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Barbie – il film: la recensione

Un film che dividerà

Grazie a gli amici di Warner Bros, abbiamo avuto modo di vedere in anteprima il film Barbie , diretto da Greta Gerwig. Il film vede come protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling, nei panni di Barbie e Ken. La pellicola è basata sull’omonima linea di giocattoli di proprietà di Mattel, creata da Ruth Handler nel 1959. Nel tentativo di recensire il film e di spiegarne i punti di forza e debolezza, più che in altri casi è risultato difficile non fare alcuno spoiler. Noi comunque ci siamo mantenuti il più vaghi possibili, per non rovinarvi la sorpresa. Siamo sicuri che capirete. Inoltre ci teniamo a precisare più che in altri casi, che queste sono le NOSTRE impressioni sul film. Dopo la visione voi potreste maturare un’idea diversa, come giusto. Buona lettura!

Un titolo atteso?

Sicuramente Barbie era uno dei film più attesi dell’anno, sia per la celebrità del un brand transgenerazionale, sia per la massiccia, invadente e a nostro avviso esagerata campagna di marketing che lo ha compagnato. Impossibile non sapere dell’imminente uscita, pubblicizzata in ogni modo possibile. Ci sembra pacifico pensare che, una percentuale importante dei ben 145$ di dollari di budget, sia stata utilizzata per sponsorizzarlo. Se dovesse ripagare in termini di incassi, il gioco sarà valso la candela, in caso contrario… Non ci resta che aspettare il risultato del botteghino. Ma la domanda che che ci viene da porci è la seguente, questo film cos’è? Uno spot della Mattel per rilanciare la linea di giocattoli? Un manifesto del femminismo visto da Greta Gerwig? Oppure un film di intrattenimento leggero? Forse tutte e tre le cose o, forse, nessuna delle tre.

Com’è questo Barbie?

Allora leggendo il voto avrete capito che questo Barbie non ci ha convinto, ma la questione è più complicata di un semplice voto. Nella prima mezz’ora di film dobbiamo dire che la visione scorreva piacevole, e ciò che funzionava della prima mezz’ora, bene o male funziona per tutto il film. Infatti se si prende il lato più leggero della pellicola, questa scorre bene. La comicità è piacevole e frizzante, i cameo simpatici e a tratti commoventi, la rottura della quarta parete seppur non originalissima è ben gestita. I problemi iniziano nella parte centrale, quando il film inizia ad arrovellarsi in “spiegoni” indigeribili sul funzionamento del rapporto tra Barbieland e il Mondo Reale. Ma soprattuto quando il film inizia ad inerpicarsi sull’ardua strada della critica sociale schierata.

Un film che vorrebbe essere impegnato

Il problema del film è che vorrebbe essere impegnato e simpatico allo stesso tempo, senza tuttavia riuscirci. Questo Barbie è un manifesto politico delle idee femministe della direttrice Greta Gerwig, che però sono rappresentate in modo quantomeno discutibile. All’inizio ci viene rappresentata Barbieland, una città utopica in cui sono le donne, ovvero le Barbie, le protagoniste indiscusse, con gli uomini, ovvero i Ken, ridotti ad un ruolo marginale. Poi a causa delle varie vicissitudini del film, Barbie e Ken si ritrovano nel nostro mondo, descritto agli antipodi. La nostra realtà è rappresentata infatti come il regno del patriarcato in cui le donne contano zero. Già qui ci troviamo di fronte ad una banalizzazione, che cancella con un colpo di spugna, tutto ciò che i movimenti femministi hanno ottenuto per una vera uguaglianza tra sessi. Ma con il messaggio finale si raggiunge l’apoteosi, infatti i protagonisti, sperimentati entrambi i sistemi, dovrebbero costruire a Barbieland un nuovo modello di società più equa. Invece il modello proposto, è quello in cui a comandare sono nuovamente le Barbie, e in cui i Ken al più possono rivestire ruoli secondari e di alcun peso. Che messaggio sarebbe? Quale idea di femminismo e di uguaglianza è questa?

La parabola dei protagonisti

Barbie all’inizio vive in un mondo utopico perfetto, ma nel corso del film capisce che la vita da bambola è una vita artificiale, e comprende la bellezza dell’invecchiare, del piangere, del compatire, insomma di vivere una vita vera. L’idea è interessante e ricorda un po’ l’idea di Collodi con Pinocchio, che passa da burattino a bambino vero, ma non è sviluppata al meglio. Per quanto riguarda Ken l’evoluzione è diversa, questi infatti ha un ruolo marginale ad inizio film, con Barbie che non se lo fila rendendolo di conseguenza frustrato. Poi dopo aver vissuto nel mondo reale assorbe una sua idea distorta di patriarcato, che prova ad applicare a Barbieland, solo per essere gabbato dalle Barbie. In conclusione torna il Ken dell’inizio, con un’involuzione tale che, la stessa Barbie è costretta a dirgli che deve crearsi una sua identità autonoma. L’idea potrà soddisfare qualcuno ma a noi non ha convinto. La Barbie che non si fila Ken per partito preso, perché lei è una donna forte che non ha bisogno di nessuno, ci è sembrata forzata. Il Ken immaturo e tonto è divertente all’inizio ma alla lunga nauseante.

Cosa rappresenta Barbie?

Barbie per anni ha rappresentato un’icona di stile e di bellezza. La Barbie di Margot Robbie all’inizio film infatti, è convinta di essere un modello per le ragazzine del mondo reale, ispirate dalla sua figura ad essere qualsiasi cosa esse sognino. Ma poi, venuta a contatto con la nostra terra, si rende conto che la moderna sensibilità occidentale, ha rivalutato in negativo il modello rappresentato dal giocattolo. Barbie sarebbe infatti, secondo le idee della regista, espresse per bocca dei protagonisti, fascista e rappresentante di un modello di bellezza perfetto e irraggiungibile, che fa sentire le donne inadeguate. Dunque si giungerà alla creazione di una Barbie ordinaria in cui meglio immedesimarsi, figlia della moderna sensibilità.

Cos’è un’idea?

A questo punto però dobbiamo farci una domanda. Cos’è un’idea se non un modello ideale verso cui tendere? Un modello perfetto a cui ispirarsi? Barbie in tal senso esprime una delle possibili idee di bellezza, figlia della cultura degli anni ’50. Nessuna donna sarà mai come Barbie, perché in quanto perfetta è irraggiungibile per antonomasia. La perfezione non è parte della natura umana, di per se imperfetta e caduca. Semmai l’idea, che Platone collocava nell’Iperuranio e qualcuno in una Barbie, può ispirare chi la prende a modello. Ci chiediamo dunque, se più tosto che dire che Barbie è fascista, non si potesse dire che Barbie non è l’unica idea di bellezza e che non bisogna essere come Barbie per sentirsi belle. Ma che al contempo, anche se si volesse prendere Barbie come riferimento estetico, non commetterebbe un’attentato all’emancipazione e alla libertà della donna. Semmai lo si fa se si esclude a priori un modello possibile.

Barbie e la cultura iconoclasta moderna

Ci chiediamo inoltre, cosa sospinge questa nostra furia iconoclasta, verso qualsiasi prodotto culturale del passato, che non rispecchia la nostra sensibilità. Quando abbiamo perso la consapevolezza del fatto che, una società del presente o del passato, non è sbagliata a prescindere, se non rispecchia i valori della nostra società? Volete un esempio? Nella Grecia delle polìs che consideriamo culla della nostra civiltà, c’era la schiavitù. Che facciamo allora? Cancelliamo il paragrafo del libro di storia in cui se ne parla, perché lontano dalla nostra sensibilità? Questo discorso molto generico, si applica non solo Barbie ma a qualsiasi altro prodotto culturale.

Prove attoriali

Margot Robbie e Ryan Gosling ce la mettono tutta, ma la sceneggiatura, non regge. Questa continua demolizione della figura dell’uomo ridotto a macchietta è stucchevole, e il povere Gosling è costretto ad un ruolo non all’altezza. Margot Robbie è bravissima a recitare e molto bella, ma la sua Barbie manca di spessore, è giullaresca certo, ma la sua evoluzione poco credibile e il tentativo di renderla profonda senza riuscirci, rende vano lo sforzo recitativo dell’attrice.

Comparto tecnico

Per quanto riguarda il comparto tecnico, nulla da dire sulla ricostruzione della città in stile Barbie, curata nel minimo dettaglio. Il film in generale è molto barocco, pomposo ma era da aspettarselo. Il montaggio non è eccellente, soprattuto a causa di una parte centrale che soffre di un netto calo di tensione, che la rende prolissa. La fotografia che ovviamente richiama continuamente il rosa è discreta, arricchita oltretutto da simpatici ricorsi grafici. Lato regia, si nota una certa piattezza. Non si ricerca mai una profondità di campo, un piano sequenza, un inquadratura stretta, nulla di tutto ciò. Sembra di vedere uno sceneggiato televisivo. Carine le musiche molto a tema, tra brani originali e creati a d’hoc.

Conclusioni

Un film che se si fosse mantenuto su toni leggeri, sarebbe stato da 7 ma che inciampa su una politicizzazione, che potrebbe convincere alcuni e non convincere altri. Il cinema è politica, da sempre questo non si discute. I film in quanto prodotti culturali, sono un prodotto della cultura che li partorisce. Una volta nati tuttavia, finiscono a loro volta con l’influenzare quella società, rafforzando certe idee, messaggi, stereotipi, che chi li ha scritti voleva veicolare. Dunque, un film come Barbie che verrà visto da milioni di persone, sarà in grado di influenzare chi ne fruirà. Gli trasmetterà valori, idee che dopo la visione germoglieranno nella sua testa. Mi chiedo in tal senso, a titolo puramente personale, se è questa l’idea di uguaglianza tra uomo e donna, di femminismo, di emancipazione femminile, che vogliamo trasmettere alle future generazioni. Ciò detto come spiegato nella premessa, questi restano pareri puramente personali, verso i quali si può tranquillamente dissentire. L’invito comunque è quello di andare a vederlo e di farvi come sempre, una vostra idea. Alla prossima recensione!

Grazie a gli amici di Warner Bros, abbiamo avuto modo di vedere in anteprima il film Barbie , diretto da Greta Gerwig. Il film vede come protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling, nei panni di Barbie e Ken. La pellicola è tratta dall'omonima linea di giocattoli di proprietà di Mattel, creata da Ruth Handler nel 1959. Il film ci ha lasciato molto perplessi e in questa recensione proveremo a spiegarvi il perché.

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