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Dylan Dog: Gianmarco Fumasoli sarà sceneggiatore!

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Nella giornata odierna, dopo diversi indizi disseminati nei giorni precedenti, Gianmarco Fumasoli, boss di Bugs Comics, ed ideatore di Samuel Stern, ha fatto sapere tramite i suoi canali social che sarà sceneggiatore di Dylan Dog.

GIANMARCO FUMASOLI

Editore, classe ’75,si forma in Sceneggiatura per fumetti tra il 2005 e il 2012. Nel 2015 apre la casa editrice BUGS Comics, che esordisce lo stesso anno a Lucca Comics & Games e con la quale pubblica “Mostri”, “Alieni” e “Gangster”, riviste contenitore di fumetti “di genere” per le quali è anche sceneggiatore. BUGS Comics pubblica anche una serie per bambini, i “MoFtri” e si apre nel 2019 alle graphicnovel. Dal 2017 al 2019 insegna nel corso Comics, Soft Skills presso AcademicGym di LUISS a Roma. Nel 2019 esordisce in edicola con Samuel Stern, il primo personaggio seriale da edicola della BUGS e apre BUGS Academy, scuola di fumetto che nasce in seno alla casa editrice. Attualmente è al lavoro su nuovi mercati e nuovi prodotti BUGS Comics per la quale è Direttore editoriale.

SCENEGGIATORE DI DYLAN DOG

La notizia, giunta oggi sul profilo Facebook dello stesso Fumasoli, racconta del suo incontro da bambino con il personaggio di Craven Road e di come ne sia rimasto subito folgorato.

E’ stato proprio Roberto Recchioni curatore della testata Bonelli a chiedere a Fumasoli di sceneggiare l’indagatore dell’incubo. Allo stato attuale, sono in desegnazione due storie sceneggiate da Gianmarco, mentre altri tre soggetti sono stati inviati alla redazione milanese di via Buonarroti in attesa di approvazione.

Non possiamo che complimentarci con Gianmarco ed augurarci di vedere quanto prima le sue storie in edicola!

Di seguito riportiamo il testo del suo post:

𝐋𝐄𝐓𝐓𝐄𝐑𝐀 𝐀𝐋 𝐌𝐈𝐎 𝐀𝐌𝐈𝐂𝐎 𝐃𝐘𝐋𝐀𝐍 𝐃𝐎𝐆

Caro Dylan,

ho pensato tanto a come scrivere questo post e a quale immagine usare. Nel primo caso non ce l’ho fatta, lo ammetto. Non sono riuscito a essere sintentico. Anche se poteva andare molto peggio.

Non ho mai fatto segreto alcuno sul fatto che l’origine della mia passione per i fumetti sia tu. A 11 anni ero in edicola e mia madre mi regalò il primo numero dell’indagatore dell’incubo, la tua prima avventura. Da quel momento la mia vita cambiò. Non sapevo cosa volesse dire fare fumetti ma volevo farlo, far parte di quel mondo. Fino a quel giorno avevo letto Topolino, Il corriere dei piccoli, avevo sfogliato i Peanuts dei miei, Mafalda, sempre tutto con grande interesse ma poi è arrivata L’alba dei morti viventi e mi ha travolto.

Definitivamente.

Ho ancora quello stesso albo nella mia collezione. Imbiancato come noi due, certo, e forse appartenente ormai a un’epoca diversa da quella che stiamo vivendo, ma ancora presente saldamente nella vita di entrambi.

Comunque, tornando a noi, dal giorno in cui le nostre strade s’incrociarono, sono passati 35 anni fino a quella mattina di febbraio del 2021 quando mi arriva un messaggio, mentre ero in tutt’altre faccende affaccendato:

“𝐕𝐮𝐨𝐢 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐃𝐲𝐥𝐚𝐧 𝐃𝐨𝐠?”



In quel momento è scomparso l’editore, l’autore, il professionista e sono tornato ad avere 11 anni. Sono tornato a quando ci siamo incontrati e mi sono accorto che quel bambino non sapeva cosa rispondere. Cioè… forse lo sapeva ma non era in grado di farlo, come fosse bloccato. Ricordo che ero seduto sul divano a scrivere. Alzai lo sguardo in cerca di qualcuno con cui confrontami ma ero solo. Solo con quella domanda.

Capiscimi, Old boy. Io amo i fumetti, le dinamiche che si creano tra tavola e tavola, tra vignetta e vignetta, tra dialogo e dialogo e non esiste un altro personaggio a fumetti, non mio, che avrei mai voluto scrivere. Parafrasando Ortolani, io non sono amante dei fumetti, sono il marito!

Se fosse arrivato il genio della lampada degli sceneggiatori di fumetti e mi avesse dato la possibilità di dare voce a un personaggio non mio, uno qualsiasi, italiano o internazionale che fosse, la risposta sarebbe stata solo una: Dylan Dog. Senza dubbio, senza esitazione alcuna, mai.

Eppure, quel 5 febbraio del 2021, rimasi immobile davanti a quel messaggio. Passò più di un’ora e non perché non sapessi cosa dire; semplicemente dovevo capire prima di rispondere.

𝐏𝐨𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐢̀.

Non poteva essere altrimenti. La risposta fu ben ponderata e molto professionale ma tu lo sai che nella mia testa c’era il circo Barnum con trapezisti, clown e giocolieri in pieno fermento durante uno spettacolo. I miei pensieri erano pieni di visioni, possibilità e idee che, in realtà, mi resi conto soltanto poi, erano sempre state da qualche parte, in attesa. Pagine e pagine di avventure per te, per poterti dare voce, che adesso si erano messe in fila, stanche della lunga attesa.

A quel punto presi la mia bella agenda e cominciai a organizzare il lavoro. Oggi si scrive Samuel, domani si rilegge Kalya e dopodomani si scrive Dylan. E così via.

A proposito, io lo so che tu non te la sei presa per il Rosso, e sono certo che se prima o poi v’incontrerete, andrete d’amore e d’accordo. Non credo si potrà dire lo stesso di Duncan e Groucho (quanto mi piacerebbe scriverli insieme) ma per quanto riguarda voi due sono convinto che dopo un primo approccio, forse difficoltoso, sareste in grado di collaborare alla perfezione.

Ma ho parlato anche dell’immagine di questo post. Beh, la scelta è stata più semplice del previsto.

Nelle settimane successive a quel fatidico sì, mi organizzai e mi dedicai a scrivere la tua prima storia, un pezzo alla volta, senza fermarmi mai. O meglio, solo una volta. A tavola 26 di quel primo numero. Lo ricordo come fosse ieri. Scrissi per la prima volta:

𝐃𝐘𝐋𝐀𝐍: 𝐆𝐢𝐮𝐝𝐚 𝐛𝐚𝐥𝐥𝐞𝐫𝐢𝐧𝐨…

Quando lo scrissi mi bloccai. Guardavo lo schermo del pc, quasi fosse lontanissimo da me e le mie mani non arrivassero più alla tastiera.

Beh, che dire? Sei stato uno dei miei fondamentali compagni di viaggio per 36 anni e lo sei ancora. C’è una tua storia per ogni avvenimento della mia vita e ora… ora avresti parlato tramite il mio lavoro. Al di là della responsabilità che pesava sulle mie spalle come un macigno, leggere quelle due parole… Giuda… ballerino, scritte da me, per te… insomma, era giusto fermarsi e godersi la cosa, dai. Era giusto avere quel momento per me.

Spensi il computer e ripresi solo un paio di giorni dopo a scrivere.

Sappi che oggi ho due storie in fase di disegno e altri tre soggetti inviati e credo non ringrazierò mai abbastanza Roberto che, quel giorno, pensò a me e mi scrisse…

Che dire?

Per me il fumetto non è un semplice mestiere, lo sai. E tu, Dyd (Ormai credo ti poterti chiamare così), non sei un semplice fumetto. Sei quella scintilla che ha fatto in modo che un ragazzino, a 11 anni, nel 1986, capisse quale fosse la sua strada e facesse di tutto per intraprenderla. Poterti incontrare anni dopo è una delle cose più belle che potesse succedere a quel ragazzino e anche al tizio che, oggi, ha preso il suo posto.

Spero che ti piacerà vivere le avventure che ho scritto e sto scrivendo per te, spero che piacciano a chi ti leggerà e mi auguro, da adesso in poi, di poter proseguire la nostra strada assieme.

In molti mi chiedono se mai avverrà l'incontro tra te e Samuel. Beh, possiamo dire che in qualche modo è quasi avvenuto, no?

Grazie di tutto e a prestissimo
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