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Snowpiercer: lo showrunner rivela diverse curiosità sulla produzione della serie tv, tra dichiarazioni sul film, la diversità di lavoro da Orphan Black, i vagoni del treno, il cast e la seconda (e terza?) stagione!

Domenica 17 maggio 2020 negli USA è finalmente andato in onda Snowpiercer 1×01, il pilot della nuova attesa serie basata sull’omonimo film di Bong Joon-ho e su una graphic novel. Lo show, per ora al suo terzo episodio, sta ricevendo critiche generalmente positive ed iniziando ad appassionare molte persone. Vi riportiamo qui quale informazione, qualche curiosità a riguardo date dallo showrunner Graeme Manson, per viaggiare un po’ all’interno della serie.

-> Snowpiercer 1×01: recensione del pilot

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Collider durante il lockdown ha continuato ad intrattenere con diversi articoli di interviste avvenute telefonicamente con diversi attori, produttori, sceneggiatori etc. del mondo di Hollywood. Questa volta il turno è stato quello di Graeme Manson, lo showrunner, sceneggiatore e produttore esecutivo della tanto attesa serie Snowpiercer, la cui prima stagione in Italia viene rilasciata su Netflix, con un episodio ogni settimana come fatto da TNT negli USA.

In questa intervista sono tante le curiosità che Manson rivela, dal confronto con il film e la sua passione per Bong Joon-ho ad una diversa difficoltà di lavoro rispetto a quella avuta nella creazione di Orphan Black, da tutto il viaggio atipico della serie stessa per arrivare al debutto su schermo in un periodo tra l’altro molto particolare, dal rinnovo anticipato per una stagione 2 di Snowpiercer alla costruzione dei personaggi e come appunto potrebbe evolversi la storia in futuro.

Procediamo dunque con ordine. Manson ha innanzitutto dato il suo punto di vista sulla trasposizione seriale del prodotto. Ha dichiarato infatti che prima di Snowpiercer non era considerabile un grande fan di Bong Joon-ho ma ne aveva già visto altri film, motivo per cui si sarebbe approcciato alla visione anche di quel titolo. E da quanto ha dichiarato, proprio quella pellicola del 2013 lo aveva sbaragliato per diversi fattori, dalla stranezza a quel dark humor misto all’azione. Ha amato in particolare diversi elementi del film, che era così lineare, partiva appunto dalla coda per risalire alla locomotiva, in un’unica progressione infattibile in una serie tv. Proprio per questa Manson ha deciso di prendere ispirazione sia dal film di Bong Joon-ho che dalla graphic novel a cui a sua volta si riferisce e che lui stesso ha scoperto come conseguenza del lungometraggio.

Nella serie tv loro hanno potuto mostrare sin da subito i diversi personaggi, un po’ della coda, un po’ dei lavoratori, un po’ della first class. Per Manson l’essere sicuri di introdurre le varie classi assieme, per comprendere la stratificazione della società, è stata la più grande decisione. Lo showrunner insiste infatti sullo Snowpiercer, il treno, come:

“Un mondo che possa poi sopravvivere da solo, che creerà un proprio ecosistema di dramma che può diventare una serie televisiva drammatica e, ancor più importante, un’avventura d’azione.”

Tra l’altro, sempre a proposito del fattore stesso di magari vedere un film e pensare che potrebbe diventare una serie tv, Manson confessa che proprio dopo aver visto il film di Bong Joon-ho si era chiesto se quello potesse divenire una storia per un prodotto seriale. Ai tempi però era nel mezzo della produzione di Orphan Black, dunque non ci ripensò più sino alla sua conclusione giunta la quale, in realtà, stava poi cercando di prendersi una piccola pausa dal lavoro televisivo e guardando a lavori futuri. In quel momendo aveva saputo che stavano rendendo Snowpiercer una serie.

Come ricorda lui stesso più avanti, ma è ben noto, Snowpiercer come serie tv non è un progetto recentissimo ma atteso da anni. La storia dietro la sua produzione è infatti particolare. C’è stato un cambio di showrunner e due registi per un pilot, cambi anche di network e, non ultimo, la serie ha ottenuto ben in anticipo un rinnovo per una stagione 2.

Manson racconta che per lui è stato un percorso di più di due anni per arrivare a questo punto dello show; per il cast invece son passati già tre anni. Purtroppo però anche il lancio della serie è avvenuto in maniera particolare, in periodo di lockdown, durante la pandemia da coronavirus. Questo cosa ha comportato? Un inizio sicuramente più tiepido, senza nessun lancio a New York, nessun TCA, nessun Comic-Con di San Diego e nessun SXSX ad Austin. Tutte occorrenze importanti in particolare per gli attori che hanno aspettato a lungo una partenza dal vivo ed invece il tutto è avvenuto in maniera differente. Per lui però lo show decollerà ed il cast sarà ugualmente contento.

Prima di passare a quanto, durante la chiacchierata con Collider, Manson ha dichiarato sul resto della stagione 1 di Snowpiercer, ecco invece come ha risposto sul fatto di lavorare ad uno show che avesse già ottenuto il rinnovo per una seconda stagione.

A proposito infatti lo showrunner dichiara che solitamente si ha un concept blando di tre stagioni ed un punto di arrivo. Lui dunque aveva proposto un potenziale punto finale per la serie dopo tre davvero molto libere stagioni. Spiega infatti:

“Come per Orphan Black, la parte centrale può essere espansa. Puoi mantenere lo stesso punto finale e doverci arrivare in cinque atti o in cinque stagioni. Più che altro si tratta di avere un punto finale in mente, così come un punto d’arrivo per la prima stagione e poi chissà quanto lunga la parte centrale sarà.”

Il concetto principale per Manson rimane quello di semplicemente cercare di costruire i personaggi di modo che possano praticamente andare avanti da soli nella seconda stagione anche perché ora pure il mondo “esiste a prescindere”.

Un’altra cosa importante da tenere in conto è la mancanza di influenza del feedback degli spettatori. Lavorare ad una seconda stagione della serie prima ancora che quest’ultima sia mai andata in onda fa percepire il tutto differente. Manson dice che tutto viene sentito in maniera molto diversa anche dal cast. In un certo senso loro si son trovati come in una “bolla” dal quale sarà “interessante” uscire ora.

Ed importanti sono anche le cose che lo showrunner di Snowpiercer riferisce sulla creazione dei personaggi per la serie. Il paragone scatta immediatamente con il lavoro che ha dovuto fare con Orphan Black. Lì, per chi non lo sapesse, l’attrice principale ha interpretato una dozzina di personaggi differenti. Ribadisce che nulla per lui è una sfida quanto appunto dover riuscire a stare dietro ad una cosa del genere che è “uno speciale tipo di inferno, per ogni persona coinvolta”.

Nonostante ciò, Snowpiercer rappresenta la più grande produzione in cui lui stesso sia stato coinvolto e con un grande cast per cui rimane il dover riuscire a mantenere “tutte quelle palle in aria, drammaticamente”. Da quanto riferisce, il cast ha riposto molta fiducia in lui, “specialmente alcuni degli attori che avevano nuove parti rispetto al precedente pilot.”

Non mancano durante l’intervista delle considerazioni a riguardo, a partire dai personaggi. Nei discorsi fatti viene esaltata in particolare la dualità degli stessi, ricchi di contraddizioni.

“Devono creare un loro stesso mondo in quel treno e la cosa che connette ognuno di quei personaggi è che tutti loro hanno questo terribile senso di lutto e sono tutti rimasti traumatizzati dalla fine del mondo. Tutti loro, in effetti, dovrebbero essere noi, qui nel nostro mondo, con il cambiamento climatico imminente. Il mondo che loro hanno lasciato dietro, sette anni prima, è il nostro mondo, totalmente.”

Dopo aver chiarito come lo spettatore dovrebbe percepire la situazione generale di Snowpiercer, prosegue così:

“Noi abbiamo anche fatto questa cosa, attraverso le due stagioni, dove un differente personaggio avrà il monologo iniziale dello show. Quel personaggio potrebbe non essere super profondamente coinvolto nella trama ma qualsiasi cosa quel personaggio stia attraversando, tematicamente, è una grande radice tematica per quell’episodio. Abbiamo fatto quello per avvicinarci a questi personaggi e per scoprire questo lutto condiviso. Tutti loro stanno gestendo il trauma di perdere tutto e il dolore e il senso di perdere ogni cosa, insieme ma in modi differenti, sia che loro lo nascondano, lo provino ad esprimere, convertendosi alla religione, allontanandosi dalla religione, creando nuove sfere sociali in cui vivere o provando a combattere per una vita migliore. Alla fine del giorno tu puoi solo sperare che tutte le lotte siano riconoscibili e tematicamente connesse al nostro mondo, con i temi di incarcerazione, immigrazione, detenzione e privilegio.”

Parole importanti quelle riferite da Manson che sicuramente fanno ulteriormente comprendere cosa sia lo Snowpiercer e cosa voglia comunicare la serie stessa.

Dai personaggi al cast. Lo showrunner discute poi dello specifico della dinamica tra i due protagonisti interpretati da Daveed Diggs e Jennifer Connelly. Manson ricorda che, quando lui è subentrato nello show, il fattore “il detective della coda e la donna della prima classe che nascondono segreti” era già praticamente la pietra miliare. Si tratta comunque per lui di “un grande punto da cui partire”.
Layton è sia un detective, l’ultimo sulla Terra, che cerca di risolvere un omicidio, sia un rivoluzionario. A proposito di questo, Manson, senza fronzoli, afferma:

“Questa è la vera storia della stagione 1.”

Tutto ruota praticamente attorno ad Andre (Diggs) e Melanie (Connelly). Manson racconta come sia stato davvero interessante per loro, come sceneggiatori, presentare la Connelly come un villain e poi umanizzarla e, viceversa, mostrare subito all’inizio il personaggio di Daveed come umanizzato e poi portarlo in luoghi dove la sua umanità venga messa alla prova.

“Fino a dove ti spingeresti per sopravvivere, alla fine?”

Il concetto per Manson è chiaro. Alla base di ogni episodio rimane la sfida che tutti loro devono fare con se stessi dopo quell’addio al mondo e la conseguente salita sul treno e quei due personaggi rappresentano la divisione di classe dello Snowpiercer.

In generale poi, quando lui è subentrato nello show, riferisce che c’erano 13 membri del cast già piazzati e 13 ancora in ballo.
Dei due protagonisti prima citati non è cambiato lo status sociale o da dove il loro personaggio venga ma essendo cambiato il mondo creato, anche i loro personaggi hanno dovuto cambiare in altrettanto modo. Parlando di altri del cast tra cui Alison Wright e Lena Hall ha detto che è dovuto proprio andar da loro a presentare i nuovi ruoli e convincerle a ritornare e interpretare dei ruoli davvero differenti. Ovviamente questo ha necessitato di molta fiducia e Manson riferisce che il cast è coesivo e loro hanno amato la nuova combinazione da lui portata.

Per la stagione 2 di Snowpiercer inoltre ci sono personaggi che non sono mai stati assieme ed anche quello è un esercizio per la writers’ room che Manson dichiara che lui e gli sceneggiatori amano perché è divertente mettere assieme due opposti e vedere cosa puoi trovarci, in un lavoro di esplorazione proprio sul cast, con cui hanno avuto sempre discussioni aperte per aiutarsi tra loro, in una collaborazione volta a migliorare la scrittura stessa dei personaggi. E tra il cast a quanto pare la Connelly sarebbe stata così meticolosa che Manson dice che avrebbero passato ogni episodio e quasi ogni giorno con lo script in mano a guardarlo e riguardarlo, pagina dopo pagina, per esaminarne ogni dettaglio.

Ciò che traspare, che viene in realtà messo in risalto, è proprio quanto lavoro ci sia dietro la serie. In particolare, per Manson “le prime stagioni sono davvero difficili.” Nella stagione 1 hanno dovuto anche approcciarsi al treno con i suoi vagoni, con il tutto risultato una grande sfida. A questo proposito ringrazia lo scenografo Barry Robison ed il “sofferente” reparto artistico, che sono appunto stati alla sfida. Anche in questo la differenza con la produzione di Orphan Black è sostanziale. In Snowpiercer infatti Manson confessa un uso di CG come non lo aveva mai fatto. Anche in questa nuova serie degli effetti speciali se ne è occupato Geoff Scott ma, se in Orphan Black il suo compito era stato quello di rendere gli effetti invisibili, Manson si sofferma sul fatto che in Snowpiercer invece abbia dovuto rendere il tutto ben visibile.

“Si tratta di un grande show tecnico con un sacco di set fisici che si muovono e intersecano. Quando ci ficchi un grande cast diventa un incubo anche quello.”

Ecco. Il set. Manson parla dei vagoni del treno che, come ricordato dall’intervistatore, noi vediamo che si muovono proprio come fossero reali. Lo showrunner spiega infatti che in generale hanno voluto (lui, James Hawes e Barry Robison) essere sicuri che larga parte dello Snowpiercer potesse essere claustrofobica, di modo da sembrare come se fossi nella coda, imprigionato lì, assieme ad altre 400 persone. Hanno cercato di far in modo poi che così come Layton avanza dal fondo anche l’occhio dello spettatore scopre di volta in volta come sono fatti i vagoni e tutte le possibilità di quel treno “che è lungo 1.001 vagoni”. La speranza sarebbe quella di aprire quelle porte sugli “strani, meravigliosi vagoni per cinque o sei stagioni”.

A tal proposito, Manson confessa anche il suo vagone preferito della stagione 1 della serie (in effetti chissà cosa scopriremo poi nella seconda specialmente!). Ebbene, il “vagone notturno” si aggiudica la vittoria. La motivazione è semplice:

“Facciamo molto lì ed abbiamo avuto alcune performance davvero memorabili da parte di Lena Hall ed alcuni grandi numeri musicali, così come alcuni grandi momenti emozionali. Senza svelare troppi dettagli sulla trama, abbiamo anche avuto qualche buon combattimento.”

Senza far spoiler sui tre episodi già andati in onda della prima stagione di Snowpiercer, uno spettatore che abbia visto anche solo queste puntate, potrà già confermare tutto quanto. Anche se probabilmente siamo solo all’inizio di una narrazione che coinvolgerà ancor di più quel vagone.

In conclusione riprenderei il discorso, ribadito più volte anche durante l’intervista, sul numero di stagioni. Manson, lo abbiamo riferito prima, ha infatti parlato di un’idea generale per tre stagioni per Snowpiercer, di cui son già avanti con le riprese della seconda mentre, lo ricordiamo, la prima deve ancora vedere la messa in onda del quarto episodio. La domanda postagli da Collider riguarda infatti se gli sembra che l’idea di una terza stagione sia più concreta ora. Ovviamente, la risposta parte dal presupposto “se” la serie avrà una stagione 3. In generale il senso di come questa possa essere lo hanno; la parte più difficile riguarda piuttosto la conclusione, con o senza cliffhanger.

Si tratta insomma sempre di quel “punto finale” che, se raggiunto, poi comporterebbe un reboot dei personaggi e del treno.
Una delle cose interessanti riguarda infatti l’idea che ci siano tante storie di Snowpiercer, di treni. Per Manson il franchise potrebbe funzionare con dei reboot in differenti tempi o treni o cast.
In ogni caso, la sua speranza è di arrivare con il cast di ora a cinque o sei stagioni!

Insomma, sembra che ci siano molte idee e tutto sommato chiare in ballo. Rimarremo a bordo dello (o degli?) Snowpiercer ancora per un po’.

Snowpiercer 1×04, il nuovo e quarto episodio, andrà in onda negli USA su TNT domenica 7 giugno; sarà già disponibile nel catalogo italiano di Netflix da lunedì 8 giugno 2020.

Voi cosa ne pensate di queste dichiarazioni di Graeme Manson sulla sua serie tv Snowpiercer? Quale di queste vi ha incuriosito di più? State seguondo lo show su Netflix? Fatecelo sapere!
Continueremo ad aggiornarvi a riguardo.

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