MANHUNT: UNABOMBER. La serie crime che vi farà riflettere

La filosofia di un criminale

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Manhunt: Unabomber è una (mini)serie, disponibile su Netflix, creata da Andrew Sodroski, Tony Gittelson e Jim Clemente, trasmessa ad Agosto del 2017 per la prima volta su Discovery Channel.

Produzione

Prodotta da Dana Brunetti, nominata agli Oscar per la sceneggiatura di The Social Network.
Tra i produttori esecutivi vediamo anche Kevin Spacey, prima delle accuse a lui mosse, e John Goldwyn, produttore della celebre serie Dexter. 

Trama

La serie narra le vicende realmente accadute del caso Unabomber, l’uomo che tra il 1978 e il 1995 terrorizzò l’America con in suoi misteriosi pacchi bomba.

Il Protagonista

A seguire le indagini è Jim Fitzgerald, detto Fitz, intepretato da Sam Worthington.
Sam è un brillante profiler assunto dall’FBI per redigere il profilo del pericoloso terrorista e a cui si deve la sua cattura nel 1996.

Le vicende sono narrate in due periodi con flashback e flashforward dal 1995, quando Jim viene reclutato nell’FBI di San Francisco, al 1997, quando viene ricontattato dalla task force per interrogare e far confessare il criminale Ted Kaczynski, interpretato da un magistrale Paul Bettany.

il vero Jim Fitzgerald

Fitz è un normalissimo uomo, con una famiglia e la passione per la linguistica forense. Presto si troverà immerso nel caso Unabomber, inizialmente indicato dall’FBI come caso UNABOM (da UNiversity and Airline BOMber) e ossessionato dallo scoprire l’identità dell’uomo che per oltre 20 anni ha seminato terrore con i suoi pacchi bomba, causando numerose vittime di mutilazioni e 3 omicidi.

I metodi messi in atto dal nostro protagonista non trovano però l’appoggio del sistema per cui lavora e dei suoi superiori, che tentano di mettere dei paletti al suo lavoro e al suo approccio di indagine, pretendendo d’altra parte l’efficacia dell’analisi

 

Jeremy Bobb è Stan Cole.
Chris Noth è Don Ackerman

 

 

Jim Fitzgerald, determinato, testardo ed estremamente convinto di essere vicino alla vera identità di Unabomber, non si sottometterà alle restrizioni a lui poste.
Guidato anche dall’ideologia del criminale di cui ormai sembra conoscere perfettamente ogni aspetto psicologico; lo capisce e sembra condividerne anche gli ideali alla cui base vi è la fallace libertà dell’essere umano, diventato ormai una formica, o meglio una pecora, a servizio di un sistema che sopprime, inganna e  rende prigionieri di una tecnologia da cui siamo diventati dipendenti e prigionieri.
In un mondo dove non è più l’uomo a poter scegliere se far uso delle automobili, smarthpone ed elettrodomestici ma si ritrova costretto ad utilizzarli.

Chi è Unabomber

Theodore John “Ted” Kaczynski non è dunque un criminale il cui unico scopo è quello di seminare morte e ottenere la fama come assassino più temuto d’America.
Alla base delle azioni riprovevoli di Unabomber c’è qualcosa di molto più profondo e significativo.
Ted ha un QI di 166, fin da bambino è sempre stato il più intelligente tra i suoi coetanei e questo lo ha portato ad essere sempre molto solo.
A soli 16 anni iniziò l’università ad Harvard dove venne sottoposto a dei veri e propri lavaggi del cervello da parte di un membro della CIA sotto copertura.


Legato ad una sedia e torturato psicologicamente per cercare di sopprimere il suo pensiero in conflitto con la società capitalista che fa comodo ai potenti, che rende gli uomini delle stupide creature obbedienti, ciechi di fronte all’oppressione e immobili davanti ad un semaforo rosso in una strada deserta.

“vogliono che tu obbedisca, vogliono che tu sia un obbediente ingranaggio del sistema che non fa domande…

vogliono che rinunci alla tua umanità, alla tua autonomia per una busta paga, per una stella d’oro, per una tv più grande.

l’unico modo di essere umani, l’unico modo di essere liberi

è ribellarsi.”

Successivamente alla laurea, con una tesi reputata geniale dai suoi insegnanti, divenne professore di matematica per poi ritirarsi improvvisamente senza alcuna spiegazione e andando a vivere in una baracca immersa nella natura, senza corrente elettrica e l’essenziale per sopravvivere.

Ed è proprio qui che Ted inizierà ad escogitare le sue bombe firmate FC, per inviare un messaggio all’America, un messaggio che per tanti anni ha continuato a far parte del suo pensiero nonostante il tentativo fallito di sopprimerlo, rendendolo ancor più motivato ad agire e trasformandolo in un vero e proprio serial killer.

 

il vero volto di Unabomber

Il Manifesto di Unabomber

Inizialmente la serie doveva intitolarsi Manifesto, proprio per andare a riprendere il saggio di Ted “La società industriale e il suo futuro“.
Qui l’uomo descrive come la società tecnologica sia incompatibile con la libertà individuale, demonizzando dunque la tecnologia che rende l’uomo passivo.
ll manifesto si apre infatti con la frase:

“La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state disastrose per la razza umana”.

La soluzione utopica di Unabomber è abbandonare ciò che è artificiale e tornare nello Stato di Natura, una similitudine con la filosofia di J.J.Rousseau impossibile da non notare.

Il crime nelle serie tv

In Manhunt: Unabomber vedremo diverse somiglianze con la serie Mindhunter (trovate qui la recensione), partendo da quella che è l’analisi psicologica utilizzata dai profiler per individuare i soggetti devianti, andando a scavare nel più profondo dell’individuo, fino a provare empatia e condividerne quasi gli ideali, seppur rimanendo in disaccordo con le modalità estreme e crudeli.


Molte sono però le differenze che pongono lo spettatore da due punti di vista differenti:
In Mindhunter l’attenzione è puntata maggiormente sul dialogo e lo sviluppo di un metodo di indagine che in quel periodo, durante gli anni ’70, non era ancora ben radicato.
La serie è incentrata sullo studio generale della psicologia dei serial killer, mentre in Manhunt, ambientata negli anni ’90, si utilizzano proprio quei metodi sviluppati nei vent’anni precedenti per ricostruire l’identità di un uomo sconosciuto.
La pratica che sussegue alla teoria.

Considerazioni finali

Dunque questa è una serie da vedere? Assolutamente sì.
Se amate le serie crime-psicologiche, se amate mettere alla prova ciò in cui credete, le vostre idee, le vostre convinzioni ed esplorare la mente di uno dei più famosi criminali della storia, non potete fare altro che rimanere affascinati da questo prodotto, con soli 8 episodi da circa 42 min, che divorerete in pochissimi giorni.

Ma siete liberi di non farlo,
siete liberi di chiudere questa recensione
e siete liberi di dedicarvi ad altro,
siete liberi di fare quello che volete…giusto?!

“Meglio morire da essere umano che vivere come un ingranaggio senza scopo nel loro sistema.”

TRAILER (Qui in italiano)

 

Lasciate un commento qua sotto se la recensione vi è piaciuta, fatemi sapere se avete visto la serie o se la vedrete 😉 Alla prossima.

DA NON PERDERE

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