia del fumetto italiano e internazionale. Chi si sofferma sulla moltitudine di esperienze cui AkaB ha dato impulso e struttura, chi ne ricorda la traboccante inquietudine creativa, chi ne coglie il costante trasformarsi attraverso tecniche, stili, media di erenti, rimanendo, nella sperimentazione, sempre fedele alla propria ispirazione: l’analisi – esplicita, ma mai compiaciuta, disperata perché votata al disincanto senza patetismi, cinica e delicata a un tempo – della dolorosa, instabile moltitudine delle forme che compongono la nostra interiorità. (…) In omaggio al mantra ossessivamente ripetuto in Monarch, controverso progetto espositivo che AkaB ha
curato in vita (Bilbolbul, 2014), la mostra AkaB: Qui non esiste morale propone una selezione di opere tese a fornire un quadro di insieme dell’estetica di AkaB descritta nei termini di cui sopra, nel vivo desiderio di agire con cura e delicatezza, offrendo una prospettiva motivata sulla base di ricerche sul campo e interpretazioni accurate del lavoro di un autore la cui perdita non ha precluso un importante lascito. A questo proposito si propone un percorso espositivo organizzato in sei sezioni tematiche. In omaggio al progetto Stigma iniziato dal fumettista e assorbito dalla casa editrice Eris, Stigmate è dedicata ai corpi del fumetto di AkaB, in particolare all’estetica splatter che caratterizza diverse delle scene di morte e tortura che gremiscono la sua opera; Claustrophobia offre una visione episodica sulle vedute (architetture, panorami, interni) che costituiscono lo sfondo delle vicende, come nella storia breve della pubblicazione collettiva Dylan Dog Color Fest #16 (Bonelli, 2016); incentrata sul disegno erotico, ricorrente nell’estetica di AkaB, Are you lonesome tonight? omaggia il brano di Elvis Presley di cui l’autore ha curato l’omonimo adattamento a fumetti; Dummies pone l’accento sulle interpretazioni in stile AkaB di icone pop che punteggiano diversi lavori, da cataloghi di vignette interamente dedicate (Pop Guerrilla, Sputnik, 2019), all’influenza del fumetto mainstream che emerge in altre opere (per esempio, Non un atomo, Sputnik, 2019); il titolo si richiama al gruppo Dummy (let. “pupazzo”), co-fondato dall’autore nel 2012; bisticcio
linguistico che, da un lato, evoca la parola “amore” e, dall’altro, si richiama all’opera Morgue (In your face, 2014, letteralmente “obitorio”), Amorgue raccoglie le illustrazioni, tavole e vignette più scopertamente sentimentali, nel connubio dominante con l’espressione di pulsioni di morte; infine, Mica è facile, raggruppa i diversi autoritratti di AkaB, come personaggio/alter-ego autoriale, traendo il titolo da un’iconica vignetta autobiografica pubblicata nel citato Pop Guerrilla. Due padiglioni a carattere editoriale e formale, a corollario delle tavole originali, espongono una selezione dei numerosi progetti collettivi avviati dall’autore, come riviste, fanzine ed etichette editoriali: dalle prime edizioni di riviste che hanno visto la partecipazione diretta dell’autore, alle collaborazioni per cui AkaB ha curato esclusivamente ideazione e sceneggiatura, a dando il disegno ad altri autori, come Officina Infernale, Squaz, Cammello, Spugna, Dario Panzeri, Alberto Ponticelli.

AMÉLIE FLÉCHAIS: Sentieri smarriti, sentieri ritrovati

a cura di Roberto Irace

Character designer, animatrice, illustratrice, fumettista, autrice… sono alcune tra le tante anime di Amélie Fléchais. Francese, classe 1989, sarà per la prima volta a Lucca Comics & Games con la più grande mostra a lei dedicata, la prima in Italia, un’esposizione che contiene tavole estratte dai suoi primi lavori autoriali come Il sentiero smarrito e Lupetto Rosso, L’uomo Montagna, realizzato con Séverine Gauthier e la pluripremiata opera Le Guerriere della Valle, realizzata con Jonathan Garnier (tutti editi in Italia da Tunué). Una serie di storie per ragazzi, che sussurrano anche agli adulti. Un affresco sul crescere e sul divenire con fiabe capovolte, le prime avventure, la natura che si ribella alle brutture dell’uomo: sono solo alcuni dei temi che l’autrice affronta nelle sue opere piene di poesia. Opere che, partendo dal media del fumetto, sono anche caratterizzate da una forte impronta illustrativa e di animazione. Il tutto accompagnato da illustrazioni personali inedite e alcuni degli studi di personaggi, sfondi e ambienti fatti per film come La canzone del mare (Cartoon Saloon), Onward (Pixar) e Trolls (Dreamworks). Come racconta nell’intervista pubblicata nell’Artbook delle Mostre: “Sono dodici anni che lavoro nel settore dell’editoria come autrice e nel cinema di animazione come artista concettuale/bozzettista e scenografa. Non sfuggo ai luoghi comuni sulle disegnatrici: da quando mi hanno messo una matita in mano non l’ho più lasciata e sin dalla più tenera infanzia ho sempre voluto fare un lavoro che avesse attinenza con il disegno. Durante l’adolescenza esitavo tra il disegno di moda, l’illustrazione e l’animazione, poi mi sono resa conto che avevo veramente voglia di raccontare delle storie. Mi sono dunque orientata innanzitutto verso degli studi di fumetto alle Belle Arti di Angoulême, ma non mi hanno del tutto convinta. In seguito, ho deviato verso gli studi di cinema d’animazione presso la scuola ESAAT di Roubaix dove mi sono diplomata. Mi piaceva molto il cinema d’animazione ma è un medium che richiede moltissime ore di lavoro anche solamente per un minuto di film, mi sentivo dunque un po’ frustrata per non riuscire a raccontare le mie storie con più rapidità. Così, ho continuato a studiare e nello stesso tempo a disegnare storie a fumetti da autodidatta, che pubblicavo in un blog. Questi fumetti sono stati notati da un editore (Jonathan Garnier), che mi ha contattato durante i miei studi. Una volta ottenuto il diploma di animazione per il cinema ho finalmente iniziato a lavorare nel mondo dei fumetti, alternando in seguito questa attività con progetti nel cinema d’animazione da libera professionista.” Per spiegare il connubio tra animazione, fumetto e mondo dell’illustrazione per ragazzi, aggiunge: “Credo che questo sia dovuto alle mie fonti di ispirazioni. Durante i miei studi e ancora adesso sono stata enormemente in influenzata da autori come Jiří Trnka [il maggior esponente della scuola cecoslovacca di animazione con pupazzi, NdR], Alice & Martin Provensen [pluripremiata coppia di illustratori per ragazzi statunitensi, attiva dal secondo dopoguerra, NdR] e ovviamente Hayao Miyazaki. Adoro la dualità delle loro opere, che mescolano un universo onirico “infantile” con storie a volte cupe e tematiche più adulte. Avevo voglia di ritrovare questa dicotomia nel mio lavoro.” L’autrice sarà ospite di Lucca Comics & Games 2023, in collaborazione con Tunué.

PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI – FONDAZIONE BANCA DEL MONTE (dal 27 ottobre al 5 novembre)

HOWARD CHAYKIN: A Dark Prince of Comics

A cura di Stefano Prodiguerra e Alessio Danesi

Nell’incantevole contesto del Palazzo delle Esposizioni, la Mostra è stata concepita come un viaggio articolato in tre sezioni: la Silver Age, la Golden Age e la Dark Age. Benvenuti in Chaykinland, il regno (dis)incantato del Principe Oscuro dei Comics! La sezione Silver Age ripercorre, non solo temporalmente ma anche concettualmente, i primi lavori di Chaykin, dai suoi esordi con Cody Starbuck e Dominic Fortune, fino ad arrivare a Empire, scritto da Samuel R. Delany. La Golden Age ci introduce all’universo dei supereroi secondo Chaykin (Batman, Wolverine, Nike Fury), al capolavoro Blackhawk e all’affascinante Shadow. Successivamente, ci immergiamo nelle sue opere più iconiche degli anni ’80: American Flagg! e Time. Nella sezione Dark Age, saranno celebrati capolavori senza tempo che sollevano ulteriormente l’asticella del fumetto mondiale: Black Kiss e The Divided States of Hysteria. A conclusione di questo percorso, un progetto a cui Chaykin tiene profondamente: la sua “storia orale” del fumetto statunitense, intitolata Hey Kids! Comics!. Un’analisi spietata del mondo dei fumetti e di coloro che ne sono protagonisti, arricchita dallo stile e dal sarcasmo (talvolta amaro) che caratterizzano la narrazione di Chaykin. La mostra è realizzata in collaborazione con saldaPress e tavoleoriginali.net. L’autore sarà ospite di Lucca Comics & Games 2023, in collaborazione con saldaPress.

OTHER MINDS AND HANDS: JRRT50
Nel tempo e nello spazio, nel gioco e nel fumetto

A cura di Roberto Di Meglio e Oronzo Cilli

Nel 1973 muore J.R.R. Tolkien, autore de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit, creatore della Terra di Mezzo. In quegli stessi anni inizia, come mai prima d’allora, a concretizzarsi quel desiderio, quasi profetico, espresso nella sua lettera del 1951, che a da ad “altre menti e mani” la possibilità di “partecipare e contribuire” al mondo da lui creato, con “la pittura, la musica e il teatro”. E non solo in questi ambiti, come oggi sappiamo. (…) In un percorso parallelo e strettamente intrecciato alla crescita dell’interesse dell’editoria ludica per Tolkien, un numero straordinario di artisti si è avvicinato, nei decenni passati, a luoghi e personaggi della Terra di Mezzo, rendendoli visibili e presenti agli occhi di lettori e giocatori. Tolkien stesso aveva già tratteggiato con i suoi pennelli e le sue matite, oltre che con le parole, la sua creazione, in un incontro di suggestioni letterarie e visive che restituiva l’immagine di un mondo mitico, “fresco e cristallino” come lui stesso lo descrive nella lettera già citata, eppure perfettamente delineato nella sua geografia, nelle sue lingue, nella sua storia. Nel corso degli anni, il fascino di quel mondo, inesistente eppure così reale, ha catturato l’immaginazione e stimolato molti brillanti artisti a dargli vita con le proprie risorse creative, proprio come Tolkien aveva sognato. L’industria del gioco – in primis quella del gioco di ruolo, con le sue necessità di copertine di impatto, illustrazioni di personaggi e creature, carte geografiche – è diventata un immenso laboratorio di talenti artistici dediti a costruire l’immagine della Terra di Mezzo. (…) Cinquant’anni dalla morte di Tolkien, cinquant’anni di storia del gioco e dell’illustrazione, che abbiamo
cercato di sintetizzare in un percorso che mettesse fianco a fianco “ieri” e “oggi”, arte e game design, in decine di opere tutte ispirate dallo stesso grandissimo amore e reverenza per l’opera di J.R.R. Tolkien. (…) La Terra di Mezzo con i suoi abitanti e le epiche storie che in essa si muovono vivono fervidamente nell’immaginazione di milioni di lettori. Allo stesso tempo, il suo mondo secondario rappresenta un’inesauribile fonte d’ispirazione per ogni forma d’arte, fumetto compreso. Artisti, illustratori, sceneggiatori che nel tempo hanno attinto, e ancora lo fanno, dalla sua scrittura, così puntuale e ricca di dettagli, anche in quelle pieghe dove le storie sembrano solo accennate o sussurrate, sono influenzati dal mondo di Tolkien, una sub-creazione credibile con personaggi lontani dagli stereotipati supereroi, chiamati a vivere epiche trame. (…) Dopo la scomparsa di Tolkien, le parodie, i fumetti e gli adattamenti delle sue opere si sono susseguiti senza sosta, contribuendo a far rivivere, in chiave diversa, il mondo secondario spesso definito fantasy, etichetta che probabilmente non avrebbe trovato il suo consenso, mentre sarebbe meglio collocarlo nella tradizione letteraria dei poemi epici come il Beowulf o l’Orlando furioso dell’Ariosto. Non a caso, nel recensire la prima edizione della Compagnia dell’Anello, C. S. Lewis scrisse: “Se l’Ariosto lo rivaleggiasse in invenzione (in effetti non lo fa) gli mancherebbe comunque la sua eroica serietà.” Tolkien ha anche guadagnato il suo posto nel vasto universo del fumetto e lo ha fatto grazie agli adattamenti e alle parodie delle sue principali opere, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, alle innumerevoli citazioni tolkieniane e, in alcuni casi, fungendo “da protagonista” egli stesso.

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