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Assasinio a Venezia: la recensione

Mistero e orrore in un solo film!

Grazia gli amici di Warner Bros. Discovery abbiamo avuto modo di vedere Assassinio a Venezia, terzo capitolo della saga cinematografica tratta dai romanzi di Agatha Christie. Ci avrà convinto? E se si perché ? Se volete scoprirlo non vi resta che continuare a leggere. Se invece volete saperne di più sulle eventuali scene post-credits vi lasciamo qui il link.

Una breve sinossi di Assasinio a Venezia

Hercule Poirot si ritira a Venezia. Un giorno, accetta con riluttanza di partecipare a una seduta spiritica, ma quando uno degli ospiti viene assassinato, entra in un mondo inquietante di ombre e segreti.”

Quanti ne abbiamo visti di film così?

Il genere giallo dal punto di vista letterario è stato inventato da Edgard Alan Poe, ma sicuramente i suoi rappresentanti più noti sono Arthur Conan Doyle e Agatha Christie. A proposito di quest’ultima, dallo storico e inarrivabile dieci piccoli indiani del ’45 di adattamenti di suoi romanzi, più o meno fedeli se ne è davvero perso il conto. Insomma tra grandi successi e fiaschi al botteghino, la vecchia Agatha continua a far parlare di se, ma non potrebbe essere diversamente, vista l’enorme eredità letteraria dell’autrice. Ma di fronte ad un genere tanto abusato, lo spettatore potrebbe chiedersi legittimamente, perché andare a vedere Assassinio a Venezia? Proveremo a rispondere nei prossimi paragrafi.

Com’è questo assassinio a Venezia?

Dopo un inizio un po’ lento, che ci aveva fatto un po’ storcere il naso, necessario a porre le pedine sulla schacchiera, Assassino a Venezia inizia a carburare. La sua forza sicuramente risiede nella capacità di unire ai classici stilemi del film giallo, delle note sovrannaturali/orrorifiche creando un’inedita atmosfera davvero accattivante. E anche se gran parte degli inganni e degli orrori saranno poi confutati a fine film, viene lasciata quella punta di dubbio sul finale, sufficiente a lasciare una nota frizzante sulla lingua. Insomma era tutto un inganno? Quien sàbe? Il film in ogni caso riesce a costruire una discreta tensione, alzando via via il tiro e spezzandola solo di tanto in tanto con qualche linea comica. Certo soprattuto nella seconda parte i classici cliché da film giallo non mancano, uno su tutti gli interrogatori ai sospetti da parte dell’Ispettore. Ma seppur classico nella forma, il film sfrutta la cosa per approfondire il retrotterra dei vari protagonisti.

Un film tante storie e un ossessione

All’interno del film si incrociano tante storie, tanti egoismi che si ritrovano tutti chiusi in unico vetusto palazzo. C’è chi vuole fuggire da un passato di persecuzioni, chi vuole recuperare la notorietà perduta e chi non ha mai superato lo spettro della guerra, chi è divorato dal senso di colpa. Ma sicuramente le motivazioni più interessanti sono quelle dell’assassino, che non saremo certo noi a rivelarvi! Infatti a muovere la sua mano c’è un ossessione, un rapporto tanto morboso e radicato che lo rende davvero tridimensionale e ben caratterizzato. Ricordano uno di quei casi clinici che qualche anno prima rispetto all’ambientazione del film, Freud aveva studiato. Sicuramente il punto più alto del film.

Comparto tecnico

Il film parte prima di tutto da una buona regia, con dei bei movimenti di macchina e con almeno un paio di riprese davvero buone. Fa gioco l’ottima fotografia, in grado di costruire una bella atmosfera vintage lungo tutta la pellicola. Si ricercano come normale le tonalità scure essendo il film ambientato per tutta la parte centrale di notte. Un grande ruolo lo gioca il mare in questo Assassinio a Venezia, in grado di creare un senso di claustrofobia schiacciante. Ottimi i costumi centrati, ma soprattuto la ricostruzione degli ambienti interni, forse però non adeguatamente valorizzati, nonostante l’ambientazione nell’antico palazzo fosse davvero suggestività e dal grande potenziale. La cosa migliore però restano le musiche, davvero centrate.

Prove attoriali

Lato attoriale, tutte buone prove ma mi permetto di segnalarne un paio degne di nota. In particolare ottima la prova attoriale di Kelly Reilly nei panni della madre, che mette in scena una prova davvero convincente e il giovanissimo e talentuoso Jude Hill, sono sicuro che sentiremo parlare di lui.

Assassinio a Venezia conclusioni

Allora questo Assassinio a Venezia non è film privo di difetti. Sicuramente ha un inizio un po’ lent e, alcune scene sono a tratti banali e e telefonate e la fedeltà al romanzo originale non è di casa. Ma pur essendo un film commerciale, resta godibile, intrattenente e discretamente realizzato. Un film medio, che non presente particolari barriere all’entrata e che rimaneggia abbastanza decentemente un classico del genere. Dunque ve lo consigliamo anche ove non aveste visto i film precedenti, per passare in modo leggero due ore scarse in sala. Alla prossima recensione!

Assassinio a Venezia rappresenta una buona rielaborazione del classico di Agatha Christie. Pur rimanendo un film commerciale appartenente ad un filone con precedenti ben più illustri, resta un film intrattenente in grado di ben sviluppare la trama attraverso una fabula e un intreccio ben gestiti. Gli elementi più piacevoli restano le motivazioni dell'assassino, spinto da una vera ossessione e la capacità di integrare alla classica storia gialla delle vaghe tinte orrorifiche, che non stonano con il resto del film.

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