Proprio come pensavo era impossibile parlare del nuovo Deadpool in un solo articolo. Quindi come promesso siamo qua ora per vedere insieme le impressioni che ha scaturito il nuovo capito del mercenario canadese.
Il primo articolo con la narrazione tediante e prolissa della trama lo trovate qui.
L’allerta di spoiler è ancora in vigore ovviamente, quindi data la nuova legge su GDPR che tanto sta scartavetrando le gonadi vi informo prima, WARNING!!
LE CHICCHE
Subito dopo il primo colpo di scena del film, la morte di Vanessa, il regista ha fatto montare una presentazione dei “titoli di testa”. A primo avviso sembrava una cosa seria, a cui non prestare attenzione. Ma un momento. È Deadpool, niente è serio. Infatti parte subito la parodia delle famose sigle di 007 come titoli di testa. La famosa scena del James Bond di turno intravisto tramite la canna di una pistola è stata sostituita da un vortice di spalma burro messi a ventaglio.
La prosecuzione della scenetta iniziale è molto divertente. A compilare i soliti “Diretto Da:”, “Prodotto da:”, “Con la partecipazione di:” non ci sono i nomi della crew del film ma bensì i pensieri dello spettatore sulla scena che ha appena visto. Esempio:
“Prodotto da: Ma veramente l’avete appena uccisa?”, “Diretto da: Ma volevano fare su famiglia”. Eccetera eccetera. La cosa mi è sembrata nuova e fresca, in pieno stile DP.
Un aspetto fondamentale delle produzioni cinematografiche, fumettistiche e anche video ludiche di Deadpool è sicuramente la demolizione della 4° parete. Personalmente è una cosa che adoro. In un film che vuole essere comico e ironico è l’espediente migliore che si possa trovare per strappare una risata. In questo nuovo capitolo più di quanto ricordi nel primo è presente questo espediente.
Il confine tra Film e realtà è presente in alcune scene ben riuscite. Durante lo scontro tra DP e Russell appena arrivati alla clinica di Riabilitazione assieme agli Xmen Deadpool viene catapultato dentro una classe. Vedendo un ragazzino che mangiava dei cereali, senza che gli fosse chiesto, il mercenario si avvicina e firma la scatola dei cereali. Fin qui niente di ché. Peccato che la firma apportata sulla scatola non è quella di Wade Wilson, ma bensì di Ryan Reynolds, l’attore che lo interpreta.
Mi è piaciuto molto dal punto di vista comico le esperienze comiche che sono uscite dalla formazione della squadra degli X-Force.
Innanzi tutto il siparietto con il quale ogni personaggio si è presentato. Ma su tutti il personaggio di Peter.
“Super poteri?”
“Nessuno, ho visto il volantino mi sembrava figo. Quindi sono venuto.”
“Preso, preso subito.”
Manco a dirlo sarà il componente della squadra prediletto dal Deadpool.
Un altro personaggio simpatico è lo Svanitore. Personaggio invisibile, che muore subito, ma di grande spessore. ß che British Umor, degno di un porridge d’avena.
La parte del personaggio, che viene mostrato solo per 2 secondi mentre viene folgorato, è interpretata da Brad Pitt. Inizialmente era stato pensato come attore destinato al personaggio di Cable, ma per differenti impegni non ha potuto prendere parte al film girando un piccolo Cameo come Svanitore.
Il classico finale a sorpresa della Marvel non ha tardato a farsi aspettare.
Nell’ultima scena Deadpool fa aggiustare il dispositivo di viaggio nel tempo di Cable e torna indietro a fare tre cose:
- Salvare Vanessa ovviamente;
- Salvare Peter dalla morte (paradosso temporale in quanto salvando Vanessa non lo avrebbe mai conosciuto. DETTAGLI);
- Sparare Ryan Reynolds che accetta il ruolo come attore di Lanterna Verde.
Questo ultimo punto mi ha sotterrato dal ridere. Well Done guyz.
Un altro bell’espediente è stato utilizzare l’orsacchiotto della figlia di Cable come cartina al tornasole della riuscita del piano di convincimento alle dimissioni del lato oscuro di Russell. Ben riuscito, ma la sua mancata sparizione implica che Cable prima poi tornerà al suo presente. Altrimenti, SECONDO PARADOSSOOOO. Grande Giove, qui si fa pesante.
Quasi tutti i punti di questa analisi di impressioni sono positivi, assolutamente positivi. Ma io sento la mancanza di qualcosa. L’aspetto che più mi intrigava delle serie a fumetto di Deadpool era l’eterno confronto che il protagonista aveva nella sua testa con le sue due voci. Il classico lato buono e lato cattivo. La forza e il lato oscuro della forza.
Nei due cine-comics della serie purtroppo è stato deciso di cancellare questo particolare. No buono, no piace. Qua avete toppato I’m sorry.
Nel complesso il film si lascia guardare ed è in pieno stile Deadpool.
Bene, ma non benissimo.
Voto: 6,75/10